"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

sabato 31 dicembre 2011

Buon Anno Nuovo !!!

Nella speranza che l'Anno Nuovo sia migliore di quello vecchio.


Tanti auguri a tutti, 
belli e bruttini, 
grandi e piccini, 
buoni e cattivi,
lontani e vicini.

Auguri a chi sta vivendo la crisi economica e Auguri a chi vive nella perenne crisi di sempre;
Auguri a chi sta per essere aggredito in nome della pace e auguri a chi minaccia tutti in nome della sua religione;
Auguri a chi combatte per la pace e Auguri sinceri a chi pace non trova;
Auguri anche a chi aspetta le elezioni e Auguri chi lotta contro la dittatura. 
Auguri a chi si batte contro fame e malattie e Auguri a chi lotta per arrivare a domani.

Auguri amici miei... 
Auguri per un Buon Anno Nuovo a tutti... 


Happy New Year to All !!!
Joyeux Nouvel An a Tout le Monde !!!
Gott Nytt År !!!
Furaha ya Mwaka Mpya !!!
Onnellista Uutta Vuotta !!!
Срећна Нова година !!!
Feliz Año Nuevo !!!
Glückliches Neues Jahr !!!
An Nou Fericit !!!
Gëzuar Vitin e Ri !!!
Yeni Yılınız Kutlu Olsun !!!
C Новым годом !!!
!!!نیا سال مبارک ہو 
Feliz Ano Novo !!!
Ευτυχισμένο το Νέο Έτος !!!
ハッピーニューイヤー !!!

venerdì 30 dicembre 2011

Steve Jobs , il genio nelle sue parole.


Il pensiero e la filosofia di Steve Jobs attraverso una raccolta di frasi, discorsi e interviste. 


L'idea geniale  ed innovativa descritta attraverso le parole del protagonista.

L'ascesa, la caduta e la risalita del "Picasso dei computer".

Un libro facile da leggere che non è una biografia, ma più semplicemente una raccolta di pensieri e concetti, espressi in occasione di varie interviste nel corso della vita di Steve Jobs.

Pensieri e concetti sufficienti ad illustrare un modo di lavorare rivolto all'ottenimento di un prodotto che nasce da un sogno.

giovedì 29 dicembre 2011

Quote of the day - Frase del giorno


Tutte le cose,                                 
anche le meno interessanti,  
o le più brutte,                             
hanno un lato piacevole.         
Bisogna solo volerlo vedere. 


All things
even the less interesting,
or the most ugly,
have a pleasant side.
You should just see it.


Hermann Hesse
- - -

mercoledì 28 dicembre 2011

Navi sequestrate, forse è il momento di dire basta...

Mentre la Savina Caylyn torna a casa dopo un sequestro di 10 mesi ad opera dei pirati somali, neppure il tempo di esultare e un'altra nave italiana con 7 italiani a bordo è stata sequestrata. 

Questa volta è toccato alla Enrico Ievoli, una nave cisterna di oltre 15.000 tonnellate. A bordo oltre ai 7 italiani ci sono 5 ukraini e 8 indiani.

In tutto questo susseguirsi di sequestri c'è qualche cosa di strano: 

- Ci sono due missioni navali nell'oceano indiano finanziate e promosse da Comunità Europea (Atlanta) e NATO (Ocean Shield), che dovrebbero servire a combattere il fenomeno della pirateria. 
Meno male che ci sono le nostre navi da guerra!  La presenza navale a largo del Corno d'Africa costa un mare, anzi un'oceano di soldi e nonostante tutto sono decine le navi mercantili sequestrate dall'inizio dell'anno, e il trend è in crescita rispetto all'anno precedente. 
Se confrontiamo il costo delle missioni con i risultati effettivi, ci rendiamo conto che la nostra partecipazione è l'ennesima "presenza di facciata", ci dobbiamo essere perché ci sono anche gli altri paesi, ma nessuno è in grado o vuole fare veramente la differenza, se non in pochi casi fortuiti.
La realtà è e rimane quella dettata dai fatti: "La sicurezza della navigazione nell'Oceano Indiano non è garantita".

-  Oltre al "danno" c'è poi la "beffa". Dopo 10 mesi, la nave italiana Savina Caylyn e il suo equipaggio sequestrato, sono stati liberati con successo dalle nostre autorità. Sono passati appena quattro o cinque giorni da questo successo che i pirati hanno ben pensato di impossessarsi di un'altra nave italiana. Questo significa altri "assets" italiani e altri connazionali nelle mani di una banda di criminali incontrollati; significa nuove trattative con gli stessi criminali e dimostra ancora una volta che le autorità somale, da noi supportate con un altro "mare" di soldi attraverso la Cooperazione e l'ONU, non riescono ad imporre alcuna legalità nel proprio territorio.

Non vedo ragioni, se non quelle umanitarie, per pagare un'altro riscatto (se mai fosse stato pagato per la Savina Caylyn) o di trattare ulteriormente con dei criminali. A mio modo di vedere questo trattamento riservato al nostro paese da parte della Somalia è sufficiente a giustificare un nostro più importante intervento. 
Si tratta a tutti gli effetti di un attacco nei confronti del nostro paese, diretto verso le nostre risorse e verso i nostri connazionali. Non è più un caso isolato ma prende sempre più le sembianze di un attacco sistematico.

In altre zone del mondo siamo intervenuti per molto meno, ad esempio in Libya, in Iraq e in Afghanistan. In questi paesi non ci avevano fatto niente di male, siamo intervenuti solo perché obbligati dai patti NATO. L'Italia dovrebbe seriamente considerare la possibilità di intervenire in Somalia, non contro gli estremisti islamici di Al-Shabaab, ma per ristabilire il rispetto della legge laddove imperversano i pirati e i vecchi signori della guerra. Il nostro paese dovrebbe farsi promotore di un intervento militare risolutivo volto a riportare la legalità, la sicurezza della navigazione e la liberazione dei nostri connazionali.
Dal momento che si tratta di un intervento legittimo, visto che siamo noi i primi ad essere sotto attacco, la NATO, a cui siamo legati da un patto di mutua assistenza, dovrebbe supportare questa legittima campagna militare in difesa dei nostri interessi.

Peccato che la Somalia faccia così tanta paura a tutti, Stati Uniti in testa dopo la disfatta del 1993.
E' questa paura a farci accettare passivamente le angherie di un gruppo di criminali che imperversa nei mari, proprio come facevano i pirati dei Caraibi oltre un secolo fa.

P.S.:
Art.11 della Costituzione: 
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

Questo sacrosanto dettame della Costituzione va rispettato in tutto e per tutto.
In Somalia noi non andremmo ad "offendere" ma ci andremmo a "difendere", al contrario di quanto abbiamo fatto in Kosovo nel 1999 o in Libya nel 2011, dove tramite la NATO abbiamo promosso e contribuito a dispensare morte e distruzione.

martedì 27 dicembre 2011

NIGERIA: Strage di Natale e rischio terrorismo islamico

Non si placa l'odio religioso in Nigeria, neanche nel periodo di Natale.
Il gruppo estremista islamico Boko Haran ha rivendicato i tre attentati esplosivi contro chiese cattoliche durante le celebrazioni natalizie, che hanno provocato oltre 30 morti. 

Avevamo già parlato del pericolo per la Nigeria di una deriva islamica estremista e gli attentati di questi giorni confermano, se mai ce ne fosse bisogno i timori espressi. 

La Nigeria è uno dei paesi più estesi dell'Africa, è caratterizzato da varie differenze tribali che dividono la popolazione, ma è soprattutto la differenza di religione, in particolare tra cristiani e islamici, che si sta rivelando un ostacolo duro da superare per il Presidente Jonathan Goodluck e un problema difficile da affrontare per le forze di polizia nigeriane.

Come già avviene in altri paesi dell'Africa, anche in Nigeria l'odio religioso è un problema destinato ad estendersi, a causa di infiltrazioni di fondamentalisti che offrono mezzi e tecniche volti ad armare e radicalizzare gruppi islamici locali, come appunto Boko Haran.

Nonostante i vari, maldestri tentativi di combattere il fenomeno della radicalizzazione religiosa nell'ambito della lotta al terrorismo, attuati dagli "Stati Uniti & C." in tutto il mondo, scatenando guerre e con azioni militari segrete, sembra che i risultati siano ancora scarsi, tanto è vero che la Nigeria si sta trasformando nell'ennesimo paese a dover fare i conti con un terrorismo di matrice religiosa che si sta estendendo a macchia d'olio in tutta l'Africa e non solo.

Non a caso gli attentati si stanno intensificando alcuni mesi dopo le elezioni politiche.
L'ascesa al governo del presidente cristiano Goodluck, coadiuvato da una vicepresidenza islamica, sarebbe in grado di garantire una parità di diritti a tutte le specificità tribali e a tutti i gruppi religiosi. Purtroppo non sembra godere di alcuna approvazione da parte dei gruppi estremisti islamici che rifiutano ogni tipo di mediazione o dialogo. 

E' evidente che la parte più radicale dei fedeli dell'islam non riesce ad accettare alcun tipo di uguaglianza pretendendo una radicalizzazione totale del paese. 

Questo è il rischio a cui teoricamente sono sottoposte anche Libya, Egitto e Tunisia (per fare alcuni esempi) se delle ancora lontane elezioni democratiche, dovessero scaturire governi di coalizione in cui i radicali islamici non godessero di un posto privilegiato o venissero esclusi.  

lunedì 26 dicembre 2011

La Pazienza del Ragno - Camilleri


Una complicata indagine per il Commissario Montalbano in un racconto che evidenzia una difficile scelta da fare tra il concetto e i dettami della pura giustizia scritta e la decisione di coscienza. 
Scelta su cui il Commissario non eviterà di riflettere e meditare prima di decidere.

Inizialmente faccio un po' di fatica a capire tutti i termini in dialetto siciliano ma poi il racconto scorre bene, anche perché la storia narrata diventa via via sempre più complicata e avvincente.

A mio avviso è sicuramente un bel romanzo da leggere e un ottimo passatempo. 


Max

domenica 25 dicembre 2011

Buon Natale

Oggi è Natale per la 2011ima volta nella storia (anno più, anno meno a seconda di come si conta il tempo e a meno di errori). 

Una volta si diceva che a Natale siamo tutti più buoni. A Natale si facevano opere di bene e, almeno per un giorno, molti dedicavano un po' di tempo a qualche causa caritatevole o a qualche opera rivolta al prossimo e più sfortunato.

Quest'anno a Natale, in pena crisi economica mondiale, dove ogni cittadino nel nostro paese ha perso il 7% del proprio benessere, ancora peggio in Grecia e Portogallo, quasi come noi in Spagna, Irlanda e forse peggio di noi in Francia, anche se ancora non se ne sono accorti, negli Stati Uniti ci sono state risse, litigi e sparatorie per accaparrarsi un paio di scarpe sportive ultimo grido firmate da qualche stella del basket.

Se le scarpe le avessero regalate magari la notizia non sembrerebbe così eclatate. Il problema è che la corsa non era al regalo, la bagarre si è scatenata per comprare queste scarpe al presso di ben 160 dollari!

Oltre 120 Euro e una voglia frenetica di spenderli per un paio di scarpe ultimo grido, alla faccia della crisi!
E alla faccia del Natale, visto che qualcuno è stato disposto ad arrivare alle botte e al turbamento dell'ordine pubblico pur di avere quelle scarpe.

Bene, se l'acquisto delle scarpe da basket di Jordan sono state l'impegno principale negli Stati Uniti per questo Natale, non dimentichiamo che nel resto del mondo il Natale non ha significato un gran che per nessuno.

In molti paesi dell'Africa si continua a morire di fame, malattie e guerra. Decine di morti tra Somalia, Sudan, Congo e altri paesi in crisi, proteste represse in Egitto, malcontento sopito in Qatar, Libya da ricostruire, proteste senza quartiere in Yemen, scontri tra Sunniti e Sciiti in Iraq, con rischio di ingerenze da parte dell'Iran. 100.000 persone in piazza a Mosca a protestare contro Putin, milioni in Korea del Nord a piangere il tiranno defunto, crisi Francia-Turchia per la legge francese sul genocidio armeno (ne parleremo ancora), attentati e manifestazioni in Syria, ancora migliaia di nostri militari in giro per il mondo tra Afghanistan, Kosovo, Libano, a controllare situazioni in equilibrio precario pronte ad esplodere.

Il Natale, il giorno della Nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, è anche questo, feste sfrenate e corse al consumismo, contemporaneamente a situazioni di morte e distruzione.

Mi sa che il senso del Natale sia più che mai smarrito, in questo momento in cui assicurarsi un numero di voti sufficienti ad essere rieletti o mantenere il potere con la forza, indossando un paio di costose scarpe da basket ultimo modello, sembrano tutto ciò che interessa nel mondo. 

Il significato del Natale dovrebbe accompagnare tutti ogni giorno della nostra vita, al contrario ai giorni nostri, il Natale viene travisato anche il 25 Dicembre.

Nella speranza che il vero senso del Natale torni a risplendere sul consumismo, la tirannia e le guerre in tutto il mondo, auguriamo a tutti un Natale Felice !!!

sabato 24 dicembre 2011

Gioco del Panforte


Nel periodo di Natale, in certe zone della Toscana si gioca a un gioco tradizionale detto "Gioco del Panforte".

Anzi tutto il panforte è un dolce tipico di Siena dalla forma schiacciata e rotonda. Si prepara con frutta secca, farina di mandorle, miele e frutta candita. Nella tradizione senese è il tipico dolce delle feste. Il prodotto finale della lavorazione ha una discreta consistenza e oltre ad essere mangiato, o almeno prima di essere mangiato, si presta ad "essere giocato".

Il Gioco del Panforte consiste nel posizionare un solido tavolo di legno in una stanza dal soffitto abbastanza alto, poi si stabilisce una linea di lancio a circa 5 o 6 metri dal tavolo, ma anche più lontano, a piacimento dei giocatori.

Si incarta il panforte (senza rimuovere l'incarto originale) con una carta gialla da alimenti oppure con la carta di giornale e si fissa il nuovo incarto con uno spago.
Si gioca a squadre di due giocatori e possono partecipare allo stesso gioco un numero di squadre a piacere.

A turno i giocatori lanciano il panforte verso il tavolo. Il lancio è valido se il panforte rimane fermo sul tavolo. Una volta che il panforte atterra con successo sul tavolo si misura la distanza tra il punto più arretrato del panforte e il bordo più arretrato del tavolo ("punto a dietro"), oppure tra il bordo più avanzato del panforte e il bordo più avanzato del tavolo ("punto avanti"), a seconda dell'accordo iniziale tra i giocatori. 
I "Professori del panforte" giocano sempre a "punto a dietro"!

La squadra che fa misurare la distanza minore tra panforte e bordo del tavolo segna un punto. La squadra che ha "fatto il punto", decide se il prossimo punto verrà giocato "avanti" o "a dietro".
Chi raggiunge totalizza per primo sei punti vince la partita. Nella tradizione la squadra vincitrice vinceva il panforte, oggi vince un premio e il panforte si mangia tutti insieme.


Il gioco sembra facile per chi lo guarda, ma consiste anche in una certa esperienza da parte di chi gioca. I giocatori più esperti sviluppano le proprie tecniche per impugnare il panforte e dei personali stili di lancio. L'agonismo poi fa il resto.


E' un bel modo per passare una serata in compagnia e per scambiarsi gli auguri di Natale.


Ah... io oggi ho giocato e ho sempre perso... va beh... Tanti Auguri e Buon Natale a tutti !!!

venerdì 23 dicembre 2011

Somalia: Liberata la Savina Caylyn

La Savina Caylyn è una nave di proprietà di un armatore italiano, battente bandiera italiana e che oltre a 21 indiani, aveva a bordo 5 italiani compreso il comandante.

La Nave era stata catturata dai pirati somali a Febbraio di quest'anno e trattenuta fino a ieri.

La liberazione è stata accolta con un sospiro di sollievo da parte dei familiari e segna la fine di un periodo di trattative internazionali tra il nostro Governo e un gruppo di criminali che fino ad oggi opera incontrastato nell'Oceano Indiano e a largo del Corno d'Africa.

Le autorità italiane hanno dichiarato che la nave è stata liberata senza rappresaglie e senza spargimento di sangue. Inoltre non sarebbe stato pagato alcun riscatto.

Ciò può significare due cose: la prima, poco probabile, è che i pirati siano stati folgorati da qualche visione divina e si siano finalmente redenti, cambiando vita e chiedendo anche scusa per le loro malefatte.
La seconda, leggermente più probabile, è che le cose non siano andate esattamente come viene riferito alla stampa. In effetti secondo fonti vicine ai pirati somali sembra che il riscatto sia stato pagato. Ben 11,5 milioni di Euro.

Addirittura vengono forniti i dettagli da varie agenzie stampa, ovvero che il riscatto sarebbe stato pagato in due tranches, la prima delle quali di 8,5 milioni di Euro in contanti sarebbe stata consegnata lanciandola da un elicottero.

Poco male, come avevamo già affermato in passato, sembrano soldi tutto sommato spesi bene. 5 connazionali che tornano a casa dalle loro famiglie, i 17 indiani che tornano dai loro cari e la nave che torna anch'essa a casa. 

Se la notizia del riscatto fosse confermata, tra tutti i partecipanti (non credo che solo il Governo italiano si sia fatto carico della spesa), avrebbero pagato 11,5 milioni di Euro per salvare la vita a 22 persone che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato per portare a casa uno stipendio, lavorando in una petroliera da oltre 100.000 tonnellate.

Soldi spesi bene, molto meglio di quelli spesi (e non si sa quanti sono) per liberare le due "volontarie pacifiste" rapite in Iraq e che dopo la liberazione hanno anche attaccato le autorità italiane. Oppure il giornalista di Repubblica rapito in Afghanistan dove si trovava per non si quali sogni di gloria giornalistica durante un periodo di guerra nel quale era assolutamente sconsigliato recarsi in Afghanistan.

Quella della Savina Caylyn è una storia a lieto fine, auguriamo all'equipaggio di fare presto ritorno a casa e che gli 11,5 milioni, se veramente pagati possano servire a fare del bene a qualche povero disgraziato e non a sequestrare altre navi o finanziare altri crimini.
Auguri.

giovedì 22 dicembre 2011

David Icke, "teoria del complotto" e "illuminati"



Non esistono prove a proposito dell'esistenza della così detta "Teoria del Complotto" e del tentativo dei così detti "illuminati" di controllare il mondo. David Icke è comunque uno dei più convinti sostenitori dell'esistenza della casta degli "illuminati" e della reale minaccia delle loro intenzioni.

Per queste convinzioni, che non ha esitato ha rendere pubbliche, Icke è stato considerato pazzo, mentre per altre affermazioni è stato accusato di antisemitismo e censurato.

Il video che segue non ha come argomento la "Teoria del complotto" o della "cospirazione", bensì tratta un argomento di attualità e un problema che persiste da decenni: il "conflitto israelo-palestinese".

Non mi sembrano esattamente la propaganda di un pazzo, né il video che segue, né l'affermazione di David Icke di seguito riportata:


« Penso che la gente debba avere il diritto di credere, di leggere e di avere accesso a tutte le informazioni, per formarsi una propria opinione su cosa pensare. Se qualcosa non ha senso, e se qualcosa non accade, verrà mostrato come insensato sotto le luci dell'arena pubblica » (D. Icke)
___
A me non piace di dover credere ciecamente che le guerre che scateniamo in giro per il mondo siano giuste, solamente perché lo dicono i reportage dei TG o lo scrivono i giornali che appartengono a caste o fazioni politiche. Questa non è informazione, somiglia più a una certa controinformazione di propaganda volta ad imprimere una determinata idea di comodo nell'opinione pubblica.

Rinuncerei molto volentieri all'informazione e alla ricerca della verità per dedicarmi ad altro, se avessi la certezza che l'intento comune in tutto il mondo, fosse quello di vivere in pace e in vicendevole rispetto gli uni per gli altri. 
Max

mercoledì 21 dicembre 2011

Governo e soldi - 4. Sacrifici


In fin dei conti si tratterebbe solo di assumere comportamenti conformi a quelli dell'Europa Unita, di cui tra l'altro siamo tra i principali fautori.



(La lista che segue l'ho ricevuta da un amico).


"LO STATO CHIEDE di aumentare l'età delle pensioni perché in EUROPA tutti lo fanno.

NOI CHIEDIAMO IN CAMBIO:
1 - di arrestare tutti i politici corrotti, di allontanare dai pubblici uffici tutti quelli condannati in via definitiva perché in EUROPA tutti lo fanno, o si dimettono da soli per evitare imbarazzanti figure.

2 - di dimezzare il numero di parlamentari perché in EUROPA nessun paese ha così tanti politici !!

3 - di diminuire in modo drastico gli stipendi e i privilegi a parlamentari e senatori, perché in EUROPA nessuno guadagna come loro.

4 - di poter esercitare il "mestiere" di politico al massimo per 2 legislature come in EUROPA tutti fanno !!

5 - di mettere un tetto massimo all'importo delle pensioni erogate dallo stato (anche retroattive), max. 5.000,00 euro al mese di chiunque, politici e non, poiche' in EUROPA nessuno percepisce 15/20 oppure 37.000,00 euro al mese di pensione come avviene in ITALIA.

6 - di far pagare i medicinali visite specialistiche e cure mediche ai familiari dei politici poiche' in EUROPA nessun familiare dei politici ne usufruisce come avviene invece in ITALIA dove con la scusa dell'immagine vengono addirittura messi a carico dello stato anche gli interventi di chirurgia estetica, cure balneotermali ed elioterapioche dei familiari dei nostri politici !!

CARI MINISTRI
non ci paragonate alla GERMANIA dove non si pagano le autostrade, i libri di testo per le scuole sono a carico dello stato sino al 18° anno d'eta', il 90 % degli gli asili e nido sono aziendali e gratuiti e non ti chiedono 400/450 euro come gli asili statali italiani !!


IN FRANCIA
le donne possono evitare di andare a lavorare part time per racimolare qualche soldo indispensabile in famiglia e percepiscono dallo stato un assegno di 500,00 euro al mese come casalinghe piu' altri bonus in base al numero di figli .

IN FRANCIA
non pagano le accise sui carburanti delle campagne di napoleone, noi le paghiamo ancora per la guerra d'abissinia!!
(...)"


Forza Monti !
"Tecnicamente" ce la possiamo fare anche a ridurre il "magna magna"!!!

martedì 20 dicembre 2011

La morte del leader Nord Coreano Kim Jong Il e il suo impatto geopolitico.

E' morto il leader storico della Corea del Nord, Kim Jong Il, presidente e leader dell'unico partito politico del paese, il Partito Coreano dei Lavoratori.

Da sempre la Corea del Nord ha rappresentato l'incognita più grande per la geopolitica e il bilanciamento delle forze a livello internazionale. La Corea del Nord non è mai stata allineata con la politica occidentale e ha da sempre mantenuto una chiara indipendenza dalle politiche asiatiche di Russia e Cina nonostante una condivisione dei dettami del socialismo in stile marxista-leninista.

Il leader Kin Jong Il, era al potere dal 1994, successore del leader storico e "Presidente Eterno" Kim Il-Sung, in carica sin dal 1948.

La politica di Kim Jong Il, divenuto presidente dopo aver comandato l'esercito coreano, ha continuato a mantenere l'isolamento del paese dal resto del mondo, nonostante l'ingresso nelle Nazioni Unite avvenuto nel 1991. 

L'isolazionismo della Corea del Nord è stato caratterizzato anche dalla forte volontà di autonomia nei confronti delle superpotenze, dall'indipendenza di gestirsi senza condizionamenti esterni, mantenendosi svincolata dai bilanciamenti geopolitici. 

Ad oggi la Corea del Nord vanta il quarto esercito più grande al mondo e il forte deterrente delle armi nucleari. La Corea del Nord mantiene un programma spaziale autonomo e un invidiabile sviluppo tecnologico.
Per contro lo sviluppo e la potenza dello stato ha richiesto da sempre sacrifici immensi alla popolazione, in linea con la politica socialista del paese. 

La morte del leader e attore unico della politica nord coreana, non sembra aver suscitato cordoglio in nessuno dei capi di stato mondiali, la cui attenzione si è focalizzata immediatamente sulla successione che può indubbiamente ridefinire il bilanciamento geopolitico mondiale.

Il successore designato di Kim Jong Il è il figlio più giovane Kim Jon Un, che ufficialmente sembra godere della stila del Partito Coreano dei Lavoratori.

Quali scenari si profilano con l'ascesa al potere del nuovo leader?
Nella Corea del Nord attuale un movimento popolare di contrasto alla nuova leadership, sullo stile della così detta "primavera araba", sembra da escludere in partenza per il forte condizionamento interno del paese e la fortissima militarizzazione, ma anche la forte adesione alla mentalità statale da parte della popolazione.

La successione al potere giunta in maniera inaspettata, non ha dato tempo al nuovo leader di maturare da un punto di vista politico e, nonostante la nomina a generale, non vanta una lunga esperienza militare. 

L'inesperienza politica e in ambito militare del nuovo leader potrebbe costituire una variabile importante in valutazione di possibili attacchi interni al potere. Parenti in linea diretta vantano una maggiore esperienza politica, mentre è da capire se gli alti ranghi dell'esercito appoggeranno la nuova leadership.

In tutto questo va considerato anche quale sarà l'approccio "ufficiale" e "ufficioso" della politica internazionale nel ricreare un bilanciamento geopolitico delle forze; il tentativo di sfruttare questa nuova possibilità di dialogo internazionale con la Corea del Nord, offerta dalla morte di Kim Jong Il, oltre alla nuova e inaspettata possibilità di ingerenza negli affari interni del paese, tramite la tessitura di trame con dissidenti e pretendenti al potere, che potrebbero sfruttare appoggi (ufficiosi) destabilizzanti, da parte di "players" stranieri.  

L'unica certezza è che l'avvicendamento della leadership rappresenta un momento estremamente delicato che la politica internazionale deve valutare attentamente in chiave di mantenimento della sicurezza globale.
In altre parole il vecchio leader, pur non rappresentando l'interlocutore preferito, era oramai conosciuto. Il figlio rimane per adesso un'incognita da valutare con attenzione.

lunedì 19 dicembre 2011

The Syria Crisis: Assessing Foreign Intervention | STRATFOR

The Syria Crisis: Assessing Foreign Intervention is republished with permission of STRATFOR
By Scott Stewart

The ongoing unrest, violence and security crackdowns in Syria have been the subject of major international attention since February. Our current assessment is that the government and opposition forces have reached a stalemate in which the government cannot quell the unrest and the opposition cannot bring down the regime without outside intervention. 

In the Dec. 8 Security Weekly, we discussed the covert intelligence war being waged by the United States, Israel and other U.S. allies against Iran. Their efforts are directed not only against Tehran’s nuclear program but also against Iran’s ability to establish an arc of influence that stretches through Iraq, Syria and Lebanon. To that end, the United States and its allies are trying to limit Iran’s influence in Iraq and to constrain Hezbollah in Lebanon. But apparently they are also exploring ways to overthrow Syrian President Bashar al Assad, a longtime ally of Iran whose position is in danger due to the current unrest in the country. In fact, a U.S. State Department official recently characterized the al Assad regime as a “dead man walking.” 

We therefore would like to examine more closely the potential external efforts required to topple the Syrian regime. In doing so, we will examine the types of tools that are available to external forces seeking to overthrow governments and where those tools fit within the force continuum, an array of activities ranging from clandestine, deniable activities to all-out invasion. We will also discuss some of the indicators that can be used by outside observers seeking to understand any efforts taken against the Syrian regime.
(...)


domenica 18 dicembre 2011

Un saluto a Cesaria Evora

Si è spenta il 17 Dicembre 2011 la cantante di Capo Verde Cesaria Evora. 

Nata a Capo Verde nel 1941, Cesaria Evora è stata la più famosa cantante di "Moma", la tipica musica Capoverdiana. 

Conosciuta come la "diva a piedi nudi" per la sua abitudine ad esibirsi scalza, Cesaria Evora rimase orfana del padre all'età di 7 anni e affidata ad un orfanotrofio.
Proprio in questo luogo ebbe la possibilità di avvicinarsi al canto, nel coro dell'orfanotrofio. 

Perfezionato il suo stile di canto, divenne famosa a Capo Verde dove fu soprannominata la "Regina della Moma". Successivamente Cesaria Evora smise di cantare per circa un decennio a causa di problemi di ordine personale ed economico, nonostante la fama raggiunta in patria.

Cesaria Evora divenne famosa all'estero solo più tardi, grazie ad alcune persone che ne conoscevano il talento e la indirizzarono verso la pubblicazione del suo primo album in Francia "La Diva a Piex Nus" del 1988.

LIBIA - Più di 125.000 irregolari armati, suddivisi in centinaia di milizie

Quanto sta succedendo la dice lunga sui risultati della guerra scatenata contro la Libya da parte di Francia, Stati Uniti e Regno Unito. 
La dice lunga anche sulla legittimità del governo transitorio che sembra riconosciuto arbitrariamente dalla comunità internazionale ma fortemente delegittimato all'interno del paese.
Ciò che sta succedendo ricorda la situazione dell'Afghanistan dopo il ritiro dell'esercito russo, una situazione tutti contro tutti scatenata dai vari capi mujaheddin nel tentativo di accaparrarsi una fetta di potere. 

In Libya sono le molte tribù ad autogestirsi fuori dal controllo del governo transitorio, una lotta interna dove ognuno improvvisa le proprie leggi e reclama la propria parte di autorità.
Dov'è la NATO in questo momento? La decisione presa era di ritirarsi immediatamente dopo l'uccisione di Gheddafi e così è stato, dichiarando il "successo" delle operazioni in Libya.

Un bel successo...! Anzi direi un bel casino...! Dopo giorni e giorni di bombardamenti per stanare Gheddafi e ucciderlo senza processo, la Libya si trova oggi in una situazione di nuova arretratezza, carenza di strutture, ospedali ad esempio e con un governo messo li nell'intento di governare una varietà etnica incredibile a cui nessuno ha chiesto se vuole essere governata o quale forma deve avere questo nuovo governo.

Il risultato è che, nonostante tutti i morti che ci sono stati fino a questo momento, in Libya ognuno si governa da se, almeno in vaste zone del territorio libico, contando su armi a non finire e un vuoto di autorità che per ora sembra incolmabile.

Ancora una volta complimenti alla NATO e soprattutto alla Francia, per gli ottimi risultati conseguiti all'insegna della pace.
Max
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AFRICA/LIBIA - Più di 125.000 irregolari armati, suddivisi in centinaia di milizie: la denuncia di un rapporto

Tripoli (Agenzia Fides) - In Libia ci sono 125.000 combattenti irregolari armati. Lo afferma un rapporto dell'International Crisis Group (ICG), che lancia l'allarme sulla presenza nel Paese di centinaia di milizie che controllano spezzoni del territorio. Negli ultimi giorni sono stati segnalati scontri tra alcune milizie in diverse aree del Paese.
"Il loro numero è un mistero - afferma il rapporto -, 100mila secondo alcuni, tre volte tanto secondo altri. Si afferma che oltre 125.000 libici siano armati". L'ICG sottolinea che "questi gruppi non si considerano al servizio di un'autorità centrale; hanno procedure separate per registrare i membri e le armi; arrestano e detengono persone sospette; si scontrano di continuo tra loro".
Questa situazione deriva da come si è strutturata la rivolta contro il regime di Gheddafi: una ribellione altamente decentralizzata, nella quale hanno avuto un ruolo preponderante le diverse tribù e clan locali. L'Autorità Nazionale di Transizione fa fatica ad imporsi su questi gruppi che continuano quindi a mantenere i propri arsenali per autodifesa e come mezzo per promuovere i propri interessi
Per affrontare questa situazione, l'ICG avanza alcune proposte da mettere in pratica a livello di Autorità Nazionale di Transizione e a livello locale, sia civile che militare. Tra queste: rafforzare la legittimità delle istituzioni centrali, assicurando maggiore trasparenza nel processo decisionale; avviare programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione dei combattenti in stretto coordinamento con le milizie e i consigli locali; coinvolgere i leader civili e religiosi in questi programmi. (L.M.) (Agenzia Fides 17/12/2011)


sabato 17 dicembre 2011

Politica americana e legami con il terrorismo?

Pur sedendo sempre e comunque dalla parte del torto, visto che tutti gli altri sbandierano la ragione in termini diametralmente opposti dai nostri;
Pur senza alcuna pretesa di essere letti da qualcuno;
Fa piacere vedere che anche altre e ben più autorevoli persone, si siedano coraggiosamente dalla stessa parte nostra.

L'articolo che segue è pubblicato per intero sul sito www.globalresearch.ca.
Affronta un tema tabù, ovvero la cooperazione tra Stati Uniti ed Al-Qaeda, attraverso un ragionamento basato su fatti e su fonti propriamente elencate.

L'articolo originale in lingua inglese risponde al seguente link: www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25829 e abbraccia una serie eventi che vanno dalla guerra in Bosnia a quella nel Kosovo per finire a quella fatta alla Libya.

Di seguito riportiamo una parte dell'articolo tradotto in italiano come è stato pubblicato sul sito it.calameo.com/read/00104163399165ba0304f.
Max
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L'alleanza Stati Uniti-Al Qaeda: Bosnia, Kosovo ed ora Libia. Washington è collusa con i terroristi
del Prof. Peter Dale Scott

Fonti: Global Research, 29 luglio, 2011
The Asia-Pacific Journal Vol 9, Issue 31 No 1, August 1, 2011
http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25829

Traduzione di Dario Gregorutti

(...) Bosnia
Gli interventi di Clinton in Bosnia e Kosovo sono stati presentati come umanitari. Ma entrambe le parti avevano commesso atrocità in quei conflitti, e anche Washington, come i media occidentali, ha minimizzato le atrocità musulmane a protezione dei suoi interessi.

La maggior parte degli americani sono consapevoli del fatto che Clinton ha inviato le forze Usa in Bosnia per far rispettare gli accordi di pace di Dayton, dopo aver ben pubblicizzato le atrocità serbe, come il massacro di migliaia di musulmani a Srebrenica. Grazie ad un'azione energica da parte della ditta di pubbliche relazioni Ruder Finn, gli americani hanno sentito molto sul massacro di Srebrenica, ma molto meno sulle decapitazioni e altre atrocità, che l'hanno preceduto, commesse da parte dei musulmani e che hanno contribuito alla vendetta serba.

Una delle principali ragioni per l'attacco serbo a Srebrenica è stato quello di rispondere agli attacchi armati provenienti dai villaggi vicini: "fonti di intelligence hanno detto che queste molestie hanno fatto scattare l'attacco serbo contro i 1.500 difensori dentro l'enclave musulmana." Il generale Philippe Morillon, comandante delle truppe Onu in Bosnia-1992-1993, ha testimoniato all'ICTY (Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia) che le forze musulmane stanziate a Srebrenica "hanno ingaggiato attacchi durante le vacanze ortodosse distruggendo villaggi e massacrando tutti gli abitanti. Questo ha creato un livello di odio straordinario nella regione "

Secondo il Prof. John Schindler:

Tra maggio e dicembre 1992, le forze musulmane hanno ripetutamente attaccato i villaggi serbi intorno a Srebrenica, uccidendo e torturando i civili, alcuni sono stati mutilati e bruciati vivi. Anche gli amministratori per Sarajevo hanno dovuto ammettere che le forze musulmane a Srebrenica ... hanno assassinato oltre 1.300 serbi ... e hanno fatto pulizia etnica in una vasta area.

L'ex ambasciatore statunitense in Croazia Peter Galbraith in seguito ha ammesso in un'intervista che l'amministrazione statunitense era a conoscenza di "piccoli numeri di atrocità" commesse dagli stranieri mujaheddin in Bosnia, ma ha respinto tali atrocità come "nell'insieme delle cose, una questione marginale."

Altre fonti rivelano che Washington ha dato tacita luce verde alla Croazia per l'armamento e l'aumento della presenza musulmana a Srebrenica. Ben presto aerei C-130 Hercules - alcuni dei quali, ma non tutti, iraniani - hanno paracadutato armi ai musulmani, in violazione dell'embargo internazionale che gli Stati Uniti ufficialmente rispettavano. I mujaheddin arrivati erano perlopiù arabo-afghani. Molti dei lanci e alcuni dei mujaheddin erano invece a Tuzla, a 70 chilometri da Srebrenica.

Secondo The Spectator (Londra), il Pentagono usava altri paesi come la Turchia e l'Iran in questo flusso di armi e guerrieri:

Dal 1992 al 1995, il Pentagono ha assistito con il trasporto migliaia di elementi islamici mujaheddin ed altri dall'Asia centrale all'Europa, per farli combattere a fianco dei musulmani bosniaci contro i serbi. .... Come parte della ricerca del governo olandese sul massacro di Srebrenica del luglio 1995, il professor Wiebes Cees dell'Università di Amsterdam ha redatto una relazione dal titolo 'Lo spionaggio e la guerra in Bosnia', pubblicato nell'aprile 2002. In essa egli dettaglia l'alleanza segreta tra il Pentagono e gruppi radicali islamici del Medio Oriente, e gli sforzi fatti per aiutare i musulmani della Bosnia. Nel 1993 c'era una grande quantità di armi di contrabbando attraverso la Croazia per i musulmani, organizzato da agenzie clandestine di Stati Uniti, Turchia e Iran, in associazione con una serie di gruppi islamici che comprendeva mujaheddin afgani ed i filo-iraniani Hezbollah. Armi acquistate da Iran e Turchia, con il sostegno finanziario dell'Arabia Saudita, sono state trasportate dal Medio Oriente in Bosnia - ponti aerei con i quali, puntualizza Wiebes, gli Stati Uniti sono stati 'molto coinvolti' .

Il resoconto dettagliato di Cees Wiebes è basato su anni di ricerche e documenti sia sulle responsabilità americane sia sulle vigorose smentite americane:

Alle 17.45 il 10 febbraio 1995, il capitano norvegese Ivan Moldestad, un pilota d'elicottero del distaccamento norvegese (NorAir), stava sulla porta del suo alloggio temporaneo alle porte di Tuzla. Era buio, e improvvisamente udì il suono delle eliche di un aereo di trasporto che si avvicina, ma era inequivocabilmente un quadri-motore Hercules C-130. Moldestad ha notato che l'Hercules era stato scortato da due caccia, ma non poteva dire con precisione il loro tipo a causa del buio. Ci sono stati altri avvistamenti di quel volo notturno segreto alla Tuzla Air Base (TAB). Anche una sentinella che era di guardia al di fuori dell'unità medica norvegese delle Nazioni Unite a Tuzla ha sentito e visto le luci dell'Hercules e dei caccia a reazione di accompagnamento. Altri osservatori delle Nazioni Unite, facendo uso di attrezzature di visione notturna, hanno visto l'aereo cargo e gli aerei da combattimento in questione. Le relazioni sono state immediatamente trasmesse al Combined Air Operations Center della NATO (CAOC) di Vicenza e il UNPF Deny Flight Cell a Napoli. Quando Moldestad ha telefonato Vicenza, gli dissero che non c'era nulla nell'aria quella notte, e che egli doveva essersi sbagliato. Quando Moldestad insistette, la connessione fu interrotta.

I voli segreti ed i lanci notturni di armi dai C-130 da carico su Tuzla hanno causato grande agitazione all'interno dell' UNPROFOR e nella comunità internazionale nei mesi di febbraio e marzo 1995. Quando è stato chiesto a un generale britannico egli ha risposto con grande certezza alla questione dell'origine delle forniture segrete tramite la TAB (Tuzla Air Base): “Sono stati gli americani a fornire le armi. Non c'è dubbio su questo. E società private americane sono state coinvolte in queste consegne.” Questa non è stata una risposta sorprendente, perché questo generale ha avuto accesso ad informazioni raccolte da un'unità del Servizio British Special Air (SAS) a Tuzla. L'aereo era arrivato nel raggio delle attrezzature speciali di visione notturna di questa unità, e gli inglesi videro l'atterraggio. È stata la conferma che una operazione clandestina americana aveva avuto luogo, nella quale sono state fornite armi, munizioni e apparecchiature di comunicazione militare all'Esercito della Bosnia-Erzegovina (ABiH). Queste operazioni notturne hanno portato molta costernazione in seno all'ONU e alla NATO, e sono state oggetto di innumerevoli congetture.

Wiebes menziona la possibilità che i voli dei C-130, alcuni dei quali si dice siano decollati da una base dell' Air Force USA in Germania, erano in realtà controllatati dalle autorità turche. Ma il coinvolgimento degli Stati Uniti è stato rintracciato tra le elaborate manovre di insabbiamento, per il fatto che i velivoli AWACS degli Stati Uniti o quelli con equipaggio statunitense, che avrebbero dovuto fornire una registrazione dei voli segreti, sono stati ritirati dal servizio nei momenti importanti.

Una sintesi esaustiva della relazione di Wiebes è stata pubblicata sul Guardian:

Il rapporto olandese rivela come il Pentagono ha stretto un'alleanza segreta con i gruppi islamici in un'operazione stile Iran-Contra.

Gli Stati Uniti, i gruppi di intelligence turca e iraniana hanno lavorato con gli islamisti in quello che il rapporto olandese chiama il "condotto della Croazia". Armi acquistate da Iran e Turchia e con il finanziamento dall'Arabia Saudita sono state fatte affluire in Croazia inizialmente dalla compagnia aerea ufficiale iraniana, Iran Air, e successivamente da una flotta “in nero” di velivoli C-130 Hercules.

Nel rapporto si dice che furono trasportati anche combattenti mujaheddin, e che gli Stati Uniti erano "molto coinvolti" nelle operazioni in flagrante violazione dell'embargo. I servizi segreti britannici hanno ottenuto documenti che provano che anche l'Iran ha organizzato consegne di armi dirette in Bosnia.

L'operazione è stata promossa dal Pentagono, piuttosto che dalla CIA, che è stata cauta nell'usare gruppi islamisti come canale per le armi, e nel violare l'embargo. Quando la CIA ha cercato di mettere il proprio personale sul terreno in Bosnia, gli agenti sono stati minacciati dai combattenti mujaheddin e dagli iraniani che li addestravano.

Le Nazioni Unite hanno incaricato l'intelligence americana di monitorare l'embargo, un fatto che ha permesso a Washington di manipolarlo a piacimento.

Nel frattempo il Centro Al-Kifah a Brooklyn, che nel 1980 aveva sostenuto la lotta "arabo-afghana" in Afghanistan, ha rivolto la sua attenzione alla Bosnia.

Il bollettino in lingua inglese di Al-Kifah, Al-Hussam (La Spada), ha cominciato a pubblicare aggiornamenti regolari sulle azioni jihad in Bosnia .... Sotto il controllo degli accoliti di Sheikh Omar Abdel Rahman, il bollettino ha incitato aggressivamente i simpatizzanti musulmani ad aderire alla jihad in Bosnia e in Afghanistan.... La filiale bosniaca di Al-Kifah a Zagabria, in Croazia, ospitata in un moderno edificio a due piani, era evidentemente in stretta comunicazione con il quartier generale dell'organizzazione a New York. Il vice direttore dell'ufficio di Zagabria, Hassan Hakim, ha ammesso di ricevere tutti gli ordini ed i finanziamenti direttamente dall'ufficio principale di Al-Kifah negli Stati Uniti, in Atlantic Avenue, controllato dallo sceicco Omar Abdel Rahman.

Uno degli istruttori di Al-Kifah, Rodney Hampton-El, ha collaborato a questo programma di sostegno al reclutamento guerrieri da basi militari USA come Fort Belvoir, anche addestrandoli nel New Jersey a diventare combattenti. Nel 1995 Hampton-El fu processato e condannato per il suo ruolo (insieme al capo di al-Kifah, lo sceicco Omar Abdel Rahman) nel complotto per far saltare punti nevralgici di New York. Al processo, Hampton-El ha testimoniato come gli furono personalmente dati migliaia di dollari per questo progetto dal principe ereditario saudita Faisal, nell'ambasciata saudita a Washington.

Circa in quel periodo, Ayman Al-Zawahiri, oggi leader di al Qaeda, venne in America per raccogliere fondi nella Silicon Valley, dove fu ospitato da Ali Mohamed, un agente doppiogiochista degli Stati Uniti veterano delle Forze Speciali dell'Esercito degli Stati Uniti, che era stato grande istruttore presso la moschea di Al-Kifah. Quasi certamente la raccolta fondi di Al-Zawahiri è stata a sostegno dei mujaheddin in Bosnia, che secondo a quanto è stato riferito era all'epoca la sua preoccupazione principale. ("L'edizione asiatica del Wall Street Journal ha riportato che, nel 1993, Bin Laden capo di Al-Qaeda aveva nominato lo sceicco Ayman Al-Zawahiri, secondo in comando, a dirigere le sue operazioni nei Balcani").

Il dettagliato rapporto di Wiebes e le nuove notizie basate su di esso, confermano le precedenti accuse mosse nel 1997 da Sir Alfred Sherman, consigliere di Margaret Thatcher e co-fondatore dell'influente istituto di destra e nazionalista Centre for Policy Studies, secondo cui "Gli Stati Uniti hanno incoraggiato e facilitato l'invio di armi ai musulmani attraverso l'Iran e l'Europa dell'Est - un fatto che all'epoca era negato da Washington, di fronte a prove schiaccianti" Questo faceva parte delle sue tesi:

La guerra in Bosnia è stata una guerra americana in tutti i sensi. L'amministrazione americana ne ha aiutato l'avvio, l'ha mantenuta, ed ha impedito che la guerra finisse presto. In effetti tutte le indicazioni sono che intende continuare la guerra in un prossimo futuro, non appena i suoi protetti musulmani saranno armati ed addestrati.

In particolare, Sherman accusa il segretario di Stato Lawrence Eagleburger, di aver istruito, nel 1992, Warren Zimmerman, ambasciatore americano a Belgrado, a convincere il presidente bosniaco Izetbegovic a rinnegare il suo accordo per preservare l'unione bosniaco-croata-serba, e invece accettare aiuti americani per l'indipendenza dello stato bosniaco.

giovedì 15 dicembre 2011

Perseverare nei soliti sbagli... Libya in piazza

Siamo alle solite anche in Libya... ma quante volte vogliamo commettere gli stessi sbagli? 
Abbiamo fatto di tutto per distruggere uno stato che a modo suo funzionava, uno stato governato da Gheddafi e che aveva rapporti di ogni tipo con tutti i suoi aggressori.
Adesso governa un consiglio transitorio sorto dalle ceneri dei bombardamenti e appoggiato dai paesi aggressori, Francia in testa. 

Oggi la gente era nuovamente in piazza a chiedere le dimissioni proprio del consiglio transitorio che, a dire di molti manifestanti non sta facendo nulla per rimettere in piedi il paese.
Cosa ci si può aspettare da un governo transitorio scaturito in fretta a seguito dei bombardamenti? Chi mai ne può fare parte se non quelle poche persone che hanno acquisito il potere grazie all'appoggio occidentale anziché del popolo? Chi di questi è abituato a gestire il paese e la sua politica se fino ad ora lo aveva fatto Gheddafi?

La popolazione si lamenta, ma va detto che le aspettative date e le promesse fatte al popolo erano poco realistiche, irrealizzabili e troppo generiche. Quando si promette la libertà senza specificare meglio, ognuno si aspetta una libertà conforme alla propria immaginazione, senza capire che la libertà di un popolo deve rispettare molte regole sociali che permettono pacifiche interazioni tra i cittadini e tra lo stato e gli altri paesi.  
Che cosa ci si poteva aspettare da una guerra? Sicuramente non un miracolo, soprattutto in considerazione che il livello della vita nella Libya di Gheddafi non era poi così male.

Altre notizie parlano di violazioni dei diritti umani nei confronti degli immigrati in Libya da altri paesi africani. Anche questi episodi non sono nuovi, avviene così ovunque la NATO scateni una guerra legalizzata dall'ONU. Gli esempi precedenti, tanto per citarne alcuni sono Bosnia e Kosovo, precedenti da cui le istituzioni internazionali dimostrano di non aver imparato niente, commettendo sorprendentemente gli stessi errori ancora una volta.. 

Bene... in conclusione parlare di una operazione di successo in Libya è una vera e propria presa in giro anche per noi che cerchiamo di informarci e di sapere cosa ci succede intorno.
In Libya stiamo deludendo tutte le false aspettative date alla popolazione. Nella migliore delle ipotesi saremo in grado di soddisfare la sete di denaro e di potere promesse a qualche "nuovo governante" pro occidentale che appoggia l'ingerenza francese e inglese negli interessi della Libya.

Complimenti per l'ottimo risultato!!!

mercoledì 14 dicembre 2011

Petrolio e prospettive di guerra in Sudan

E' necessaria un'opera di mediazione immediata, non bastano le chiacchiere delle Nazioni Unite. L'eventualità di una nuova guerra, questa volta tra Nord e Sud Sudan, sembrano forti e attendibili, come riferiscono molte fonti aperte.

Conosciamo i motivi del contendere: il solito petrolio";
Abbiamo interlocutori noti e rappresentativi: I presidenti dei due stati;
Conosciamo le possibili conseguenze: l'ennesima guerra.

Forse sarebbe il caso di fare qualche cosa in anticipo, anziché mostrare la usuale "sorpresa dispiaciuta" quando le cose sono ormai degenerate.

E' necessario dirimere la controversia in anticipo, prima che esploda un nuovo conflitto aperto e l'organo deputato a fungere da mediatore è proprio l'ONU. Speriamo che chiunque sia il mediatore designato, sia qualcuno svincolato dal controllo interessato di qualche superpotenza e che possa agire in autonomia e per il bene dei due paesi contendenti.
Max
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Khartoum (Agenzia Fides) - Sale la tensione tra Sudan e Sud Sudan, tra segnalazioni di nuovi scontri alla frontiera tra i due Paesi (vedi Fides 5/12/2011) e nuovi provvedimenti da parte di Khartoum per cercare di controllare le esportazioni di petrolio sud sudanesi. Il Parlamento sudanese ha approvato l'8 dicembre un emendamento alla legge sull'esportazione del petrolio che consente al Ministero delle finanze di Khartoum di confiscare una parte delle esportazioni di petrolio se il suo proprietario non riesce a pagare le relative tasse. Il provvedimento mira a condizionare le esportazioni sud sudanesi che avvengono tramite gli oleodotti che passano nel territorio del nord. Khartoum afferma che ha un credito di 727 milioni di dollari in tasse non pagate per 4 carichi di petrolio sud sudanesi che sono stati esportati attraverso il suo territorio. Secondo il Presidente del Parlamento di Khartoum, il nord Sudan esige di elevare il dazio doganale del greggio sud sudanese da 8 a 36 dollari al barile. Questo dato non è stato però confermato dal Ministero del Petrolio di Khartoum.
Secondo Hervé Ladsous, Sotto Segretario Generale ONU per le operazioni di Peacekeeping, la tensione tra i due Stati rischia di degenerare in una guerra aperta. Ladsous ha invocato le due parti perchè tornino al più presto al tavolo negoziale per evitare ulteriori conflitti che avrebbero un impatto notevole sull'intera regione. (L.M.) (Agenzia Fides 9/12/2011)


Barricate e scontri tra Serbia e Kosovo: adesione Ue sempre più lontana?

Il rinvio della candidatura della Serbia a membro della Comunità Europea e l'ingresso della Croazia, sono l'esempio lampante della disparità di trattamento tra i due paesi da parte dell'EU.

E' oramai ufficiale, nonostante tutte le bugie dette fino ad oggi, che la Serbia accederà allo status di candidato europeo solo dopo aver riconosciuto la secessione unilaterale del Kosovo.

Non dimentichiamo (o teniamolo a mente se non lo sapevamo prima) che nei territori della ex-Jugoslavia di minoranze ce ne sono altre oltre ai kosovari albanesi. Ci sono altri territori che non si riconoscono nelle amministrazioni e nei confini politici imposti dai pacifisti internazionali.

In altre aree della ex-Jugoslavia ci sono minoranze serbe che abbiamo completamente dimenticato; questo è proprio il caso della Croazia, neo promossa dalla Comunità Europea.

La Croazia viene candidata senza dover rendere conto in alcun modo della pulizia etnica dei serbi della Slavonia e delle Krajine, eventi completamente rimossi dalla memoria collettiva e di cui nessuno parla. Al contrario la candidatura della Serbia viene bocciata, mentre un'altra minoranza serba viene ridotta allo stremo dal governo albanese del Kosovo, dalla NATO (ancora presente in Kosovo con varie migliaia di militari) e dalla Comunità Europea stessa (presente con oltre 2000 funzionari, tra magistrati, polizia e dogane). 

Nel frattempo la missione EU in Kosovo ha messo in pratica l'ennesima "pensata infelice" bloccando un convoglio di aiuti umanitari russi, destinati ai serbi del Kosovo, evento che ha scatenato una nuova ondata di proteste da parte delle minoranze serbe. 

Sembra veramente che qualcuno si "ingegni" di proposito nel tentativo di "farci scappare il morto" e creare una crisi diplomatica mondiale. 
Max
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Barricate e scontri tra Serbia e Kosovo: adesione Ue sempre più lontana?
I recenti tumulti verificatisi al confine tra Serbia e Kosovo sembrano avere una eco maggiore rispetto a quelle che sono le effettive conseguenze del singolo evento. Il 28 novembre al confine kosovaro, nei pressi di alcune barricate utilizzate come linee di confine territoriale, vi sono stati scontri tra i nazionalisti serbi e le forze del KFOR (Kosovo Force-nome del contingente militare NATO locale).

Tra i protagonisti della sparatoria non vi sono stati morti: sono stati feriti 25 soldati (23 austriaci e due tedeschi) mentre una decina di serbi è stata sottoposta a cure mediche. L’importanza dell’accaduto non risiede certamente nell’episodio in sé (visto l’esiguo numero di persone coinvolte e l’assenza di vittime) ma ha conseguenze ben maggiori da ricercare nella candidatura serba all’ingresso all’interno dell’Unione Europea. 

Il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha sottolineato come i recenti “confronti” tra soldati NATO e serbi ai confini, indichino che probabilmente Belgrado non è ancora pronta ad esser membro dell’Unione. «In the long term, we want not only Serbia but also Kosovo to join the EU […]. And that is why the only way Serbia can join the EU is through a normalization in its relation to Kosovo (Nel lungo periodo, noi vogliamo che non solo la Serbia ma anche il Kosovo entrino nella UE […]. E per questo l’unico modo in cui la Serbia può entrare a far parte della UE è attraverso la normalizzazione della sua relazione col Kosovo)»; questa dichiarazione non lascia spazio a dubbi; Pristina rincara la dose definendo gli aggressori del KFOR criminali ed esortando Belgrado a “non supportare questa struttura criminale”. 

La Serbia non riconosce ancora (così come molti altri stati) la sovranità kosovara rivendicata nel 2008 e la forte presenza di popolazione serba all’interno della regione a sud del paese non favorisce di certo la tranquillità dei rapporti, nonostante le parole accomodanti del Presidente serbo Tedic: «immediately calm down the situation and ensure full freedom of movement exclusively through dialogue and without using violence (immediatamente placare la situazione e assicurare la piena libertà di movimento esclusivamente attraverso il dialogo e senza il ricorso alla violenza)». 

Il giorno 9 dicembre ci sarà una riunione del Consiglio Europeo sulla questione jugoslava e sulla candidatura della Serbia come nuovo paese membro dell’Unione; questa data ha interessato anche i vertici della NATO che però, attraverso le parole del Segretario generale dell’Alleanza Atlantica Rasmussen, hanno precisato di “non voler immischiarsi negli affari della UE”. Il giorno 7 lo stesso segretario aveva però commentato gli eventi delle ultime settimane: «Credo che di ogni passo che possa migliorare la relazione tra i paesi nella regione e le strutture Euro-atlantiche, tra cui l'Unione europea e la Nato, beneficerebbe non solo la regione ma l'intera Europa». 

Ad oggi la situazione al confine sembra nettamente migliorata: non vi sono stati altri episodi di violenza e soprattutto sono state rimosse ben tre delle quindicine barricate di confine e la rimozione non sembra conclusasi qui. Quanto la questione sia però sotto esame e non si tollereranno altri attacchi lo dimostra un comunicato stampa del giorno 8 del KFOR Press Office: «We reaffirm the preference of solving out standing issues through dialogue and talks […] attacks on KFOR soldiers are not acceptable (Noi ribadiamo la preferenza nel risolvere le questioni pendenti attraverso il dialogo e le parole. […] gli attacchi ai soldati del KFOR non sono accettabili)».

Articolo pubblicato su: www.levanteonline.net