"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

mercoledì 29 giugno 2011

L'avevamo già detto e ora ci siamo

Non serve a nulla dire che lo avevamo già detto, ma se lo avevamo detto noi, chi sa perchè non ci hanno pensato anche gli addetti ai lavori...

In Egitto sono riesplose le manifestazioni contro l'attuale giunta militare in carica, che è salita al potere dopo la cacciata di Moubarak.

I motivi sono gli stessi che chiedevano la caduta del regime: riforme. E le riforme non arrivano, addirittura sembra che l'attuale leader, ex Ministro della Difesa di Moubarak, Mohammed Hussein Tantawi, stia ostacolando il processo di riforma.

Con tutto ciò la repressione contro i manifestanti sembra addirittura più violenta di quella che aveva messo in atto Moubarak, alcune fonti riferiscono di oltre 1000 feriti, 180 solo nella giornata di oggi. 

Come avevamo anticipato (rivoluzioni-proteste-e-guerrela-solita-storia-di-sempre) nell'ultimo mezzo secolo in Egitto ha sempre comandato un regime militare. Cacciare il dittatore, Moubarak, per accoglierne un altro militare dietro la promessa di riforme in 6 mesi, non garantisce alcun passo avanti verso nessuna forma di democrazia. 

Adesso la piazza si trova a dover combattere di nuovo per gli stessi motivi per cui combatteva alcuni mesi fa, si tratta di una amara presa di coscienza che ancora una volta viene pagata con il sangue dei manifestanti.

Comunque il processo di riforma in Egitto non si limita alla transizione da un regime militare ad una nuova forma di governo, l'Egitto è un paese sensibile a livello internazionale sia per il suo coinvolgimento nel processo di pace in Medioriente per i suoi confini con lo stato di Israele, sia per la sua tendenza a produrre un gran numero di fondamentalisti islamici. 

Soprattutto per questi motivi l'attenzione sul processo di transizione deve rimanere alta da parte di chi governa e la transizione deve essere gestita da chi fa parte di quel paese e lo conosce bene, per evitare che l'Egitto cada nelle mani di Al Qaeda e del fondamentalismo.

Per questo è bene che l'Egitto gestisca gli accadimenti di questi ultimi giorni senza retorica e senza intromissioni esterne o da parte di pacifisti di turno.

PeaceReporter - Kosovo, uomo espone la bandiera serba e viene arrestato

Sventolare una bandiera della Serbia in Kosovo è pericoloso si... ma pericoloso per chi la sbandiera.

Nella migliore delle ipotesi viene arrestato come successo a Sig. Todor Dolosevic, ma il rischio ancora più grande è di incappare in qualche gruppo di facinorosi nazionalisti che ti prende la bandiera dalle mani e te la rompe in testa... se non peggio.

Il fatto è che sbandierare una bandiera della Serbia nel Kosovo indipendente è un pò come sbandierare una bandiera della Lega Nord in Italia: il significato che assume solitamente è quello della divisione e del separatismo.

L'unica differenza è che da noi chi sventola bandiere leghiste non viene arrestato essendo libero di esprimere il proprio parere pubblicamente...

In Kosovo in occasione di ogni ricorrenza o festa comandata tutti sventolano bandiere di paesi che hanno riconosciuto l'indipendenza del paese, in particolare bandiere americane e albanesi. Durante alcune ricorrenze le città sono letteralmente tappezzate di bandiere americane, albanesi, tedesche e via dicendo...

Come è possibile che il fatto di sbandierare una bandiera della Serbia rappresenti un crimine così grave da dover passare 30 giorni in prigione.

Solo per fare un paragone, in Kosovo, chi viene trovato in possesso di armi detenute illegalmente, e il fatto è incredibilmente frequente (ogni paese ha le proprie tradizioni, usi e costumi...) anche a dieci anni dalla guerra, viene denunciato a piede libero e anche dopo la condanna in galera non ci passa neppure un giorno.
Max

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Un quarantenne serbo-kosovaro è stato arrestato per essersi rifiutato di rimuovere la bandiera serba dalla sua automobile
Un serbo-kosovaro è stato condannato dalTribunale di Podujevo in Kosovo a trenta giorni di prigionia con l'accusa di violazione della quiete dell'ordine pubblico.
L'uomo si era rifiutato di rimuovere dalla sua macchina la bandiera nazionale serba e aveva respinto un'ingiunzione di pagamento di 450 euro.Il prigioniero si chiama Todor Dolasevic, ha quarant'anni ed è originario del villaggio di Velika Hoca presso Orahovac (ovest del Kosovo); residente a Jagodina in Serbia centrale.
E' stato arrestato sul punto di confine di Merdare.

martedì 28 giugno 2011

La Battaglia di Kosovo Polje - 1389

Battaglia di Kosovo Polje
Adam Stefanovic 1870 - olio su tela
Oggi nel 1389 aveva luogo la prima sanguinosa Battaglia di Kosovo Polje.

Kosovo Polje (in albanese Fushe Kosove) è il luogo simbolo della battaglia tra le popolazioni cristiane europee e le popolazioni ottomane islamiche. 

Il 28 Giugno 1389, la piana di Kosovo Polje segnava il confine tra l'impero ottomano e l'Europa. Il Principe serbo Lazar al comando di circa 25.000 uomini fronteggio l'avanzata del sultano Murad I al comando di forze circa tre volte superiori.

La sanguinosa battaglia fu una disfatta per il Principe Lazar dal punto di vista militare, egli stesso perse la vita in combattimento come la maggior parte dei suoi uomini. Nella battaglia fu ucciso anche il sultano Murad I e nonostante la sconfitta militare riportata dai serbi, l'avanzata ottomana fu fermata fino al 1455, anno della seconda battaglia di Kosovo Polje.

Gazimestan
Il 28 giugno 1389, giorno di San Vito, segna una ricorrenza molto importante per il popolo serbo. Nella piana di Kosovo Polje, fu eretto un monumento in memoria dell'epica Battaglia, oggi luogo di pellegrinaggio annuale per i serbi..Il monumento sorge su di una altura in una località chiamata Gazimestan,  oggi parte del neo istituito stato del Kosovo.
La stessa data del 28 Giugno, in epoche diversi assume molti significati e ha molti altri motivi per essere ricordata nella storia della Serbia. 


Il 28 Giungo del 1914 a Sarajevo, il nazionalista Gavrilo Princip uccideva l'Arciduca Francesco Ferdinando. Storicamente da questo evento scaturì la prima guerra mondiale.

Il 28 Giugno del 1989, proprio a Kosovo Ploje, Slobodan Milosevic pronuncio il famoso discorso dal quale iniziarono le discriminazioni nei confronti della popolazione albanese del Kosovo, evento che portò successivamente alla guerra del Kosovo. 

Il 28 Giugno del 2001, Milosevic, già arrestato nel mese di Marzo, fu estradato all'Aja, da dove non farà più ritorno.

lunedì 27 giugno 2011

Porto Venere e la costa ligure

Porto Venere, località turistica della Liguria in provincia di La Spezia...



Bellissima !!!




Solo un giorno ma molto intenso. 
Porto Venere è un Comune di circa 4000 abitanti sul Golfo dei Poeti. 




Borgo medievale, anche se le antiche origini del luogo vengono fatte risalire al VI secolo A.C, prende il nome da un antico tempio dedicato alla dea Venere che si trovava dove ora sorge la chiesa di San Pietro.




Mare da favola nella suggestiva e fotogenica cornice della Liguria con i monti che repentinamente declinano al Mar Mediterraneo, una visita a Porto Venere vale veramente il viaggio. Panorama dalle "mille e una notte" difficile da dimenticare.



Mare bandiera blu, Porto Venere insieme alle Cinque Terre è una località della Liguria che merita sicuramente una visita anche più lunga della mia che è durata un solo giorno.






domenica 26 giugno 2011

Non solo il mondo arabo... altri paesi stanno vivendo la loro "primavera"


Minoranze etniche e religiose che si sentono oppresse dal proprio governo a causa di leggi che non rispettano il loro credo o le loro tradizioni e in molti casi la mancanza di uno spazio vitale fisico dove vivere e prosperare; in tutti i casi dittatori militari al potere da decenni, sembrano le motivazioni di molte delle recenti guerre civili. Dal Nord Africa al Medioriente, per finire adesso in Asia.

La Birmania, adesso ufficialmente Repubblica dell'Unione del Myanmar, è governata da un dittatore militare attuale capo di Stato e di Governo, Thein Sein. Lo Stato è governato da militari a seguito di un colpo di stato messo a segno nel 1998.

La Repubblica si compone di 9 diversi gruppi etnici sparsi sul territorio. 
Con una popolazione di oltre 50 milioni di abitanti ogni etnia conta alcuni milioni di componenti, mentre la maggioranza di etnia birmana raggiunge circa il 70% del totale della popolazione.

Myanmar è uno stato multi-religioso. Circa il 70% della popolazione segua la fede buddista con alcune varianti facenti parte della cultura locale. I credenti di fede cristiana cattolica sono circa il 4%, così come i musulmani sunniti.

Proprio verso queste due minoranze religiose è rivolta la discriminazione posta in essere dal dittatore militare, con le conseguenti sollevazioni della popolazione contro il regime.
Max

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24/06/2011
ASIA/MYANMAR - Guerra, violenze e vendette: le sofferenze dei 10mila profughi cristiani di etnia kachin


Myitkyina (Agenzia Fides) - "I combattimenti infuriano, i militari governativi non esitano a compiere atrocità e vendette sulla popolazione civile; vi sono oltre 10mila profughi civili di etnia kachin, in maggioranza cristiani, che sono in fuga, vittime della violenza": è l'allarme lanciato all'Agenzia Fides da un sacerdote della diocesi di Myitkyina (nel Nord del Myanmar), che chiede l'anonimato per motivi di sicurezza. Il sacerdote racconta, con estrema preoccupazione, la situazione del conflitto civile che da circa due settimane interessa lo stato di Kachin (uno dei 14 fra stati e territori in cui è divisa la nazione), territorio che ricade sotto la giurisdizione della diocesi cattolica di Myitkyina (vedi Fides 16/6/2011). A fronteggiarsi sono l'esercito governativo e i guerriglieri del "Kachin Independent Army": si tratta di un conflitto su cui le notizie sono sempre più rare, dato che il governo "ha provveduto a tagliare le linee elettriche e telefoniche per gran parte del territorio, isolando l'area", nota il sacerdote.
Gli scontri sono iniziati, racconta la fonte di Fides, perché il governo birmano ha stretto un accordo con la Cina per la costruzione di una diga che alimenterà una centrale idroelettrica nel territorio kachin. La centrale fornirà energia alla popolazione cinese e il progetto causerà lo sfollamento e l'inondazione di villaggi e territori dove vive la popolazione kachin, che dunque si è ribellata. I negoziati dei mesi scorsi non hanno avuto buon esito "perché parte dei leader militari non ha alcun rispetto dei diritti delle popolazioni delle minoranze etniche". Anzi, l'episodio è stato considerato un utile "casus belli" per scatenare una violenta repressione contro i kachin.
"Oggi oltre 10mila profughi, quasi tutti cristiani - prosegue il sacerdote - stanno fuggendo dalla guerra e stanno oltrepassando le frontiere con la Cina e con l'India. Centinaia di sfollati interni, intanto, sono accolti nelle chiese e nei templi buddisti. La situazione è drammatica in quanto la popolazione civile, già molto povera, è allo stremo". 
Inoltre, dato che i guerriglieri si nascondono nella foresta, "i soldati dell'esercito birmano, quando incontrano villaggi kachin, non esitano a compiere violenze e atrocità sui civili, per vendetta", spiega la fonte di Fides, commentando la notizia degli stupri sistematici sulle donne kachin. "Per ora non possiamo confermare direttamente questa orribile notizia, ma la riteniamo fondata: in guerra si compiono tali nefandezze e più volte in passato l'esercito ha dimostrato di utilizzare gli strumenti della pulizia etnica contro le minoranze karen, shan, kachin ed altre etnie che vivono in territorio birmano", ricorda.
In tale dolorosa situazione, "la Chiesa locale di Myitkyina sta facendo il possibile per ospitare i profughi, per confortare e incoraggiare la popolazione, esortando i fedeli ad aiutarsi reciprocamente. Inoltre sacerdoti, religiosi e fedeli pregano incessantemente per la pace, affidando a Dio la loro immane sofferenza". (PA) (Agenzia Fides 24/6/2011)


Tradurre il linguaggio delle donne...?

JOHN GRAY
Gli uomini vengono da Marte
le donne vengono da Venere

Tradurre il linguaggio delle donne è una cosa difficile... almeno per un uomo..
Ci prova John Gray, autore del manuale di coppia più famoso del mondo.

In questo libro che a me è stato regalato da un amico, l'autore elabora una specie di dizionario per tradurre frasi brevi, pronunciate dalle donne, tutte le donne... in concetti più lunghi e articolati che gli uomini normalmente non recepiscono... o recepiscono attribuendo significati diversi

Sembra un manuale voluminoso ma si legge in un giorno.

Inoltre se gli uomini venissero veramente da Marte e le donne veramente da Venere... sarebbe più facile capire perché è così difficile capirle...

sabato 25 giugno 2011

Certe volte la notizia...

Certe volte la stessa notizia riferita in un modo o data in un altro, non sembra più la stessa...
Ci sono sempre meno cronisti che riportano i fatti per quello che sono, e sempre più cronisti che riportano i fatti confondendoli in una marea di opinioni personali dispensate senza una conoscenza accurata dei retroscena.

In altri casi ci sono cronisti che si limitano a pubblicare "parola per parola", comunicati stampa che, letti una volta sola, senza essere addentrati nel meccanismo, ci verrebbe da dire: "wow!!! Finalmente un successo clamoroso"!!!, oppure: "ma guarda che risultati fantastici sta avendo la Comunità Europea in Kosovo"!!

Qualche giorno fa, precisamente il 18/06/2011, alcune agenzie hanno riportato un comunicato stampa della Missione EULEX dove si proclamava: "Kosovo: sette condanne per traffico di esseri umani", e qui l'esclamazione... viene automatica...

Il press release (o comunicato stampa), continuava dichiarando che un tribunale misto composto da giudici internazionali e kosovari, avrebbe inflitto 66 anni di carcere (e qui viene fuori la seconda esclamazione... wow!! 66 anni!!!) a 7 imputati.

Leggendo il resto del comunicato stampa si capisce che i sette condannati erano responsabili di un caso che all'epoca fece scalpore. Nel 2009 questi criminali tentarono di far passare clandestinamente in Ungheria un gruppo di kosovari, superando un fiume tra Serbia e Ungheria con una barca. Il ribaltamento dell'imbarcazione durante l'attraversamento costò la vita a ben 15 persone, tra cui 9 bambini. 

Bene... ritorniamo un passo indietro nel comunicato stampa, in particolare alla declamata condanna: 
tutto il proclama dei 66 anni di pena, diviso per 7 condannati... fa meno di 10 anni a testa.

Una condanna a meno di 10 anni a testa in primo grado di giudizio, per traffico internazionale di esseri umani, non mi sembra esattamente una pena esemplare, soprattutto considerando che questi criminali hanno "sul groppone" anche la morte di 15 delle persone trafficate, tra cui 9 bambini.

E poi consideriamo un aspetto ulteriore: il fatto è avvenuto tra Serbia e Ungheria, quindi le indagini le avrà fatte qualche organo di polizia in Serbia o in Ungheria, sicuramente non EULEX. E poi la condanna dopo due anni dai fatti è scaturita dal processo di primo grado.
In Kosovo l'appello difficilmente conferma le sentenze di primo grado senza ridimensionarne la pena. Sempre in Kosovo la Corte Suprema, difficilmente giudica validi i primi due gradi di giudizio, sentenziando in molti casi che il processo debba essere celebrato da capo, soprattutto perché è ancora molto semplice muovere obbiezioni formali sugli atti di indagine che vengono da altri paesi e sulla loro legalità in Kosovo, dal momento che il Kosovo in materia di indagini, non ha rapporti  di cooperazione sanciti ufficialmente, né bilaterali, né multilaterali, tanto meno collettivi, con nessun paese al mondo..

Comunque, tutto questo si vedrà... altrimenti ci accontenteremo di credere che in Kosovo... dei criminali... sono stati condannati a 66 anni. 

In conclusione, leggendo una volta, si tenderebbe anche ad esclamare: "Azz...bravi" !!!!!!!
Leggendo un paio di volte invece verrebbe quasi da pensare che la tendenza sia quella di prenderci per il... ...naso.

Il viaggio della vita...

La vita è un viaggio 
durante il quale ognuno 
scopre di avere tutto ciò che gli serve, 
e di averlo sempre avuto.


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Life is a journey 
during which everyone 
discovers he has everything he needs,
and he always had it.

John Gray
Psicologo e scrittore

venerdì 24 giugno 2011

Il dilemma degli obbiettivi militari.. ancora bombe e ancora vittime

Oramai non fa più tanto scalpore, infatti i telegiornali e i giornali ne parlano molto meno.
La NATO sta ancora bombardando la Libya e non solo Tripoli.

L'articolo che segue parla di un obiettivo colpito dai bombardamenti che "gli alleati" consideravano un obiettivo militare in base a chi sa quali intelligence e chi sa quali studi. 

Monsignor Martinelli che è ancora in Libya a guidare la sua comunità e da mesi chiede una soluzione diplomatica al conflitto, quell'obiettivo lo ha visto di persona essendoci stato (al contrario degli "alleati" e non gli è sembrato un comando militare ma una semplice "abitazione normale".

In ogni modo, il risultato è che ci sono state altre 19 vittime vittime delle bombe della NATO.

Ancora a proposito di obbiettivi militari, chi si è chiesto quale sia il criterio di selezione degli obiettivi da colpire per ragioni militari? Come vengono designati gli obiettivi dei bombardamenti?

Il criterio di selezione esiste ed è convenzionalmente accettato in astratto dai membri della NATO, fino al momento di metterlo in pratica. Qui non è più necessariamente condiviso da tutti i membri dell'alleanza:

Il processo così detto di "targeting", della NATO è un processo piuttosto articolato e non né affrontiamo i dettagli in questo semplice post per motivi di spazio. Il "Targeting" NATO si articola in vari passaggi e necessità dell'approvazione di vari organi della NATO stessa, prima di essere tradotto in azioni militari.

Quello che è importante da sapere è che i principi che regolano il "targeting" sono stabiliti dal Diritto Internazionale (nello specifico dal 1° Protocollo del 1977 addizionale alla Convenzione di Ginevra).
A grandi linee, questi principi hanno lo scopo di:
- evitare che le popolazioni civili vengano coinvolte nei bombardamenti, 
- che istallazioni civili come ospedali, musei, biblioteche (per fare alcuni esempi) vengano salvaguardate dalla distruzione (salvo casi eccezionali);
- che i bombardamenti si limitino solo agli obbiettivi militari strettamente necessari al raggiungimento dello scopo operativo prefissato;
- tenendo in considerazione alche la necessità di salvaguardare le strutture di vitale importanza per la futura ripresa (post bellica) del paese attaccato.

Bene, se pur non condivisi da tutti i membri della NATO, per esempio gli Stati Uniti sono spesso riluttanti a rinunciare a qualche obiettivo che solo loro ritengono strategico, i principi elencati sono generalmente accettati da tutti.

L'aspetto su cui nutro dei dubbi è: 
sulla base di quali informazioni vengono definiti obiettivi come quello colpito il 20/06/2011 a Sorman, a 70 Km da Tripoli (provocando 19 morti), che da testimonianze dirette come quella che segue, non sembrava affatto un obiettivo militare?
Max


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20-06-21
AFRICA/LIBIA - “Sono stato più volte nell’abitazione colpita e non mi è sembrata un centro di comando militare” dice Mons. Martinelli

Tripoli (Agenzia Fides) - “Mi sorprende che sia stata colpita la casa di Khouildi Hamidi, non mi sembra che la sua abitazione fosse un centro militare” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. Secondo fonti ufficiali libiche, ieri, 20 giugno, in un attacco aereo della NATO su Sorman, 70 chilometri a ovest di Tripoli, sarebbero morte 19 persone. Il raid, secondo fonti di Tripoli, ha colpito anche l'abitazione di Khouildi Hamidi, uno dei 12 membri del Consiglio del Comando Rivoluzionario. Fonti dell’Alleanza Atlantica affermano che l’attacco aereo ha colpito un centro di comando militare.“Non sono in grado di giudicare, ma mi sono recato più volte in quella casa e mi è sembrata un’abitazione normale” dice Mons. Martinelli, che descrive Hamidi come “una persona aperta, vicina alla gente, molto affabile. Lo avevo incontrato poco tempo fa”.
“Sono addolorato che buona parte della sua famiglia sia caduta sotto le bombe – prosegue il Vescovo -. Lui e il figlio non sono stati nominati tra le vittime, forse quindi si sono salvati. Secondo la radio libica le vittime sono 19, in buona parte donne” dice il Vicario Apostolico di Tripoli, che conclude confidando: “sono sempre più amareggiato perché non si vede la volontà di trovare una soluzione pacifica alla crisi”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/6/2011)



giovedì 23 giugno 2011

Frase del giorno... Quote of the day...

Galileo Galilei

"Non ho mai incontrato un uomo così ignorante 
dal quale non abbia potuto imparare qualcosa"

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"I've never met a man so ignorant
from which I wasn't able to learn something"

Immaculate Intervention: The Wars of Humanitarianism | STRATFOR



The new concept of war called Humanitarian War.
From the international intervention in Libya justified with humanitarian reasons and needs to protect civilians from a dictator, to a slow escalation in pursuit of national strategic interests.

In my opinion an excellent overview on recent events in Libya, in comparison with the past international interventions in Somalia and Iraq, with interesting final considerations.

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Il nuovo concetto di guerra chiamata guerra umanitaria.Dall'intervento internazionale in Libia giustificato con motivi umanitari e dal bisogno di proteggere i civili da un dittatore, ad una lenta escalation per perseguire interessi strategici nazionali.

A mio parere un'ottima panoramica sui recenti avvenimenti in Libia, con il confronto con precedenti interventi internazionali in Somalia e Iraq e con interessanti considerazioni finali.


Link
Immaculate Intervention: The Wars of Humanitarianism 
Republished with permission of STRATFOR

From: www.stratfor.org

mercoledì 22 giugno 2011

Kashmir, un conflitto a lungo ignorato

IL SOGNO DEL SOLDATO BAMBINO
BASHARAT PEER
Il conflitto del Kashmir, regione di confine tra Pakistan e India (oltre che Afghanistan e Cina), è un conflitto ignorato da sempre. 

Ignorato dai media di tutto il mondo e dalla comunità internazionale, il cui intervento non è mai stato incisivo a causa delle forze in gioco. Sia l'India che il Pakistan che si contendono il Kashmir, sono potenze nucleari, dal passato comune prima della seconda guerra mondiale e dal presente nettamente separato dalle divergenti ideologie, sopratutto in chiave religiosa, dal momento che il Pakistan è in prevalenza islamico con una forte componente estremista, l'India è un paese multietnico, con molte lingue e molte religioni, che in alcuni casi provocano fenomeni di discriminazione.

La narrazione inizia dalla nascita dei primi movimenti di liberazione del Kashmir opposti al governo indiano, alla loro evoluzione in movimenti jihadisti che vorrebbero un Kashmir governato dal Pakistan islamico. Contemporaneamente l'autore descrive i mutamenti subiti dal territorio e le sventure vissute dalla popolazione civile non militante.

L'autore kashmiro  Basharat Peer, racconta il conflitto e il suo sviluppo, in un intreccio di ricordi della sua infanzia, quando vedeva i guerriglieri dei movimenti indipendentisti come eroi e meditava di diventare uno di loro, fino agli anni recenti che lo hanno visto testimone dei mutamenti subiti dal Kashmir, descrivendo l'evoluzione avuta dal conflitto e le sofferenze che la popolazione kashmira ha sofferto e soffre a causa delle battaglie tra militanti (per lo più addestrati in Pakistan) e le forze militari e para-militari indiane che mantengono una stretta presenza per il controllo della regione (con eccessi ai danni della popolazione locale che l'autore descrive in modo realistico). 

Sicuramente un libro eccellente anche se per comprendere bene la storia raccontata dall'autore, a mio parere serve un minimo di conoscenza dei fatti riguardanti il Kashmir e le divergenze tra India e Pakistan riguardo alla regione.

MINA... pieces of art























Dalla collezione "Donna" 
di Emine Krasniqi.

lunedì 20 giugno 2011

Sudan, situazione grave e mancano aiuti

Ehi... la situazione è grave!! C'è gente che muore in Sudan.

Gente cacciata da casa dai combattimenti e dai bombardamenti. Vecchi e bambini che muoiono di malaria e diarrea.

Ehi...  Mister Ban Chi Moon... Segretario Generale delle Nazioni Unite... che insieme a Russia, Cina USA, Inghilterra e soprattutto Francia... membri permanenti con diritto di veto del Consiglio di SIcurezza ONU... siete stati tanto celeri contro la Libya da far approvare embargo e no-fly-zone in pochi giorni... 

Ma che aspettate a fare qualche cosa, per i Sudanesi? Eppure in Sudan ci sono più vittime che in Libya... il reddito procapite è molto più basso... e le popolazioni soffrono molte più violazioni dei loro diritti...

Ehi... Mister Ban Chi Moon... a mio parere dovresti fare qualche cosa.. magari potresti farti promotore di un qualche piano per fermare questa strage...? Vero...? Non sarebbe cosa sbagliata...!
Magari Sarkozy in preda all'altruismo che ha dimostrato in Libya, andrebbe a bombardare anche il Sudan...

Ah... dimenticavo... quando ho detto fare qualche cosa...intendo dire... farsi promotore di qualche cosa di concreto... non delle solite chiacchiere... e senza avallare bombardamenti insensati... 
Max
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2011-06-20
AFRICA/SUDAN - Grave la situazione umanitaria nelle due aree di crisi del sud Kordofan e di Abyei: a Fides due testimonianze
Juba (Agenzia Fides) - “Intere famiglie continuano ad errare senza meta, prive di assistenza umanitaria, mentre continuano i bombardamenti da parte dell’aviazione governativa” dice all’Agenzia Fides suor Carmen, una missionaria comboniana messicana che opera nell’area dei Monti Nuba, che fanno parte del sud Kordofan, dove continuano i combattimenti tra gli eserciti di nord e sud Sudan (vedi Fides 16/6/2011). “Siamo preoccupati per i nuovi combattimenti, ma speriamo ancora che la comunità internazionale possa venire in nostro soccorso” conclude la missionaria.
Le riprese satellitari acquistate dal “Satellite Sentinel Project” (promosso dall’attore statunitense George Clooney), mostrerebbero un rafforzamento del dispositivo militare dell’esercito di Khartoum a Kadugli, la capitale del sud Kordofan, occupata dalle forze nordiste. Il potenziamento militare fa temere una nuova offensiva da parte di Khartoum.Nell’altra area contesa tra nord e sud Sudan, quella di Abyei, non si registrano nuovi combattimenti ma anche qui la situazione umanitaria rimane molto grave. “La popolazione è ancora sfollata da Abyei e riceve qualche aiuto sporadico. Le piogge continuano a battere incessantemente la zona e gli sfollati sono privi di protezione” dice all’Agenzia Fides mons. Roko Taban Mousa, Amministratore Apostolico di Malakal. “I bambini e gli anziani sono i più colpiti da questa drammatica situazione: malaria e diarrea continuano a mietere vittime. Non vi sono quindi miglioramenti significativi delle condizioni umanitarie. Ad Abyei non vi sono al momento combattimenti o bombardamenti. La città è però ancora occupata dall’esercito di Khartoum e la popolazione ha paura di farvi ritorno” conclude l’Amministratore Apostolico. (L.M.) (Agenzia Fides 20/6/2011)


Article from: www.fides.org

domenica 19 giugno 2011

Reagan tells Soviet jokes

I just found out 
a really funny aspect of Ronald Reagan..
I am still laughing!

This video is really hilarious!



It is not really about the jokes, but about the way he tells them..

giovedì 16 giugno 2011

Frase del giorno... Quote of the day...

"All'intelligenza saranno chiari taluni fatti orribili 
solo quando il destino sarà compiuto".
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"Certain horrible facts will be clear to intelligence
 only when the destiny will be fulfilled". 

Michel De Notre-Dame
Nostradamus

mercoledì 15 giugno 2011

Libia in secondo piano

In realtà ci stiamo abituando al fatto di sapere che in Libya c'è una guerra. La cosa non fa più notizia come all'inizio dei bombardamenti, il pubblico è abituato alla notizia e anche l'interesse dei mass media è fortemente ridimensionato rispetto a qualche settimana fa.

Qualunque sia il motivo, in Libya si combatte ancora, la NATO continua lanciare missili e bombe e recentemente a sparare da Elicotteri d'assalto.

Gheddafi è ancora al potere nonostante le previsioni facilone che lo vedevano sconfitto in pochi giorni. Ciò lascia intravedere l'ennesima valutazione tattica sbagliata da parte della NATO e la mancanza di valutazioni strategiche a più lungo termine. 

Inoltre sembra che piano piano ci sia una presa di coscienza di due aspetti fondamentali:

- bombardare la Libya ci costa "un mare di soldi" e siamo ancora in forte crisi economica;

- bombardare un paese sovrano per cacciare arbitrariamente chi lo governa e impossessarsi delle sue risorse potrebbe essere un crimine o quantomeno una pratica poco ortodossa, che potrebbe essere presa ad esempio da altri in futuro. 

Max
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AFRICA/LIBIA - "Mi sembra che la guerra in Libia sia passata in secondo piano" dice Mons. Martinelli

Tripoli (Agenzia Fides) - "Parlando con alcuni giornalisti si ha l'impressione che della guerra in Libia non se ne parli granché in Italia, e che sia diventata un evento poco interessante. In tante altre occasioni vengono organizzate manifestazioni, per la guerra in Libia invece no" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. "Mi sembra quindi che la guerra in Libia sia passato in secondo piano nei Paesi della NATO, che pure continuano i bombardamenti". A questo proposito Mons. Martinelli aggiunge: "a Tripoli, mi sembra che i raid aerei siano diminuiti di intensità, anche se si hanno notizie di bombardamenti in altre aree.
La Chiesa vive con la forza dello Spirito Santo, e abbiamo appena celebrato la Pentecoste: venerdì abbiamo celebrato la Messa in inglese, sabato in francese, domenica in diverse lingue" conclude il Vicario Apostolico di Tripoli. (L.M.) (Agenzia Fides 14/6/2011)


martedì 14 giugno 2011

Emine Krasniqi "MINA"

 




 

Il mito rivoluzionario di "Che" Guevara

Oggi, nel 1928, nasceva a Rosario (Argentina) Ernesto"Che" Guevara. In effetti la data di nascita non è certa al cento per cento, secondo alcune fonti potrebbe essere il 14 maggio.

Ernesto Guevara nasce in una famiglia borghese e benestante, prima della laurea in medicina, nel 1951 intraprende il viaggio che cambiò la sua vita con l'amico Alberto Granado, in sella alla motocicletta che Granado aveva soprannominato "la poderosa".

Durante il viaggio Ernesto rimase colpito dello stato di povertà del Sud America e dello sfruttamento del capitalismo straniero a discapito dei paesi sudamericani.

Il "Che" inizio' ad identificare l'America del Sud come un'unica entità e a maturare la sua idea rivoluzionaria e di liberazione dei popoli sudamericani.

Nel 1953, dopo aver completato gli studi in medicina, Ernesto ricominciò a viaggiare nei paesi del sudamerica, stabilendosi per un periodo in Guatemala dove rafforzo il suo ideale anti imperialista e rivoluzionario, volto a ridurre la povertà dei popoli e la disparità tra le classi sociali.

Nel 1956 entrò in contatto con Raul Castro e tramite questo con il fratello Fidel. Nel 1956, partì dal Messico alla volta di Cuba per mettere in atto la rivoluzione e la liberazione del paese dal regime totalitario di Fulgencio Batista. L'intento che riusci dopo anni di guerriglia, nel 1958.

Il nuovo governo cubano vide salire al potere Fidel Castro. Guevara ricoprì ruoli di prestigio, da Ministro della riforma agraria a direttore della banca cubana, a ministro dell'industria. Al "Che" fu data la cittadinanza cubana e fu sempre considerato la persona più importante dell'isola dopo Fidel Castro.

Già nel 1959, Guevara partì alla testa di una delegazione economica che visitò tra gli altri paesi anche la Yugoslavia. Nel 1964 tenne un discorso davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite all'inizio di un altro viaggio che lo portò in Africa, Asia e America..

Lo spirito rivoluzionario del "Che" non ancora appagato, lo portò a lasciare Cuba per portare la Rvoluzione in altri paesi afflitti dal capitalismo. Andò in Congo dove nel 1965 mise in atto le prime azioni di guerriglia a capo di una colonna cubana. Dopo un periodo trascorso in Europa tra Praga e la Repubblica Democratica Tedesca, il "Che" si recò in Bolivia per iniziare la Risoluzione anche in questo paese, dove per prima cosa creò dei campi di addestramento per i guerriglieri rivoluzionari.. 

Catturato nel 1967, fu passato per le armi dall'esercito boliviano. Il corpo del "CHE", mutilato delle mani, fu sepolto in un luogo segreto. Nel 1997, una spedizione cubana, rinvenne le spoglie del "CHE" in una fossa comune a Vallegrande (Bolivia). La notizia fu accolta con gioia a Cuba dove i resti del corpo furono riportati e ad oggi custoditi in un mausoleo costruito appositamente a Santa Clara (Cuba).


La figura del "CHE" rappresenta un mito per i movimenti rivoluzionari di molti paesi del mondo. 
Pur non condividendo il pensiero rivoluzionario in chiave socialista del "CHE", condivido l'esempio di onestà e sacrificio per una causa, la coerenza di credere in un ideale e portarlo avanti in prima persona senza ipocrisia e con sprezzo della morte.

La vittoria del "CHE" non è stata in una battaglia o in una rivoluzione, neppure quella cubana che è andata a buon fine, la vittoria del "CHE" è di aver dato un esempio... l'esempio che si può arrivare a morire se si combatte per una causa che riteniamo giusta.

Al di là del pensiero socialista, oggi giorno anacronistico, il "CHE" ha combattuto ed è morto per la libertà dei popoli e per i diritti degli oppressi e dei poveri del mondo. 

Questo esempio rende grande il "CHE" e assurge il suo nome al mito intramontabile.
"Hasta la victoria siempre"


"In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade nel mondo..."

venerdì 10 giugno 2011

Casi simili... ma diversamente interessanti

Ancora fa notizia l'arresto del Generale Mladic e l'inizio del processo a suo carico presso il Tribunale dell'Aja mentre sembra che i più siamo disinteressati alle accuse contro Thaqi, il Primo Ministro del Kosovo.

Le accuse a carico di Mladic sono oramai note, il Generale in ottemperanza a degli ordini o d'iniziativa, durante la guerra di Bosnia, avrebbe fatto massacrare svariate migliaia di persone per il conseguimento di obbiettivi strategici o semplicemente per odio etnico...

Le accuse nei confronti di Thaqi, benché discusse in ambito europeo grazie al Rapporto del Senatore svizzero Dick Marty, trovano un risalto mediatico minore e un interesse ancora minore da parte dell'opinione pubblica. Pensare che l'Albania era in procinto di querelare Dick Marty per il suo rapporto, per fortuna che la Corte Suprema albanese ha bocciato tale infelice iniziativa.

Hashim Thaqi, ad oggi capo del governo del Kosovo, ex comandante di un gruppo di paramilitari assimilabili all'UCK e operanti nella Drenica (zona centrale del Kosovo), non solo è stato accusato di essere il mandante di alcune centinaia di omicidi con lo scopo di espiantare e trafficare organi umani, nel periodo durante e dopo la guerra in Kosovo (in proposito esistono decine di fonti aperte), ma in questi giorni, come riferito da altrettante fonti aperte, il Premier kosovaro è stato accusato di essere il mandante di circa 450 omicidi a sfondo politico, avvenuti dopo la guerra del Kosovo, ovvero a partire dalla fine del 1999.

Nel caso del traffico di organi, il rapporto Marty sembra essere un documento circostanziato e ricco di informazioni che necessitano, ovviamente, di riscontri oggettivi e di elementi probatori da presentare ad un eventuale processo. I fatti sembrano comunque circostanziati e non del tutto nuovi all'orecchio di molti addetti ai lavori (molte fonti aperte, per mesi, hanno riferito anche in merito a questo aspetto).

Nel caso dei 450 omicidi politici, l'accusatore è un certo Nezim Bllaca, già noto alla cronaca del Kosovo, e ricomparso oggi su varie fonti giornalistiche. Da quanto dice Bllaca, egli stesso avrebbe fatto parte di un commando dedito all'esecuzione di omicidi per conto di Hashim Thaqi e del PDK (il partito politico di Thaqi). Gli obbiettivi principali sarebbero stati kosovari-albanesi presunti collaboratori della Serbia e membri del principale partito contendente, l'LDK, il principale partito politico del Kosovo alla fine della guerra, fondato dal defunto Presidente Ibrahim Rugova.
Il Bllaca si sarebbe auto accusato di almeno uno di questi omicidi, il che, se corroborato da riscontri oggettivi, lo renderebbe un testimone degno di fede. Un fatto è assolutamente certo, il numero di omicidi in Kosovo dopo la fine della guerra era altissimo e il numero di omicidi senza un colpevole ugualmente molto elevato.


In conclusione, tornando al parallelo iniziale, sembra ovvio che il processo Mladic riceva una attenzione maggiore da parte dell'opinione pubblica, soprattutto perché celebrato davanti al superiore Tribunale dell'Aja e perché l'accusato è un militare di carriera che a tutt'oggi gode di molta stima da parte di alcune minoranze politiche serbe.
Per quanto riguarda  l'ex paramilitare Thaqi, che capeggiava un gruppo di combattenti clandestino, a nostro avviso accusato di crimini altrettanto efferati, ancora non si riesce a capire neppure se verrà iniziata una indagine nei suoi confronti. 

Il fatto evidente è che le accuse sono pesanti in entrambi i casi e mentre Mladic è in prigione, Thaqi è libero (con la possibilità di inquinare ogni sorta di prova a suo carico) e continua ad essere il principale interlocutore della Comunità Europea e degli Stati Uniti.

Sudan: dramma umanitario e combattimenti

Ancora Sudan e ancora morti e popolazioni in fuga. 

Da ciò che viene riferito da osservatori diretti, in Sudan c'è abbondanza solo di armi e combattimenti, tutto il resto scarseggia, a partire dagli aiuti ai profughi di Abyei in fuga, stimati in un numero imprecisato tra 46.000 a 100.000 a seconda della fonte, ad un intervento umanitario efficace da parte della Comunità Internazionale ad una volontà vera di far cessare i combattimenti da parte delle autorità locali, ad una poco efficace mediazione internazionale.
.Max

Notizie dal Sudan: 
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=36575&lan=ita

News from Sudan:
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=29210&lan=eng
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=29211&lan=eng

Fonte: www.fides.org

giovedì 9 giugno 2011

I segreti della Guerra d'Africa

Copertina
L'Armata nel deserto di Arrigo Petacco racconta la cronaca della Guerra d'Africa dal '40 fino agli inizi del '43, dall'inizio delle operazioni, alle battaglie tra Rommel, al comando delle truppe dell'Asse contro il Generale Montgomery, passando per la battaglia di El-Alamein, fino alla Campagna di Tunisia prima del definitivo annientamento delle truppe italo-tedesche ad opera delle truppe americane e britanniche dei generali Eisenhower e Montgomery.

Petacco non si limta alla cronaca delle battaglie ma rivisita tutte le vicende della guerra d'Africa sotto una luce nuova, tenendo in considerazione il grande aiuto ricevuto dalle truppe alleate da parte del servizio di "intelligence" britannico, aiuto che proveniva da una macchina, ad oggi considerata il precursore dei moderni computer.

La macchina chiamata "Ultrasecret" o più semplicemente "Ultra", grazie alla lungimiranza di Churchill e al   genio del matematico Alan Touring, riusciva a decifrare le comunicazioni in codice che i tedeschi inviavano dai vari fronti ai comandi generali tedeschi e al Furher, tramite il dispositivo noto come "Enigma", un sistema di cifratura considerato da tutti inattaccabile ed indecifrabile.

"Enigma" di per se sarebbe stato un sistema indecifrabile a meno che una delle macchine non fosse finita nelle mani del nemico e anche in questo caso servivano i codici che venivano reimpostati quotidianamente. L'evento fortunato vide i servizi segreti britannici venire in possesso di una macchina "Enigma" tedesca, attraverso contatti in Polonia, dove lo strumento era stato trasportato a seguito del suo recupero in Cecoslovakia.

Mesi e mesi di ricerche e studi su "Enigma" resero grandi frutti grazie all'invenzione e al successivo perfezionamento di "Ultra", il dispositivo di decodificazione che Cerchill definirà "la mia fonte più segreta", anche detta "la gallina dalle uova d'oro".

Lo sviluppo di ultra arrivo ad un livello tale da richiedere l'impiego di alcune centinaia di persone addette alla ricezione ed elaborazione dei messaggi cifrati tedeschi. Il centro nevralgico di "Ultra" fu stabilito a Bletchley Park, a circa 75 Km a Nord di Londra e organizzato con la massima riservatezza possibile. Verso la fine della guerra, gli inglesi erano in grado di decifrare tutte le comunicazioni tedesche, dalla Luftwaffe, alle SS, alla Wermacht, alla marina., fino all'OKV, dal momento che i tedeschi usavano sistematicamente le macchine "Enigma" considerate inviolabile.

Macchina Enigma
L'esistenza di tale dispositivo fu mantenuta segreta fino a molti anni dopo la guerra.
Neppure gli alleati ed i generali, destinatari delle informazioni di "Ultra", erano al corrente della sua esistenza. Le informazioni che gli inglesi ricavavano da "Ultra", in alcuni casi addirittura prima degli stessi comandi tedeschi, ebbero un peso fondamentale nelle vittorie sui campi di battaglia e nella vittoria della guerra..

Relativamente alla Guerra d'Africa, le informazioni dei servizi di intelligence ricavate da "Ultra", ebbero un ruolo fondamentale nel duello tra Rommel e Montgomery, dal momento che gli inglesi riuscivano ad intercettare e distruggere con esattezza e precisione chirurgica, tutti i convogli marittimi che dall'Italia dovevano garantire i rifornimenti per le armate dell'asse e a conoscere in anticipo i movimenti delle truppe, anche se Rommel, la "Volpe del deserto", rimase a lungo imprevedibile anche per "Ultra"...