Dopo tredici anni dalla fine dei bombardamenti NATO in Kosovo, la forza di occupazione Kfor si rinforza.
Attenzione! Questa notizia non è affatto di secondaria importanza ma ha un significato preciso e molto importante nel quadro del mantenimento dello "status quo" dell'est europeo.
A distanza di 13 anni dal quel triste 1999, quando la NATO bombardò il Kosovo e i serbi del Kosovo per 78 giorni, prossimamente arriveranno altri 700 militari ad infoltire le fila della Kfor. 550 militari tedeschi e 150 austriaci, che daranno manforte alla compagine composta da italiani e altri, posta a presidio del Nord del Kosovo popolato dalla minoranza serba, che irriducibilmente non si piega al potere albanese di Pristina, supportato dalla Comunità Europea e dall'Alleanza Atlantica.
Nonostante la minoranza serba del Nord costituisca un problema per la definitiva indipendenza dello stato albanese del Kosovo, questo non è sicuramente il motivo principale per aumentare le forze NATO.
La minoranza serba del Nord, negl ultimi 13 anni, non ha mai accennato a volersi piegare al volere dei governanti di etnia albanese ed ex miliziani UCK, tanto meno ha mai pensato di accettare passivamente le infelici decisioni della comunità internazionale e rinunciare alla proprie peculiarità etnico-religiose, origini e tradizioni secolari.
Non per questo la minoranza serba del Nord del Kosovo ha rappresentato il principale problema per la NATO, da affrontare inviando altri militari, visto che in 13 anni la strategia è sempre stata quella di assecondare la popolazione che non ha mai cessato di protestare, lasciando il palcoscenico dell'ordine e della sicurezza pubblica ad UNMIK e adesso ad EULEX.
Il vero problema è che il 6 maggio, la Serbia sarà chiamata al voto. Un voto incerto, che potrebbe sancire il definitivo avvicinamento della Serbia alla Comunità Europea, confermando Tadic o una componente politica moderata, ma molto più facilmente, il voto potrebbe sancire la vittoria delle varie componenti conservatrici e filo sovietiche che a loro volta, potrebbero riconsiderare l'indipendenza unilaterale del Kosovo in chiave più conforme al diritto internazionale e meno spudoratamente a favore delle strategie di difesa americane, appoggiate dall'Europa.
Sembra proprio che la NATO tenti di erigere barricate a difesa del pezzo di terra (il Kosovo), a suo tempo strappato alla Yugoslavia e dal quale non ha proprio intenzione di "togliere le tende".
Nessun commento:
Posta un commento