Tareq Aziz, nato nel 1936, numero due del regime iracheno al tempo di Saddam Hussein è stato condannato a morte tramite impiccagione.
La sentenza è stata emessa il 26 Ottobre 2010 dall'Alta corte di Baghdad. Aziz sarebbe accusato di persecuzione nei confronti dei gruppi Sciiti Iracheni, i cui leader furono perseguitati e condannati a morte dal regime di Saddam Hussein.
Già nel 2009 Aziz era stato assolto dal Tribunale Speciale Iracheno, dalle accuse di aver contribuito all'uccisione di 42 persone, da parte della Polizia irachena nel 1999.
Ancora nel 2009, in ben due processi, Tarek Aziz era stato condannato a un totale di 22 anni di reclusione per crimini contro l’umanità, avendo contribuito alla deportazione della minoranza Curda dell'Iraq, operata dal regine.
Tarek Aziz ha ricoperto la carica di Vice-Premier dell'Iraq dal 1979 fino al 2003, e quella di Ministro degli Esteri dal 1983 fino al 1991. Aziz, Cristiano Caldeo, ha rappresentato all'estero, la parte buona del regime iracheno. Unico interlocutore esterno, dato che Saddam Hussein non si allontanava dall'Iraq per motivi di sicurezza, temendo di poter essere ucciso, Tarek Aziz ha avuto colloqui con Papa Giovanni Paolo II e ha parlato alle Nazioni Unite.
Ha cercato di scongiurare la guerra contro l'Iraq, seguendo vie diplomatiche sia presso le Nazioni Unite che tramite il Vaticano. Cio' nonostante il destino del suo paese era già praticamente segnato dalla decisione unilaterale degli USA, con la partecipazione del Regno Unito, di "scongiurare il pericolo di attachi con armi chimiche e di distruzione di massa", come era stato rappresentato dall'allora segretario di Stato Americano Colin Powell alle platea delle Nazioni Unite
Armi che alla fine non si sono mai trovate.
Adesso, a breve distanza dal ritiro delle truppe occidentali dall'Iraq, Tarek Aziz è stato ri-giudicato davanti all'Alta Corte del nuovo regime iracheno, (regime "filo occidentale", altrimenti saremmo rimasti in Iraq) e nonostante versi in pessime condizioni di salute, è stato condannato a morte, anzichè ai 22 anni già sentenziati.
Concludendo, credo che... ancora una volta... abbiamo "sicuramente" insegnato i concetti di democrazia e di rispetto dei diritti umani... ad una paese cone l'Iraq, che ne aveva bisogno...
Agli iracheni "gli abbiamo insegnato proprio bene" e loro "hanno proprio capito tutto"...
Alla faccia dell'ipocrisia.