E' quindi previsto per domani il referendum indetto dalle municipalità del Nord del Kosovo.
La domanda sarà semplicissima e sarà del tipo: "riconoscete voi le istituzioni della così detta repubblica del Kosovo istituita a Pristina?". La risposta sembra altrettanto scontata...
Come tutto quello che riguarda il Kosovo, anche questo referendum nasce contornato da controsensi:
Dopo anni e anni di tentativi da parte della comunità internazionale, di portare i serbi del Nord alle urne, tentativi sempre falliti, per una volta che i serbi vogliono votare su qualche cosa, è proprio la comunità internazionale a non volere il referendum.
L'UNMIK, la missione ONU in Kosovo, avrebbe dichiarato che il referendum non avrà alcun valore. Sarebbe da domandarsi quali consultazioni elettorali in Kosovo abbiano avuto effettivo valore legale fino ad ora, sotto la supervisione dell'ONU. Inoltre andrebbe chiarito anche quale valore ha l'autorità dell'UNMIK in questo momento storico. Dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza del 2008, non prevista dalla Risoluzione 1244 dell'ONU ma comunque avallata e l'avvento controverso di EULEX e ICO come rimpiazzo proprio dell'UNMIK, quale autorità riveste ad oggi il Rappresentante Speciale dell'ONU in Kosovo?
La KFOR ha invece dichiarato contro ogni buon senso che non attuerà alcuna misura di vigilanza o sicurezza in concomitanza dell'evento, poiché si svolgerà senza problemi. Beati loro che nonostante tutte le lezioni di questi anni continuano ad avere queste certezze!
Ma questa volta la dichiarazione più incredibile è quella del porta voce del Commissario Europeo per l'allargamento. Tale istituzione avrebbe dichiarato addirittura di "condannare" il referendum. Avrebbe detto che "violenza, barricate e referendum" non sarebbero la soluzione ai problemi del nord, ma la soluzione andrebbe trovata tramite il dialogo.
Il solito discorso retorico che con tante parole non dice nulla. In questo caso però metterebbe addirittura sullo stesso piano "violenza" e "referendum", un'azione estremamente arbitraria e unilaterale sullo stesso piano di una delle più alte espressioni di democrazia.
E poi, ma quanto dura questo dialogo che dovrebbe risolvere i problemi dei serbi del Kosovo? Sono dieci anni che nel tentativo di allargare la Comunità Europea verso Est, non si è fatto altro che dividere paesi e tentare di unire popolazioni diverse tra loro per storia e tradizioni.
Il dialogo funziona quando ci si ascolta a vicenda e ci si capisce a vicenda. Nel caso del Nord del Kosovo c'è la tendenza a non ascoltare e a non voler capire le esigenze dei serbi, quindi il dialogo non c'è o non funziona.
Infine ci sono le dichiarazioni del Governo serbo che nonostante tutto persevera nel tentativo di entrare nella Comunità Europea, (decisione sull'argomento rinviata a marzo 2012) e non può certo avallare decisioni contrarie a quelle di Bruxelles.
Valido o no, riconosciuto o meno, questo referendum sarà l'espressione della volontà di un popolo ben definito che vuole essere ascoltato e non ignorato.
Ufficiale o no, qualcuno dovrà tenere conto del risultato della consultazione popolare di domani.
Vedremo ...
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