Il gruppo estremista islamico Boko Haran ha rivendicato i tre attentati esplosivi contro chiese cattoliche durante le celebrazioni natalizie, che hanno provocato oltre 30 morti.
Avevamo già parlato del pericolo per la Nigeria di una deriva islamica estremista e gli attentati di questi giorni confermano, se mai ce ne fosse bisogno i timori espressi.
La Nigeria è uno dei paesi più estesi dell'Africa, è caratterizzato da varie differenze tribali che dividono la popolazione, ma è soprattutto la differenza di religione, in particolare tra cristiani e islamici, che si sta rivelando un ostacolo duro da superare per il Presidente Jonathan Goodluck e un problema difficile da affrontare per le forze di polizia nigeriane.
Come già avviene in altri paesi dell'Africa, anche in Nigeria l'odio religioso è un problema destinato ad estendersi, a causa di infiltrazioni di fondamentalisti che offrono mezzi e tecniche volti ad armare e radicalizzare gruppi islamici locali, come appunto Boko Haran.
Nonostante i vari, maldestri tentativi di combattere il fenomeno della radicalizzazione religiosa nell'ambito della lotta al terrorismo, attuati dagli "Stati Uniti & C." in tutto il mondo, scatenando guerre e con azioni militari segrete, sembra che i risultati siano ancora scarsi, tanto è vero che la Nigeria si sta trasformando nell'ennesimo paese a dover fare i conti con un terrorismo di matrice religiosa che si sta estendendo a macchia d'olio in tutta l'Africa e non solo.
Non a caso gli attentati si stanno intensificando alcuni mesi dopo le elezioni politiche.
L'ascesa al governo del presidente cristiano Goodluck, coadiuvato da una vicepresidenza islamica, sarebbe in grado di garantire una parità di diritti a tutte le specificità tribali e a tutti i gruppi religiosi. Purtroppo non sembra godere di alcuna approvazione da parte dei gruppi estremisti islamici che rifiutano ogni tipo di mediazione o dialogo.
E' evidente che la parte più radicale dei fedeli dell'islam non riesce ad accettare alcun tipo di uguaglianza pretendendo una radicalizzazione totale del paese.
Questo è il rischio a cui teoricamente sono sottoposte anche Libya, Egitto e Tunisia (per fare alcuni esempi) se delle ancora lontane elezioni democratiche, dovessero scaturire governi di coalizione in cui i radicali islamici non godessero di un posto privilegiato o venissero esclusi.
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