Sto leggendo un libro il cui scopo non è affatto quello di fare smettere di fumare ma che in qualche modo sta avendo questo... diciamo, effetto collaterale.
Fumo normalmente almeno mezzo pacchetto di sigarette al giorno, qualche volta di più.....
Da un po' di tempo mi domandavo perché, senza riuscire a darmi una risposta completamente onesta.
Adesso, leggendo questo libro, credo di essere giunto ad una spiegazione, se non completamente onesta almeno più onesta di prima.
Ogni volta che fumo una sigaretta, questa si associa ad alcuni pensieri. Precisamente ad un insieme di pensieri ricorrenti, relativi a problemi inspegabilmente persistenti e non necessariamente problemi che mi coinvolgono direttamente.
In pratica ogni sigaretta è dedicata, per così dire, ad un problema irrisolto che riguarda il mondo, problema difficilmente risolvibile da me.
Questa mattina, per ogni sigaretta che avrei fumato (e che non ho fumato), ho invece cercato di capire nel dettaglio il perché l'avrei fumata.
Le risposte che mi sono dato mi hanno fatto fare un mare di risate:
mentre guidavo, ne avrei fumate almeno due dedicandole a quanti guidano a fari spenti mentre piove e a tutti quelli che non mettono la freccia per girare.
Di sicuro ne avrei dedicata una anche a qualche ultraottantenne che intralcia il traffico senza mai superare i 20 all'ora.
Un sigaretta andava inoltre dedicata ai cassonetti dell'immondizia che, con ordinanza dei sindaci, vengono collocati a bordo strada per facilitarne lo svuotamento con un camion.
E' incredibile come la maggior parte dei cassonetti sia posizionata a bordo strada e in piena curva. Così quando il camion dei rifiuti si ferma in strada per svuotare il cassonetto, non solo blocca il traffico ma lo blocca in mezzo ad una curva.
Una sigaretta quindi dedicata ai sindaci, al camion della spazzatura e ai tanti incidenti stradali latenti.
Alla fine non ho fumato ma mi sono fatto una risata constatando che oramai la patente la danno a tutti. Non necessariamente solo a chi sa guidare ma proprio a tutti.
Ancora più importante è che ogni giorno, almeno due o tre sigarette le dedico alle notizie del telegiornale:
almeno una alle stragi dei terroristi islamici, almeno due al governo e alle tasse che fa pagare, una ogni tanto la dedico a qualche catastrofe per fenomeni atmosferici fatali che ovviamente nessuno si aspettava, cogliendo tutti gli amministratori pubblici di sorpresa.
Più di una sigaretta al giorno fino ad ora l'ho senza dubbio dedicata all'ipocrisia dei mass media e alle notizie di seconda mano che ci propinano.
Un' altra sigaretta la dedico altresì alle notizie attendibili e di prima mano che sono tragiche anche senza ricamarci sopra.
Quando vado a pagare tasse che nessuna logica può giustificare o sono costretto ad aspettare in coda un impiegato pubblico che litiga con un computer che non sa usare, la dedica di una o più sigarette diventa d'obbligo o quanto meno costituisce un gesto doveroso.
Diventa d'obbligo anche la sigaretta che ci fa rispettare tutte le regole sociali, anche le più stupide, volute da qualche burocrate avulso dalla realtà, votato non si sa da chi.
E' infine almeno doverosa la dedica di una sigaretta a chi inizia sempre una frase di risposta con un "ma", un "se" o un "però". Un modo di fare che lascia intendere sin da subito la sintonia tra gli interlocutori.
Comunque sia andata fino ad ora, leggendo questo libro di cui parlerò una volta terminata la lettura, qualche cosa sta evidentemente cambiando.
Almeno per oggi posso dire che anziché dedicare una sigaretta ad ognuna di queste situazioni, cercando soluzioni impossibili, ho semplicemente evitato di prendermela e di cercare rimedi che non dipendono da me.
Certo non posso dire di aver smesso per sempre di riempirmi la testa con tutti i problemi del mondo. Non posso dire neanche di aver smesso di fumare, visto che una sigaretta dopo pranzo me la sono proprio gustata (e se non capita qualche cosa di trascendentale me ne fumo anche una dopo cena).
Posso comunque dire che oggi ho vissuto la giornata con più leggerezza, dando meno importanza a tutte le situazioni per le quali l'impatto del mio operare è minimo o pari a zero, anche se ma la prendo da morire con il mondo intero.
Così facendo non ho fumato e non ho sentito neppure il bisogno di fumare, a parte una sigaretta dopo pranzo che è un piccolo peccato, come quello di mangiare un dolce.
Quindi....
non credo di avere smesso di fumare e non so se dipende esclusivamente dal libro che sto leggendo. Posso però affermare che oggi, senza prendermela tanto con tutto il mondo per come guida la gente, per le tasse del governo, per i ladri in politica, per le guerre nel mondo e l'ipocrisia della televisione, ho ottenuto gli stessi risultati di quando me la prendo a morte.
Almeno oggi, a tutte queste storie non ho dedicato nessuna sigaretta, facendo di sicuro del bene a me stesso.
Max