"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

mercoledì 5 ottobre 2011

A Mogadiscio gli estremisti alzano il tiro. - Lettera43

Ancora morti a Mogadiscio. Altri cadaveri che vanno ad aumentare le cifre già mostruose dei morti in Somalia, sia a causa della carestia, sia a causa degli scontri tra le forze dell'AMISOM a favore del Governo Transitorio e i terroristi islamici di Al-Shabaab che tornano prepotentemente all'attacco.

Il terrorismo di matrice islamica è stato ed è considerato il rischio più grande che corrono i paesi occidentali. Sulla base di questa assunzione sono state fatti "interventi preventivi", trasformati in vere e proprie guerre, in vari paesi islamici. Un esempio per tutti è la guerra in Afghanistan, che ancora non trova una conclusione o una strategia di uscita per i paesi partecipanti.

In Somalia il terrorismo di matrice islamica è palese e l'appartenenza ad Al Qaeda è  palesata dagli stessi Shabaab.

In Somalia non serve fare un intervento preventivo per prevenire atti di terrore, in Somalia basterebbe intervenire. Purtroppo tutti stanno a guardare. Probabilmente perché in Somalia c'è molto da perdere (anche per le super-segrete truppe di Obama) e nulla da guadagnare (o acquisire, o arraffare).

Il concetto di intervento umanitario che è valso per la Libya, in Somalia sembra inapplicabile e il fatto che i terroristi scorrazzino liberi ammazzando un mare di gente passa inosservato anche all'attenzione dei nostri maggiori mass-media.
Max
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A Mogadiscio gli estremisti alzano il tiro. - Lettera43

Martedì 4 ottobre Mogadiscio è stata sconvolta da un’autobomba lanciata a tutta velocità contro un edificio governativo, provocando 100 vittime tra militari e civili. L'attentato è stato firmato dagli Shabaab, gli studenti coranici, emanazione delle Unione delle Corti Islamiche che ha controllato il Paese fino all'arrivo delle Nazioni Unite nel 2007.
Cacciati da Mogadiscio ad agosto scorso dai militari della forza di pace dell’Unione africana ( i 9 mila burundesi e ugandesi dell’Amisom) e, dopo anni di tentativi infruttuosi e lotte, i miliziani avevno giurato una punizione esemplare. Ed è arrivata.
Il potere degli Shebaab potrebbe però ricevere un colpo dalla più grave crisi umanitaria della storia africana, che dal giugno scorso sta colpendo il corno d'Africa. Giornalisti locali ed osservatori indipendenti ritengono infatti che la carestia e la fuga in massa dalle zone sotto il controllo degli Shabaab (in particolare le regioni di Shabelle e di Bakool) stiano minando la credibilità dei miliziani.
«Perché l’impatto più duro della carestia si sta avendo soprattutto nella fascia di territorio in mano ai miliziani pro Al Qaeda?», si chiedono ormai in molti. La questione inizia a creare crepe anche all’interno dello stesso movimento, con alcuni leader favorevoli ad accettare gli aiuti umanitari della comunità internazionale, mentre altri rifiutano qualsiasi contatto con l’Occidente.
Mercoledì, 05 Ottobre 2011

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