"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

mercoledì 11 aprile 2018

Ancora minacce di bombardamenti contro la Syria.... e sempre con le stesse scuse....

Fino a quando la guerra la fa' l'America nessuno dice niente, anche i giornali ci vanno leggeri, come se i morti fatti dagli americani e dai suoi alleati contassero meno degli altri. Fosforo, claster bombs, mine, bombardamenti di settimane. Per loro è tutto legale, per gli altri no; per i siriani e i russi, come a suo tempo per i serbi, per gli iracheni, fino a quando erano nemici, la guerra deve tassativamente seguire delle regole come se si trattasse di una partita di Risiko.

(La mappa è quella di un articolo de' il Sole 24 Ore del  10.04.2018 che 
sembra la più eslicativa per mostrare quali sono le forze in campo  o  
deve si combatte al 9.04.2018)

Finalmente, dopo anni di battaglie, il problema ISIS a suo tempo creato dalle amministrazioni americane succedutesi negli anni, non ultima quella del Premio Nobel per la Pace Barak Obama, sta per essere risolto.

Finalmente il legittimo leader siriano Bashar Al-Assad sta sconfiggendo le ultime resistenze di ciò che rimane dello stato islamico, insediatosi in territorio siriano.

In questi giorni la storia si ripete. Come al solito gli americani tentano di giustificare l'ennesimo intervento in Siria spacciandosi per i paladini della giustizia contro l'uso di armi chimiche.

Armi chimiche? Ma dove sono? E soprattutto chi le sta usando e contro chi? Come al solito nessuno dice (o lo dicono in pochi) che l'uso di armi chimiche da parte della Syria, sarebbe un atto controproducente. Perché usasse armi chimiche in una guerra praticamente vinta? Per inimicarsi ancora una volta l'America che si sta finalmente ritirando?

Come a suo tempo avvenuto in Iraq, in Bosnia e in tutte le guerre jugoslave, gli americani cercano delle scuse per fare le proprie guerre di interesse, da loro stessi fomentate e scatenate in paesi a loro non allineati.

Le scuse le cercano e le trovano gli americani, anche costruendo "intelligence" e informazioni non verificate o del tutto false. Ricordiamo il caso emblematico Iraq, con le armi chimiche di Saddam che solo dopo anni e dopo una guerra, si è capito non essere mai esistite.

Cambia l'area geografica o il paese straniero coinvolto ma non cambia il copione. Americani in prima linea sulla base di informazioni prodotte dai loro poco attendibili servizi di intelligence, l'alleato inglese sempre pronto a dare manforte e la Francia del neo presidente Macron in cerca di gloria e affermazione internazionale a discapito di chiunque gli passi a tiro.

Spero che l'Italia non si faccia coinvolgere per l'ennesima volta in un crimine come sarebbe l'ennesimo bombardamento della Syria. Spero che almeno per questa volta si riesca a pensare autonomamente e non lasciarsi trasportare dalla corrente europea ciecamente pro americana e priva, come sempre, di qualsiasi strategia a livello esterno.

Ora che l'ISIS non sembra più in grado di realizzare la minaccia di creare uno stato canaglia, pericoloso per tutti, lasciamo che in Syria le cose ritrovino il loro normale e duraturo ordine; sarebbe il caso di astenersi da interferenze motivate solo da ragioni ipocrite e soprattutto senza che l'America allunghi nuovamente i tempi di una guerra che ha già visto troppi morti.

Confidiamo fiduciosi nel buon senso di Trump che, nonostante continui a gridare la propria aggressività sui social networks, sembra nei fatti il Presidente americano con il maggior buon senso (oppure senza una vera e propria visione sul da farsi), rispetto a tutti i suoi predecessori che di guerre ne hanno scatenate coscientemente a non finire in tutto il mondo.


Trump ha addirittura trovato un equilibrio con la Korea del Nord  (non grazie a lui ma fortunatamente su iniziativa della sua controparte Kim Jong Un). Speriamo che il buon senso (o la sua mancanza di visione strategica) continuino a prevalere nel presidente americano e finalmente decida di dedicarsi ad altro, anziché a fomentare guerre come hanno fatto i suoi predecessori.

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