E' morto il leader storico della Corea del Nord, Kim Jong Il, presidente e leader dell'unico partito politico del paese, il Partito Coreano dei Lavoratori.
Da sempre la Corea del Nord ha rappresentato l'incognita più grande per la geopolitica e il bilanciamento delle forze a livello internazionale. La Corea del Nord non è mai stata allineata con la politica occidentale e ha da sempre mantenuto una chiara indipendenza dalle politiche asiatiche di Russia e Cina nonostante una condivisione dei dettami del socialismo in stile marxista-leninista.
Il leader Kin Jong Il, era al potere dal 1994, successore del leader storico e "Presidente Eterno" Kim Il-Sung, in carica sin dal 1948.
La politica di Kim Jong Il, divenuto presidente dopo aver comandato l'esercito coreano, ha continuato a mantenere l'isolamento del paese dal resto del mondo, nonostante l'ingresso nelle Nazioni Unite avvenuto nel 1991.
L'isolazionismo della Corea del Nord è stato caratterizzato anche dalla forte volontà di autonomia nei confronti delle superpotenze, dall'indipendenza di gestirsi senza condizionamenti esterni, mantenendosi svincolata dai bilanciamenti geopolitici.
Ad oggi la Corea del Nord vanta il quarto esercito più grande al mondo e il forte deterrente delle armi nucleari. La Corea del Nord mantiene un programma spaziale autonomo e un invidiabile sviluppo tecnologico.
Per contro lo sviluppo e la potenza dello stato ha richiesto da sempre sacrifici immensi alla popolazione, in linea con la politica socialista del paese.
La morte del leader e attore unico della politica nord coreana, non sembra aver suscitato cordoglio in nessuno dei capi di stato mondiali, la cui attenzione si è focalizzata immediatamente sulla successione che può indubbiamente ridefinire il bilanciamento geopolitico mondiale.
Il successore designato di Kim Jong Il è il figlio più giovane Kim Jon Un, che ufficialmente sembra godere della stila del Partito Coreano dei Lavoratori.
Quali scenari si profilano con l'ascesa al potere del nuovo leader?
Nella Corea del Nord attuale un movimento popolare di contrasto alla nuova leadership, sullo stile della così detta "primavera araba", sembra da escludere in partenza per il forte condizionamento interno del paese e la fortissima militarizzazione, ma anche la forte adesione alla mentalità statale da parte della popolazione.
La successione al potere giunta in maniera inaspettata, non ha dato tempo al nuovo leader di maturare da un punto di vista politico e, nonostante la nomina a generale, non vanta una lunga esperienza militare.
L'inesperienza politica e in ambito militare del nuovo leader potrebbe costituire una variabile importante in valutazione di possibili attacchi interni al potere. Parenti in linea diretta vantano una maggiore esperienza politica, mentre è da capire se gli alti ranghi dell'esercito appoggeranno la nuova leadership.
In tutto questo va considerato anche quale sarà l'approccio "ufficiale" e "ufficioso" della politica internazionale nel ricreare un bilanciamento geopolitico delle forze; il tentativo di sfruttare questa nuova possibilità di dialogo internazionale con la Corea del Nord, offerta dalla morte di Kim Jong Il, oltre alla nuova e inaspettata possibilità di ingerenza negli affari interni del paese, tramite la tessitura di trame con dissidenti e pretendenti al potere, che potrebbero sfruttare appoggi (ufficiosi) destabilizzanti, da parte di "players" stranieri.
L'unica certezza è che l'avvicendamento della leadership rappresenta un momento estremamente delicato che la politica internazionale deve valutare attentamente in chiave di mantenimento della sicurezza globale.
In altre parole il vecchio leader, pur non rappresentando l'interlocutore preferito, era oramai conosciuto. Il figlio rimane per adesso un'incognita da valutare con attenzione.
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