La vera libertà di stampa è dire alla gente
ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.
George Orwell
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The true freedom of the press is to tell people
what people would not want to hear.
George Orwell
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In pratica ogni giornalista ha bisogno di un pubblico o di un numero di lettori per essere considerato un buon giornalista.
Il numero di lettori o la quantità di pubblico fanno del giornalista un giornalista importante o un giornalista qualsiasi.
La qualità dell'informazione non fa alcuna differenze.
Per questo motivo la tendenza generale è di dire alla gente ciò che vuole sentire in quel momento, in base alla moda del periodo o al modo di pensare comune (purché sia semplice e non richieda approfondimenti).
Per raggiungere una "audience" elevata i giornalisti cercano di diffondere informazioni irrilevanti dal punto di vista informativo ma che attraggono la curiosità e danno vita ai gossip di massa o a credenze di massa.
Tale ricerca è stata esasperata negli ultimi anni, tanto da invadere (e perché no comprare) informazioni provenienti da intercettazioni telefoniche "irrilevanti" ai fini delle indagini ma che per i lettori hanno il sapore di rivelazioni di segreti indicibili. Questo basta per aumentare "l'audience". In passato il "Gossip" era riservato a certi tabloid o a certi servizi televisivi che miravano esclusivamente al Gossip, senza la pretesa di fare informazione, oggi le due cose si equivalgono.
Per i reportage dalle zone di guerra la tecnica usata è quella dell'enfasi al fine di rendere lo spettatore attento e sensibile, oltre a dare quella parvenza da eroe al reporter.
Nascono così racconti di aerei e bombardamenti mai visti, senza far vedere neppure la foto di un aereo. Allo stesso modo si crea una storia dietro ad ogni singolo incidente occorso alle truppe di pace, senza però che il giornalista sia andato sul posto a vedere cosa è successo realmente.
I servizi giornalistici successivi a guerre e tragedie, i così detti reportage o approfondimenti su argomenti specifici, raccontano via via la storia orientandola su quella che è la moda del momento, sulla versione dei fatti che piace di più in quel preciso momento storico.
Con questi principi, lo spettatore ha la sensazione di sapere tutto di alcuni politici perché legge delle loro intercettazioni telefoniche, peccato che nessuno pubblichi le intercettazioni di telefonate dove i politici discutono ed espongono intenti positivi.
Questa non è propriamente informazione, e non si tratta di libertà di stampa quando si pubblicano documenti che per motivi di indagine dovrebbero rimanere confidenziali o che vengono estrapolati dal contesto originale.
Si tratta solo di fare "audience"
Altro caso è il giornalista sudato e dallo sguardo serio che trasmette notizie dai territori di guerra. Per esempio prima di riferire dalla Libya era chiaro che la gente "voleva sapere" e "doveva sapere" che Gheddafi era in generale "il cattivo", mentre gli insorti erano generalmente "buoni". Nessun approfondimento ulteriore, la cronaca ruotava intorno a questi due concetti semplici e scontati per il pubblico.
I servizi televisivi (reportage) o gli articoli di approfondimento, sono anch'essi orientati all'audience. Nonostante alcuni bravi reporter riescano ad entrare nei meandri della questione, alla fine il sunto che ne fanno, rispecchia la moda e il modo di pensare comune del periodo in cui il reportage andrà in onda o in stampa.
La gente non vuole sentire cose che non riesce a capire e non vuole conoscere cose diverse dall'opinione che ha a priori e che ha maturato "vox populi".
Alla fine la libertà di stampa non equivale alla libertà di dire in tv o sui giornali tutte le cose che si vuole, senza neanche sapere se sono vere o false, oppure rendendo meno false alcune notizie e meno vere altre, solo per aumentare gli spettatori o i lettori.
La "libertà di stampa" si concretizzerebbe nel riferire la verità, pura e semplice. Senza mediazioni politiche o orientamenti dovuti alla moda, o aggiustando il tiro dicendo sempre ciò che la gente vorrebbe sentirsi dire.
Max
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