Il 28 giugno 1389 è la data della storica Battaglia di Kosovo Polje combattuta tra l'Impero Ottomano e le truppe cristiane dell'Impero Serbo affiancate da combattenti cristiani di altre etnie slave.
La battaglia viene ricordata annualmente dai serbi che si recano in visita al monumento dedicato alla battaglia in località Gazimestan nel territorio dell'attuale repubblica del Kosovo a maggioranza albanese.
Capita così che ogni anno, i serbi in visita nel Kosovo diventato albanese, vengano fatti bersaglio di lanci di pietre e bottiglie molotov. Anche quest'anno è successo lo stesso con ben 16 feriti come riferito dall'ANSA del 29 Giugno 2012.
Sarebbe come se qualche cretino aggredisse tutti i pellegrini che vanno al Vaticano solo perché sono stranieri o perché sono cristiani.
La guerra del Kosovo è finita ben 13 anni fa. Molti degli aggressori non erano neppure in Kosovo durante la guerra, bensì emigrati in qualche paese d'Europa dove non hanno combattuto affatto.
Adesso che gli albanesi del Kosovo hanno ottenuto la propria indipendenza ostentando pretese di essere considerati europei, durante ricorrenze come quella della Battaglia di Kosovo Polje o altre occasioni in cui hanno a che fare con serbi, mettono a nudo la loro vera indole.
Mettono a nudo la loro vera peculiarità di mancanza di rispetto di ogni forma di dialogo, perseverando in una forma di odio etnico e religioso che non porta da nessuna parte, anzi: giustificando in parte la reticenza dei serbi kosovari dei comuni del Nord del paese, ad accettare il governo auto dichiarato di Pristina, retto da kosovari albanesi, pre figurandosi il destino di sassate e attacchi di molotov che potrebbe facilmente toccare anche a loro.
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