"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

venerdì 4 luglio 2014

Occhio... parecchio occhio...






















Perchè occhio?

I militanti di questo nuovo gruppo terroristico che oramai tutti conosciamo con l'acronimo di ISIS, sembrano più di un gruppo di scalmanati che ammazza persone innocenti con la certezza di andare in paradiso.
Questi sembrano determinati a realizzare il loro progetto neanche così utopico.
Anche se di fatto, almeno per adesso questo nuovo califfato mondiale non esiste, in pratica le cose non stanno proprio così.

In larga misura stanno provvedendo da soli con stragi di innocenti in tutto il Medioriente. 
Sono armati, determinati, ma ancora di più sembrano bene addestrati e ancora meglio equipaggiati.
Capeggiati da un leader che si chiama o si fa chiamare Abu Bakr, come il primo califfo dell'Islam vissuto intorno al 630 d.c.
Questo leader già era cattivo ma è diventato una belva soprattutto dopo essere passato dalle prigioni americane

In misura ancora più larga però gli stanno dando una buona mano le politiche occidentali.

Guardiamo la mappa da destra a sinistra:
Il Pakistan non rappresenta un fronte su cui fare affidamento per rallentare l'avanzata dell' ISIS poiché da sempre è servito da base per i talebani afghani e per ogni sorta di terroristi islamici, incluso lo stesso Osama Bin Laden. 

Il governo fantoccio dell'Iraq, pro americano, non ha resistito un giorno all'avanzata terroristica; cos'altro ci si poteva aspettare da un paese che esce da una guerra durata anni, che è servita solo a destabilizzare un governo e a crearne uno più amico a noi, ma senza efficacia sul proprio territorio?

In Syria, dove la guerra non si può fare per non scatenare la rappresaglia dell'Iran contro Israele, si continua ad alimentare gruppi separatisti con armi a non finire, con il risultato di indebolire il governo locale, che altrimenti riuscirebbe a controllare il proprio territorio;

L'Arabia Saudita che già di per se non è il paese più moderato del Mediooriente, anzi ha sempre appoggiato non ufficialmente movimenti estremisti sunniti, in questo caso inizia addirittura ad avere paura degli estremisti dell'ISIS e della presa che il movimento potrebbe avere in quel paese; oltre a valutare seriamente gli oramai probabili tentativi di incursione in territorio arabico.
Per adesso l'Arabia Saudita ha iniziato a schierare 30.000 soldati alle frontiere con l'Iraq.

In Yemen, come in altri paesi, il governo legittimo è stato deposto da tempo e anche li imperversano movimenti armati in cerca della loro fetta di potere, oltre ai droni americani che via via annientano svariate decine di persone, secondo loro tutti terroristi di Al-Qaeda.
Quanto tempo servirà prima che qualcuno, spontaneamente rivendichi la propria appartenenza all'ISIS?

Torniamo più a nord:
In Afghanistan la situazione la conosciamo bene: dopo anni e anni di presenza della NATO, chi controlla il territorio sono ancora i talebani. Di male in peggio, il governo pro americano del'Afghanistan non avrebbe vita lunga difronte all'insorgere del nuovo estremismo, neanche con i proventi di tutta l'eroina del mondo.

Tralasciamo i paesi minori per parlare della Turchia. Questo paese da un lato si apre alla Comunità Europea, dall'altro è governato da una classe politica coinvolta in scandali finanziari e osteggiata da movimenti interni contrari alla politica attuata. La Turchia in questo momento è tendenzialmente radicata ad un Islam meno moderato e più propenso ad appoggiare movimenti estremisti sunniti.

In Africa:
la Somalia ha già i suoi problemi con gli Shabaab, già appoggiati da Al-Qaeda e tendenzialmente recettivi nei confronti di un radicalismo ancora più estremo.

Le incursioni di Al-Shabaab in Kenya sono oramai fatti di cronaca piuttosto frequenti, sì da rendere anche quel paese un paese a rischio.

L'Etiopia potrebbe costituire un ostacolo al califfato, ma neanche tanto rilevante vista l'estensione del territorio e la caratteristica tipica delle frontiere africane di essere estremamente permeabili.

Spostandoci verso ovest, c'è il Sud Sudan, uno dei paesi più giovani del mondo, ma anche tra i più poveri e malmessi, praticamente una vittima senza possibilità di replica  

Il Sudan invece, già di per se si caratterizza per essere un paese islamico con tendenze alla guerra e con lotte interne già molto accese nella parte ovest del paese, zona conosciuta come Darfur.

La situazione politica dell'Egitto non è inoltre di buon auspicio. I movimenti estremisti islamici, se pur arginati dal governo militare, non tendono a dissolversi anzi, l'avanzata vittoriosa dell'ISIS, potrebbe dare loro nuovo vigore, almeno in termini di morale.

La zona sahariana è di per se un deserto che non ha padroni ne confini. 
Ci sono paesi come il Ciad che non oppongono nessuna resistenza neanche all'immigrazione clandestina, figuriamoci ad una eventuale avanzata armata. 

Il Niger è uno dei più poveri al mondo, se non il più povero.

Da li si arriva Nigeria, paese che già da anni combatte con i terroristi islamici di Boko Haran che fanno esplodere scuole, assaltano chiese cattoliche e rapiscono giovani donne.

Il Mali sta affrontando il problema terrorismo islamico già da un po' di tempo. Problema che ha già richiesto l'intervento di truppe francesi e dell'ONU.

Risalendo nel Magreb, troviamo la Libya, dove a seguito
dell'omicidio del leader Gheddafi, si vive una situazione fuori controllo, dove il territorio è oramai in preda a movimenti tribali armati fino ai denti, anch'essi recettivi all'eventuale radicalizzazione per ottenere il tanto anelato potere.

Una volta giunti fin qui, i paesi della Costa occidentale non costituirebbero un rilevante problema all'ulteriore allargamento del califfato. Il Marocco, paese islamico moderato e tollerante, da solo non riuscirebbe ad opporre una resistenza efficace.

E alla fine eccoci giunti in Europa:
nonostante una lunga tradizione di guerre, la NATO ha manifestato dei problemi nell'affrontare un nemico non convenzionale come il terrorismo islamico. Ce lo insegna l'esperienza dell'Iraq e dell'Afghanistan.

Va detto che anche in Europa una buona mano ai terroristi islamici gliel'abbiamo sempre data: non dimentichiamoci mai la Bosnia e il Kosovo, dove già negli anni novanta hanno combattuto mujaheddin provenienti da molti paesi Mediorientali, che ora sembrano ricambiare il favore ai guerriglieri siriani.
Ci sono guerriglieri membri dell'ISIS che hanno vissuto in Europa, hanno studiato in Europa e sono addirittura cittadini di paesi europei.

Occhio... perché? 
Perché adesso non ci sono più i cavalieri crociati a difendere l'Europa, i teutonici sul versante orientale e i templari sul fronte spagnolo. Ad oggi, oltre a mancare un esercito comune, non c'è neppure una politica estera adeguata e condivisa, oltre a mancare un attaccamento alle origini religiose europee.

Manca una politica europea che possa far fronte ad una eventuale emergenza come quella che si sta sviluppando in Medioriente. Non dimentichiamo che cosa ha scatenato la "non politica" europea in Ukraina: da un accordo economico e di avvicinamento politico, si è passati all'"obbligatorio" e automatico ingresso nella NATO.
Come era facile immaginare questo tipo di accordo ha suscitato le immediate riserve russe, trascinando il paese nel caos e nella divisione etnica.

Le nostre decisioni in tema di politica estera sono dettate da una classe politica approssimativa, da un'economia spregiudicata che fa l'interesse di pochi e, nella migliore delle ipotesi, quando si tratta di difesa, fa sempre ossequioso riferimento al "fratello maggiore americano".

Il califfato della mappa, non necessariamente deve stabilire dei confini politici che nessuno mai riconoscerebbe. E' sufficiente che crei le condizioni per instaurare il terrore in modo da fare presa sul territorio, fondando la propria autorità sulla paura.

L'effetto della paura derivata dal terrorismo, è in parte già visibile oggi dove in ogni aeroporto passano ore tra perquisizioni, controlli e violazioni della privacy, prima di arrivare all'imbarco di un volo qualunque.

In paesi già invasi dai movimenti terroristici di matrice islamica, la stessa paura c'è quando si cammina per strada, quando si va al supermercato, quando si mandano i figli e le figlie a scuola.

Il riconoscimento politico e un governo ufficiale non contano niente, quando la vita dei cittadini è condizionata dalla paura e il controllo sul territorio è appannaggio di movimenti terroristici.

Quindi... occhio... parecchio occhio...


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