Mentre la Savina Caylyn torna a casa dopo un sequestro di 10 mesi ad opera dei pirati somali, neppure il tempo di esultare e un'altra nave italiana con 7 italiani a bordo è stata sequestrata.
Questa volta è toccato alla Enrico Ievoli, una nave cisterna di oltre 15.000 tonnellate. A bordo oltre ai 7 italiani ci sono 5 ukraini e 8 indiani.
In tutto questo susseguirsi di sequestri c'è qualche cosa di strano:
- Ci sono due missioni navali nell'oceano indiano finanziate e promosse da Comunità Europea (Atlanta) e NATO (Ocean Shield), che dovrebbero servire a combattere il fenomeno della pirateria.
Meno male che ci sono le nostre navi da guerra! La presenza navale a largo del Corno d'Africa costa un mare, anzi un'oceano di soldi e nonostante tutto sono decine le navi mercantili sequestrate dall'inizio dell'anno, e il trend è in crescita rispetto all'anno precedente.
Se confrontiamo il costo delle missioni con i risultati effettivi, ci rendiamo conto che la nostra partecipazione è l'ennesima "presenza di facciata", ci dobbiamo essere perché ci sono anche gli altri paesi, ma nessuno è in grado o vuole fare veramente la differenza, se non in pochi casi fortuiti.
La realtà è e rimane quella dettata dai fatti: "La sicurezza della navigazione nell'Oceano Indiano non è garantita".
- Oltre al "danno" c'è poi la "beffa". Dopo 10 mesi, la nave italiana Savina Caylyn e il suo equipaggio sequestrato, sono stati liberati con successo dalle nostre autorità. Sono passati appena quattro o cinque giorni da questo successo che i pirati hanno ben pensato di impossessarsi di un'altra nave italiana. Questo significa altri "assets" italiani e altri connazionali nelle mani di una banda di criminali incontrollati; significa nuove trattative con gli stessi criminali e dimostra ancora una volta che le autorità somale, da noi supportate con un altro "mare" di soldi attraverso la Cooperazione e l'ONU, non riescono ad imporre alcuna legalità nel proprio territorio.
Non vedo ragioni, se non quelle umanitarie, per pagare un'altro riscatto (se mai fosse stato pagato per la Savina Caylyn) o di trattare ulteriormente con dei criminali. A mio modo di vedere questo trattamento riservato al nostro paese da parte della Somalia è sufficiente a giustificare un nostro più importante intervento.
Si tratta a tutti gli effetti di un attacco nei confronti del nostro paese, diretto verso le nostre risorse e verso i nostri connazionali. Non è più un caso isolato ma prende sempre più le sembianze di un attacco sistematico.
In altre zone del mondo siamo intervenuti per molto meno, ad esempio in Libya, in Iraq e in Afghanistan. In questi paesi non ci avevano fatto niente di male, siamo intervenuti solo perché obbligati dai patti NATO. L'Italia dovrebbe seriamente considerare la possibilità di intervenire in Somalia, non contro gli estremisti islamici di Al-Shabaab, ma per ristabilire il rispetto della legge laddove imperversano i pirati e i vecchi signori della guerra. Il nostro paese dovrebbe farsi promotore di un intervento militare risolutivo volto a riportare la legalità, la sicurezza della navigazione e la liberazione dei nostri connazionali.
Dal momento che si tratta di un intervento legittimo, visto che siamo noi i primi ad essere sotto attacco, la NATO, a cui siamo legati da un patto di mutua assistenza, dovrebbe supportare questa legittima campagna militare in difesa dei nostri interessi.
Peccato che la Somalia faccia così tanta paura a tutti, Stati Uniti in testa dopo la disfatta del 1993.
E' questa paura a farci accettare passivamente le angherie di un gruppo di criminali che imperversa nei mari, proprio come facevano i pirati dei Caraibi oltre un secolo fa.
P.S.:
Art.11 della Costituzione:
P.S.:
Art.11 della Costituzione:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."
Questo sacrosanto dettame della Costituzione va rispettato in tutto e per tutto.
In Somalia noi non andremmo ad "offendere" ma ci andremmo a "difendere", al contrario di quanto abbiamo fatto in Kosovo nel 1999 o in Libya nel 2011, dove tramite la NATO abbiamo promosso e contribuito a dispensare morte e distruzione.
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