Una sera qualunque...
cronache di gioco.
Il 29 gennaio 2017 era un giorno d'inverno come gli altri
anzi, forse meglio di tanti. Non faceva freddissimo e mi aspettava una tanto
attesa partita di calcio a 5. Il calcio non è più lo sport per i quarantenni,
questo lo so da solo ma per qualche ragione me lo hanno ripetuto in tanti da
questa mattina. Comunque non dovevo giocare la finale di Champions, era una
partita tranquilla e rilassante, puro divertimento all'insegna dello sport.
Tutto ok comunque. Finita la giornata di lavoro, un'oretta
al parco a pattinare (pattinare o correre fa oramai parte di una abitudine che va consolidandosi), poi casa e infine puntuale al campo per l'incontro valevole
per il Campionato di calcio a 5. Tra alti e bassi, l'organico ridotto da
defezioni e infortuni ci vede in solo cinque giocatori effettivi e il
risultato, anche per questi motivi parla chiaro: 8 a 5 per gli avversari a metà
del secondo tempo.
i sogni di gloria si affievoliscono ai rintocchi del cronometro, quando è giunto il momento che nella cronaca di un giorno qualunque
non mi sarei mai aspettato e un cronista sportivo avrebbe più o meno descritto
così:
"palla filtrante da sinistra a destra che arriva in
area di rigore, esce il portiere" - che sarei io - "palla protetta
dall'attaccante che esce dall'area, il portiere" - sempre io - "si
gira, l'attaccante tira... palla fuori. Boato del pubblico, non va!".
L'azione di gioco termina ma il portiere scivola sul terreno di gioco in prossimità della linea di fondo. "Decolla" con la testa rivolta al palo della recinzioneè e giù in caduta
libera. Vista la mala parata, riesce a spostarsi verso destra durante la caduta,
evitando di spaccarsi la testa ma finisce per rovinare al suolo e sbattere la
spalla sinistra su un palo di ferro che tiene la recinzione del campo". In
quel momento esplode il boato di terrore del pubblico (boato che se c'è stato,
io non l'ho sentito). A quel punto sentivo solo le mie di grida proporzionate al dolore che provavo
al braccio.
Dopo la botta sul ferro mi sono tirato su ma il braccio
sinistro sembrava non volermi seguire, anzi sembrava in balia della forza di
gravità e tendeva a cadere in verticale verso il suolo.
E' in quel momento, proprio mentre mi alzavo per riprendere
a giocare che sono entrato in un tunnel di "realtà attutita"; era
come se le voci, i movimenti e le persone che mi guardavano andassero al
rallentatore e io lì intento ad uscire da questo bozzolo che tentava di
avvolgermi.
"Ma guarda che situazione, di punto in bianco mi sono
fatto male e ho rovinato la partita a tutti", questo era il mio pensiero e mi veniva in mente anche il "vecchio detto cinese", ma ho dovuto abbandonarlo subito perché il dolore si faceva lancinante e la
nausea allo stomaco ancora più insopportabile. Era chiaro e non solo a me, da
come tutti mi guardavano, che era necessario fare qualche cosa, andare al
pronto soccorso.
Succedeva proprio così e in pochi minuti mi ritrovavo
ammesso al triage in codice verde, seduto su una sedia a rotelle e poi
trasferito su una barella in posizione semi seduta.
Tutto intorno era una stanza troppo piccola per essere
chiamata sala ma troppo larga per essere un corridoio. A destra e a sinistre
persone sedute, sdraiate o che camminavano. Tutti accomunati dal braccialetto
bianco al polso della mano destra.
Il senso del tempo se n'è andato annegato nel dolore, il
bozzolo che aveva iniziato ad avvolgermi al campo sportivo ora mi circondava completamente.
Non so dire dopo quanto ma alla fine mi ha visitato una
giovane dottoressa che ha decretato la necessità di una lastra. Ho stupidamente
provato a chiedere che cosa ne pensasse e chiaramente la risposta è stata:
"dopo i raggi vediamo".
Non contento di aver perso secondi preziosi con le mie
domande scontate, non ancora soddisfatto ho continuato chiedendo se fosse
meglio un braccio rotto o uno lussato, forse per dare a me stesso dlle false speranze. La risposta è stata che "non va bene in
nessun caso" e che "in ogni situazione ci sono conseguenze". A questo punto ho
ringraziato e ho capito che quando si è nella mia condizione è meglio tacere.
Ancora un tempo che è sembrato infinito e poi via! Il letto
spinto attraverso i corridoi fino al reparto raggi X per un'altra scena da film
drammatico. Il trasbordo dalla barella ad un banco di metallo e riuscire a distendere il braccio dolorante e la schiena su una
lastra per RX si è rivelato al limite del fattibile. Da qui i primi azzardi di
diagnosi su una probabile frattura.
Fatti i raggi in preda alle grida, il responso è stato
lapidario: "frattura all'omero.. e anche brutta".
"Brutta? Ma quanto brutta?" La risposta:
"brutta".
Una volta tornato nella piccola stanza o grande corridoio,
ancora una attesa questa volta sicuramente lunga fino a quando si è
materializzata una figura davanti a me: l'ortopedico! Senza giri di parole mi
ha detto che la frattura è brutta perché scomposta con tre pezzi. Termina
dicendo che è necessario un ricovero e forse una operazione per ricomporre la
frattura.
Alla faccia della partita di pallone per divertirsi, in una
serata qualunque di un giorno qualunque.... improvvisamente ha preso senso a pieno titolo il nostro "detto cinese"; ma alla fine... come avrei potuto immaginare un epilogo del genere?
(CONTINUA)
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