La legge sulla legittima difesa in Italia, formalmente garantisce che ci si possa difendere nel rispetto di vari principi tra cui quello di proporzionalità. Significa che ci si può difendere con reazioni proporzionali alle azioni dell'aggressore.
Formalmente non ci sono problemi ma nella pratica si nota la differenza.
Prendiamo il caso del ladro che ci entra in casa e ci vuole rubare le nostre cose, magari dopo averci rotto una porta o una finestra.
Bene: questo criminale non lo possiamo ammazzare altrimenti eccediamo nella difesa legittima o addirittura veniamo accusati di omicidio volontario. In base al rapporto di proporzionalità, dopo che ci ha rotto una finestra e ci ha rubato dei gioielli, gli potremmo a nostra volta rubare il portafogli, oppure andare a casa sua e rompergli una finestra a nostra volta.
Purtroppo il rapporto di proporzionalità non ci permette nemmeno questo, perché in base ad altri principi commetteremmo dei reati a nostra volta, nel migliore dei casi saremmo ritenuti responsabili anche di esercizio arbitrario di un diritto che è quello a non essere derubato.
Non possiamo immobilizzare il ladro e chiamare la polizia perché si rischia di essere accusati di sequestro di persona, non lo possiamo picchiare perché ci potrebbe querelare per lesioni.
In ogni caso se trovi un ladro in casa, l'unica cosa che dovresti e potresti fare è preparargli un caffè e aspettare che se ne vada, altrimenti o si prendono le botte dal ladro o si prendono botte dalla giustizia.
L'argomento legittima difesa è solo uno di quelli in cui si nota il distacco tra la norma, la legge e la realtà dei fatt, la vita quotidiana. Gli ultimi casi come quello dell'avvocato di Latina che ha ucciso il ladro che gli stava rubando in casa sono casi chiari di come la necessità di respingere un'offesa alla propria famiglia, al proprio patrimonio, che è comunque una componente vitale e necessaria per un essere umano socialmente integrato, prescinde dal livello di educazione, e dalla conoscenza della legge.
Un avvocato che spara ad un ladro mentre scappa è un paradosso. Cade nello stesso errore che hanno fatto decine di persone che potrebbe aver difeso o nella stessa posizione in cui pone le stesse decine di persone quando difende un ladro o i familiari di un ladro morto che chiedono risarcimenti in sede civile.
Cosa significa?
Significa che difronte ad un pericolo così immediato, così invadente dell'intimità e che azzera la distanza minima di sopravvivenza tra individui, nessuno è in grado di valutare nei dettagli i dettami della legge e della giurisprudenza in tema di legittima difesa.
Quando i fatti sono poi accaduti, il ladro è morto e il furto è stato sventato così come è stato sventato il danno che sarebbe stato arrecato, arrivano nuovi problemi, come anni e anni di processi che abbattono il morale. Decaduto il morale e la speranza, peggiora la salute, si abbassano le difese immunitarie con aumento del rischio di infarto, ictus, malumore e famiglie devastate dalla paura della galera, delle spese legali, dell'impreedibilità dei processi; durante il processo non si afferma mai la realtà delle cose, si tende invece a far avvicinare la realtà processuale alla realtà delle cose e sempre con il "senno di poi", a posteriori; è qujndi difficile che la verità accettata in un processo corrisponda alla ricostruzione dei fatti reali.
La certezza è comunque che se spari ad un ladro a ragine o torto, ti aspettano sicuramente anni di processi e molte migliaia di euro di spese legali.
In altre parole ti aspettano spese inaspettate che bruciano i risprmi di anni di vita e altri anni di vita di tribolazioni tra avvocati, familiari dei ladri che vogliono soldi e giudici che non hanno alcuna fretta.
Anni !! L'unica cosa che nessuno ti può restituire. Anni di tribolazioni che devi sottrarre dalla tua vita che, per quanto lunga, ha una aspettativa di una ottantina di unità, sempre se non ti ammali per quello che tuo malgrado ti sta capitando.
Nessuno tiene conto degli anni che sei costretto a buttare via per colpa di un ladro, nenache il tribunale che ti giudica per vedere se hai acceduto nella legittima difesa.
Ritrniamo alla norma: l'Art 52 del Codice Penale, scrimina, così si dice, il comportamento di commette un fatto, per proteggere un diritto proprio o di altri da un pericolo attuale di una offesa ingiusta. Il resto riguarda il rapporto di proporzionalità di cui abbiamo già parlato.
Ironicamente, per qunte volte si possa leggere questo articolo, così come molti altri, qualsiasi cosa farai per difenderti, non coinciderà mai al cento per cento con la scriminante dell'Art. 52 del codice penale valutata in anni di processi a posteriori.
Sarebbe meglioavere meno "ma", meno "se" e meno "però" e affermare una volta per utte che rubare è un atto contrario alla legge e ai proncipi che ci fanno vivere e stare tutti insieme in quella che chiamiano società.
Un principio semplice da applicare senza tanti "ma", "se" e "però", che sarebbe intuitivamente comprensibile a tutti, contadini, benzinai, pensionati e anche avvocati potrebbe semplicemente stabilire che:
- Non si ruba, se ti ammazzano mentre rubi, sono cazzi tuoi.
- Se ti ammazzano mentre ti introduci non atteso o non invitato, a casa di qualcun altro o dove ci sono le cose di qualcun altro, dove c'è la famiglia di qualcun altro, fosse anche solamente il cane di qualcun altro, sia che tu voglia rubare o che tu sia semplicemnete sonnambulo; che tu sia armato o meno; sono ancora una volta cazzi tuoi.
- se ti ammazzano mentre ti introduci o quando ti sei già introdotto nella proprietà di qualcun altro, le indagini sui fatti e su chi ti ha ammazzato si chiudono necessariamente entro un mese, non un giorno di più ed esclusivamnete per capire la dinamica dei fatti.