"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

lunedì 5 febbraio 2018

Cronache di giorni che passano.... e di pallone. -- CAPITOLO I --

Una sera qualunque... cronache di gioco.

Il 29 gennaio 2017 era un giorno d'inverno come gli altri anzi, forse meglio di tanti. Non faceva freddissimo e mi aspettava una tanto attesa partita di calcio a 5. Il calcio non è più lo sport per i quarantenni, questo lo so da solo ma per qualche ragione me lo hanno ripetuto in tanti da questa mattina. Comunque non dovevo giocare la finale di Champions, era una partita tranquilla e rilassante, puro divertimento all'insegna dello sport.

Tutto ok comunque. Finita la giornata di lavoro, un'oretta al parco a pattinare (pattinare o correre fa oramai parte di una abitudine che va consolidandosi), poi casa e infine puntuale al campo per l'incontro valevole per il Campionato di calcio a 5. Tra alti e bassi, l'organico ridotto da defezioni e infortuni ci vede in solo cinque giocatori effettivi e il risultato, anche per questi motivi parla chiaro: 8 a 5 per gli avversari a metà del secondo tempo.
i sogni di gloria si affievoliscono ai rintocchi del cronometro, quando è giunto il momento che nella cronaca di un giorno qualunque non mi sarei mai aspettato e un cronista sportivo avrebbe più o meno descritto così:
"palla filtrante da sinistra a destra che arriva in area di rigore, esce il portiere" - che sarei io - "palla protetta dall'attaccante che esce dall'area, il portiere" - sempre io - "si gira, l'attaccante tira... palla fuori. Boato del pubblico, non va!". 

L'azione di gioco termina ma il portiere scivola sul terreno di gioco in prossimità della linea di fondo. "Decolla" con la testa rivolta al palo della recinzioneè e giù in caduta libera. Vista la mala parata, riesce a spostarsi verso destra durante la caduta, evitando di spaccarsi la testa ma finisce per rovinare al suolo e sbattere la spalla sinistra su un palo di ferro che tiene la recinzione del campo". In quel momento esplode il boato di terrore del pubblico (boato che se c'è stato, io non l'ho sentito). A quel punto sentivo solo le mie di grida proporzionate al dolore che provavo al braccio.

Dopo la botta sul ferro mi sono tirato su ma il braccio sinistro sembrava non volermi seguire, anzi sembrava in balia della forza di gravità e tendeva a cadere in verticale verso il suolo.
E' in quel momento, proprio mentre mi alzavo per riprendere a giocare che sono entrato in un tunnel di "realtà attutita"; era come se le voci, i movimenti e le persone che mi guardavano andassero al rallentatore e io lì intento ad uscire da questo bozzolo che tentava di avvolgermi.

"Ma guarda che situazione, di punto in bianco mi sono fatto male e ho rovinato la partita a tutti", questo era il mio pensiero  e mi veniva in mente anche il "vecchio detto cinese", ma ho dovuto abbandonarlo subito perché il dolore si faceva lancinante e la nausea allo stomaco ancora più insopportabile. Era chiaro e non solo a me, da come tutti mi guardavano, che era necessario fare qualche cosa, andare al pronto soccorso.

Succedeva proprio così e in pochi minuti mi ritrovavo ammesso al triage in codice verde, seduto su una sedia a rotelle e poi trasferito su una barella in posizione semi seduta.
Tutto intorno era una stanza troppo piccola per essere chiamata sala ma troppo larga per essere un corridoio. A destra e a sinistre persone sedute, sdraiate o che camminavano. Tutti accomunati dal braccialetto bianco al polso della mano destra.
Il senso del tempo se n'è andato annegato nel dolore, il bozzolo che aveva iniziato ad avvolgermi al campo sportivo ora mi circondava completamente.

Non so dire dopo quanto ma alla fine mi ha visitato una giovane dottoressa che ha decretato la necessità di una lastra. Ho stupidamente provato a chiedere che cosa ne pensasse e chiaramente la risposta è stata: "dopo i raggi vediamo".
Non contento di aver perso secondi preziosi con le mie domande scontate, non ancora soddisfatto ho continuato chiedendo se fosse meglio un braccio rotto o uno lussato, forse per dare a me stesso dlle false speranze. La risposta è stata che "non va bene in nessun caso" e che "in ogni situazione ci sono conseguenze". A questo punto ho ringraziato e ho capito che quando si è nella mia condizione è meglio tacere.

Ancora un tempo che è sembrato infinito e poi via! Il letto spinto attraverso i corridoi fino al reparto raggi X per un'altra scena da film drammatico. Il trasbordo dalla barella ad un banco di metallo e riuscire a distendere il braccio dolorante e la schiena su una lastra per RX si è rivelato al limite del fattibile. Da qui i primi azzardi di diagnosi su una probabile frattura.

Fatti i raggi in preda alle grida, il responso è stato lapidario: "frattura all'omero.. e anche brutta".
"Brutta? Ma quanto brutta?" La risposta: "brutta".

Una volta tornato nella piccola stanza o grande corridoio, ancora una attesa questa volta sicuramente lunga fino a quando si è materializzata una figura davanti a me: l'ortopedico! Senza giri di parole mi ha detto che la frattura è brutta perché scomposta con tre pezzi. Termina dicendo che è necessario un ricovero e forse una operazione per ricomporre la frattura.


Alla faccia della partita di pallone per divertirsi, in una serata qualunque di un giorno qualunque....  improvvisamente ha preso senso a pieno titolo il nostro "detto cinese"; ma alla fine... come avrei potuto immaginare un epilogo del genere?
(CONTINUA)

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