"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

venerdì 16 settembre 2011

Kosovo: barricate serbe contro l’arroganza albanese

Anche se in Italia non se ne parla il Kosovo continua ad essere un problema. O meglio, non è tanto il Kosovo ad essere un problema ma è problematica la politica della Comunità Europea di appoggiare senza nessun tipo di analisi le manovre scellerate e improvvisate del presunto criminale che governa il Kosovo. 

L'idea idiota del primo ministro Thaqi di ripristinare i controlli di frontiera e doganali a Nord del Kosovo è oramai ridondante. Sono stati fatti molti tentativi di imporre questo tipo di misure senza prima risolvere i problemi che ci sono alla base e si sono sempre rivelati tentativi sbagliati e che sono costati vite umane.

Ma allora... vogliamo continuare ad assecondare personaggi come Thaqi e continuare a far finta che in Kosovo non ci siano problemi? Vogliamo continuare ad ignorare le richieste delle minoranze e far finta che i loro diritti siano rispettati? Vogliamo parlare chiaramente del passato di Thaqi ed aprire finalmente questa indagine sul traffico di organi umani che avrebbe diretto quando comandava l'UCK?
Vogliamo finalmente renderci conto che il Nord del Kosovo non può essere governato da albanesi perché ci vivono i serbi?
Ci vogliamo finalmente guardare in faccia ed affrontare i problemi anziché nasconderci dietro alla retorica, al perbenismo e l'ipocrisia della Comunità Europea?

Non si può continuare a tenere migliaia di militari NATO in Kosovo solo perché c'è una base americana a Gjilan o per far si che la Serbia non si riprenda il territorio che gli appartiene. 
Non è normale che il Segretario Genrale della NATO Rasmussen si occupi di questioni politiche e di aiutare il governo kosovaro in operazioni che di militare non hanno niente, bensì hanno il solo effetto di fungere da deterrente a proteste di popolazioni civili, per di più minoranze etniche..

Teniamo gli occhi aperti perché se veramente continuiamo ad assecondare manovre come quella di oggi 16 Settembre w lasciamo fare a Thaqi ciò che sta pianificando di fare nel Nord del Kosovo, ci potrebbe rimettere la vita qualche altro innocente e, dal momento che lo sappiamo, ne saremmo ugualmente responsabili, nonostante tutte le parole dette dall'alta rappresentante della Comunità Europea Catherine Ashton e tutta la diplomazia che ostentiamo.

Quindi basta con questa politica ipocrita di assecondare criminali o presunti tali. Se noi "comunitari" ci reputiamo tanto superiori rispetto agli altri, affrontiamo i problemi che ci siamo andati a cercare intromettendoci nella questione del Kosovo e cerchiamo di risolverli senza nasconderli dietro a tante chiacchiere, o rinviarli con tutti i soldi che sperperiamo per questa "indipendenza kosovara a metà".
Max
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L'articolo che segue è apparso il 14 settembre 2011 su www.rinascita.eu

Si infiamma la protesta nel Nord del Kosovo e nuove barricate nel corso della notte sono state allestite dai serbi, in segno di protesta contro l’arroganza albanese. Strade e accessi sono stati bloccati ai militari della missione Nato, Kfor, provenienti dal sud del Paese e diretti verso la Serbia. L’agenzia Tanjug ha reso noto che “dopo circa due ore di colloquio con i rappresentanti della comunità serba la colonna di circa 20 mezzi, tra blindati, camion e jeep, del contingente tedesco di Kfor, è tornata indietro alla sua base”. La protesta è ancora una volta motivata dalla volontà dei serbi di opporsi alle manovre del governo illegittimo del Kosovo che ha annunciato di voler dispiegare, a partire dal prossimo 16 settembre, uomini di polizia e doganieri presso i punti di confine con la Serbia. Dure anche le proteste del ministro dell’Interno serbo,  Ivica Dacic, che ha minacciato la reazione di Belgrado con “una serie di misure”. Il ministro dopo essere stato convocato insieme al premier, al ministro degli Esteri e ad altri rappresentanti del governo, dal presidente della Repubblica, il filo-atlantico Boris Tadic, ha riferito: “Abbiamo raggiunto l’accordo circa tutte le misure diplomatiche e politiche” da adottare, sottolineando poi che la Serbia ha “diversi punti di attraversamento del confine amministrativo popolati da una parte e dall’altra da albanesi, e potremmo chiuderli ermeticamente”. Martedì scorso era intervenuto anche il presidente Tadic che aveva rifiutato la volontà albanese di imporre ai serbi i loro confini. Per il migliore alleato di Washington, l’idea di inviare dei doganieri kosovari al confine settentrionale, è un tentativo di imporre con la forza soluzioni unilaterali che “va contro la pace nell’area”. Il quale non ha celato il timore “di un nuovo esodo di serbi dal Kosovo”, come quello che seguì le persecuzioni contro gli stessi nel 2004. “Capisco – ha incalzato il capo di Stato di Belgrado – le autorità di Pristina, poiché rientra nel loro compito, ma non posso capire questo picco di irresponsabilità da parte delle istituzioni internazionali presenti in Kosovo”. Kfor, ha chiosato Tadic, “non può funzionare da servizio di trasporto per i cosiddetti doganieri albanesi di Pristina, ma deve essere al servizio della pace e della sicurezza di tutti gli abitanti del Kosovo”. Considerazioni condivise anche da Dacic. “Non capisco – ha dichiarato nel pomeriggio il ministro – come alcune persone non si rendano conto che tutto questo può portare a nuovi conflitti, ancora più grandi”.
Ma in questa disputa così aspra è necessario muovere un appunto ai politici di Belgrado, il cui desiderio di voler portare la Serbia a tutti i costi nell’Unione europea è stato sfruttato dagli occupanti albanesi per veder riconosciuta la secessione del Kosovo dalla madre patria. Per cui il premier del Kosovo occupato Hashim Thaci, presentando ieri il piano per stabilire il controllo nel confine nord, ha osservato che Belgrado dovrebbe “rinunciare ai suoi piani di destabilizzazione e di minaccia alla sovranità del Kosovo”. Un affronto quello albanese per veder affermato, ad ogni costo, l’ingiusto dominio sulla regione serba.

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