Ci siamo seduti dalla parte del torto perché dalla parte della ragione i posti erano già tutti occupati - (B. Brecht)
"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)
domenica 29 gennaio 2017
giovedì 19 gennaio 2017
Valencia... e il trasporto pubblico in paragone
Recentemente a Valencia in Spagna, ho avuto modo di spostarmi con i trasporti pubblici; taxi, metro e sopratutto autobus.
Anche non volendo, salta subito all'occhio la differenza che c'è tra i mezzi nuovissimi di Valencia e gli autobus che cadono a pezzi della maggior parte delle nostre città.
Non è poi la sola differenza. I mezzi pubblici a Valencia sono frequenti e in orario. Da noi passano raramente e l'orario delle corse è solo una poco attendibile indicazione.
Il taxi ha dei prezzi ottimi e ti porta ovunque senza la necessità di fare un mutuo.
A Valencia, città di oltre 850 mila abitanti, oltre un milione e 400 mila con l'interland, nei momenti di massima affluenza i passeggieri degli autobus sono tutti seduti o solo pochi rimangono in piendi.
A Roma, quando finalmente l'autobus passa, devi fare a pugni per salire e guardarti da zingarelli che rubanio portafogli.
Non è retorica. A Roma ho aspettato varie volte il 280 per 45 minuti e non è passato, solo per fare un esempio.
In molte città itaiane, per prendere un autobus, devi quasi sempre chiedere a qualcuno del luogo quale autobus fa al caso tuo perché le indicazioni sono approssimative. Non sai mai se prendere il 7 o il 7 barrato, da quale parte della strada, e non sai mai se fa la fermata che ti interessa.
A Valencia l'orario e l'itinerario dell'autobus è chiarissimo e affisso ad ogni fermata, non puoi proprio sbagliare.
Alla fine va anche detto che con mia sorpresa in vari giorni a Valencia, non ho mai visto nessuno viaggiare senza biglietto, nessuno!
Da noi al contrario, sembra una moda non fare il biglietto, soprattutto per gli stranieri e non solo nelle grandi città. Non fare il biglietto è una moda ovunque, in città grandi e piccole, come è una moda saltare i tornelli della metro, sia al nord che al sud d'Italia.
A Valencia i tornelli sono più diffici da saltare perché sono ben protetti da ampie e alte barriere, inoltre il biglietto si passa sia all'entrata della metro che all'uscita.
Sempre in tema di biglietto, da noi si compra dai così detti rivenditori autorizzati o presso le stazioni della metro, se poi si tratta di autobus, la cosa si coplica, il bigietto si trova solo dal rivenditore autorizzato, sempre che ne sia provvisto, o presso gli sportelli della compagnia dei trasporti, coda permettendo,
A Valencia il biglietto si fa anche a bordo dell'autobus. Ci pensa l'autista che verifica anche, che i passeggeri ne siano muniti, all'atto di salire. Strano ma vero, ma questo sistema non provoca alcun ritarso e fa si che tutti viaggino con il biglietto.
Da noi al contrario abbiamo autisti che guidano incuranti di sapere se chi viaggia ne abbia titolo e controllori ( o verificatori) che ogni tanto salgono a bordo e controllano i biglietti, con le consuete litigate con stranieri senza titolo di viaggio che si rifiutano di farsi identificare e ai quali vengono date multe che non pagheranno mai.
Non riesco ad immaginare un autista di autobus in Italia che oltre a guidare debba custodire anche la cassa con i soldi dei biglietti. Sarebbe il miglior obbiettivo per una rapina da parte del primo tossico o migrante clandestino che sale a bordo.
Detto ciò, una domanda sorge spontanea:
perché in Spagna il servizio di
trasporto pubblico lo pagano tutti, passa in orario e dispone di un confort invidiabile, mentre in Italia gli autobus fanno schifo nella maggior parte delle città, chiunque ritenga opportuno farlo viaggia senza biglietto e gli orari dei trasporti sono poco affidabili? Perché?
Sarebbe forse il caso di andare a Valencia e chiedere agli spagnoli come fanno? Poi visto che andiamo a Valncia ad imparare come gestire il trasporto pubblico, domandiamo anche come fanno a mantenere la città pulitissima e tutti i parchi e le aree verdi curatissime.
Cari sindaci, se quell'unica volta che prendete l'autobus durante il vostro mandato, vi accorgete che la situazione è quella che dico io, andate qualche giorno a Valencia e prendete esempio. Fare le cose per bene è possibile, basta chiedere come fare a chi le fa già.
P.S.: oltre al trasporto pubblico, Valencia è la terza città della Spagna in grandezza e numero di abitanti. Ha un centro storico bellissimo, una spiaggia altrettatno bella, un museo oceanografico immenso e un modernissimo museo della scienza e della tecnica e un costo della vita a misura di stipendio.
Dopo tutti questi elogi, mi chiedrete perché non vado a vivere a Valencia?
Perché sono italiano, pago le tasse in Italia e anche se mi vergogno di come il mio paese viene amministrato e trattato, a tutti i livelli, dall'attuale "branco di buffoni" ipocriti, non solo per quanto riguarda i trasporti, continuo a sperare in un miracolo, prima che sia troppo tarsi.
venerdì 6 gennaio 2017
Il Piccolo Principe
Il Piccolo Principe è una storia fantastica che solitamente viene proposta ai bambini.
Io non credo che il Piccolo Principe si adatto solo ai bambini anzì, credo che sia un un libro che propone spunti di riflessione profondi e pur trattandosi di poche pagine, fa piacere leggerlo con attenzione e con chiavi di lettura diverse.
Forse sarebbe ancora più interessante leggerlo in vari periodi della vita, prima con gli occhi di un bambino che da poco sa leggere, poi da ragazzi e poi da persone adulte.
Il Piccolo Principe potrebbe essere il libro intramontabile per tutta la vita.
Io non credo che il Piccolo Principe si adatto solo ai bambini anzì, credo che sia un un libro che propone spunti di riflessione profondi e pur trattandosi di poche pagine, fa piacere leggerlo con attenzione e con chiavi di lettura diverse.
Forse sarebbe ancora più interessante leggerlo in vari periodi della vita, prima con gli occhi di un bambino che da poco sa leggere, poi da ragazzi e poi da persone adulte.
Il Piccolo Principe potrebbe essere il libro intramontabile per tutta la vita.
Max
giovedì 5 gennaio 2017
Il mistero della cannella in stecche
Vi è mai capitato di
andare al supermercato e non avere la minima idea su dove trovare un prodotto?
E' capitato a me.
Nonostante segnali, pannelli, frecce e
suddivisione in categorie di prodotti,non sapevo proprio dove trovare la
cannella in stecche.
Non solo non mi riusciva di farla rientrare in nessuna delle
macrocategorie indicate a grandi lettere sui pannelli all'inizio delle corsie,
ma non avevo la minima idea di come potesse apparire.
Come è fatta una stecca di cannella lo so anche io, quello
che sul momento rimaneva un mistero era capire come appare una stecca di cannella
confezionata e soprattutto quanto è grande una confezione di cannella.
Non c'era dubbio sul fatto che un confezione di cannella debba
essere piccola e questo la rende ancora più nascosta nei meandri del
supermercato.
Sarà in una confezione di carta rettangolare o quadrata?
Sarà forse una busta di nylon trasparente con o senza etichetta? Forse la
mettono in un contenitore di metallo rotondo? O magari di vetro?Magari avessi
visto una pubblicità della cannella in stecche alla televisione! Mi avrebbe
senz'altro facilitato il compito di individuarla nella moriade di cosecheci sono dentro un supermercato.
Questo aspetto del confezionamento è rimasto un mistero per
almeno un quarto d'ora in cui, trascinando un carrello di plastica arancione
con le ruote, mi aggiravo smarrito nelle corsie del supermercato.
Per qualche ragione nella mia testa, la piccola cannella in
stecche poteva essere ovunque fino a quando, cercandola tra i prodotti del
bagno dove mi ero ritrovato vagando smarrito, mi sono detto che forse era
meglio domandare a qualcuno.
Domandare si, ma domandare cosa? -Mi scusi, dov'é la
cannella?- Non ero convinto.
Prima di intraprendere questa iniziativa mi sono auto posto
la domanda per vedere che effetto potesse fare a chi la riceve.
Mi sono detto dunque: - dov'è la cannella?-
Non suonava bene.
Infatti la risposta che ho dato a me stesso è stata: -Ma
come ti viene in mente alle sei di sera di chiedermi dove si trova una cosa
piccola come la cannella, in un supermercato di trecento metri quadri con due
milioni di prodotti? - Aggiungendo: - Hai forse perso la testa? -
Nel rispondere a me stesso ho rischiato di insultarmi, tanto
mi pareva la domanda priva di senso; ritenendo l'insulto per tale domanda, una
eventualità lecita anche da parte del commesso.
Continuavo a ripetermi: - tra tutte queste scatole,
scatoline, pacchetti, bottiglie e vasetti, come posso pretendere che
qualcuno si ricordi dove hanno messo la cannella in stecche?- Non so neanche
come possa apparire all'occhio del consumatore una confezione di cannella in
stecche.
Ho continuato a vagare per qualche minuto passando davanti a
banchi di surgelati, carne fresca e bottiglie di ogni tipo, con la certezza che
neanche li avrei trovato la tanto sospirata cannella in stecche, confidando
sempre meno nella logica e sempre più in un colpo di fortuna.
Ho quindi optato per alcune modifiche alla mia domanda: -dove
si trova la cannella-, aggiungendo un tocco di gentilezza e dandogli un
carattere di eventualità.
Mi sono quindi posto nuovamente la domanda: -Mi scusi, mi
può gentilmente dire dove si trova la cannella, se c'è?-
Ascoltata la mia nuova domanda ho pensato subito che mi
sarei dato la stessa risposta di prima, aggiungendo anche una nota di colore,
come un "c...o", messo tra una parola e l'altra.
La mia risposta avrebbe suonato probabilmente così: -ma che
c...o di domande mi fai alle sei di sera. Che c...o vuoi che ne sappia dove si
trova un prodotto microscopico come la c...o di cannella, tra due c...o di
milioni di prodotti!-
Intanto il tempo passava....
Alla fine mosso dalla disperazione per non riuscire da solo
a risolvere il mistero della cannella, ho deciso di porrela mia domanda, nella speranza di
trovare un interlocutore meno scontroso di quanto sarei stato io stesso.
Ho scartato la prima commessa che ho incontrato nel mio
vagare perché, occupandosi di utensili da cucina, prodotti certamente non
affini alla cannella, non mi è sembrata addetta a darmi una risposta esaustiva,
bensì molto adatta ad una risposta con un numero imprecisato di c...o.
Ho proseguito fino a quando ho incontrato, nel reparto
panettoni e pandori in offerta post natalizia, un giovanotto tutto preso dal
posizionare le confezioni una sull'altra in un gran parallelepipedo.
A questo punto mi sono avvicinato con tono mascheratamente deciso e ho
posto la mia domanda: -Mi scusi, mi saprebbe dire dove posso trovare la
cannella?-
Ho omesso la nota di eventualità nella mia domanda perché
nel frattempo, ho pensato che potesse essere offensivo ipotizzare che in due
milioni di prodotti non ci sia neanche una stecca di cannella.
Mi sono poi preparato con il fiato sospeso a ricevere la
stessa risposta che per ben due volte mi ero già dato da solo, lecitamente infiocchettata
anche con qualche "c...o" qua e la.
Mi si sono spalancati gli occhi quando con mia sorpresa, la
risposta del ragazzo è stata: -fila tre, nell'espositore in fondo a sinistra-.
Ancora incredulo, ho ripetuto a mia volta: -fila tre, in
fondo a sinistra- e il ragazzo: -si-.
Probabilmente con la faccia del colore della cannella per la
vergogna, ho detto: -grazie mille e buona serata-, pensando tra me e me:
-adesso so dove andare e non ha detto c...o neanche una volta!-.
Senza aspettare ulteriore risposta ai miei ringraziamenti, mi
sono incamminato spedito verso la fila tre, in fondo a sinistra, fino
all'espositore di spezie varie in grani, in polvere, in stecche, tutte
confezionate in simpatici contenitori di vetro con il tappo colorato.
Che liberazione,! Che gioia! E soprattutto che commesso
bravo ed educato. In un supermercato di trecento metri quadrati, tra due
milioni di prodotti, è stato in grado di indicarmi dove trovarne uno piccolo,
tra i più piccoli, velocemente e con precisione millimetrica.
Un miracolo, quel commesso di cui non so il nome ma che
ringrazio, meriterebbe una promozione o due ali da angelo!
Max
domenica 1 gennaio 2017
Quote of the day - Frase del giorno
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