In Kosovo la maggioranza della popolazione è oramai di etnia albanese, dopo che nel 1999 la popolazione di etnia serba è stata cacciata dall'avanzata della NATO in appoggio ai paramilitari dell'UCK, per non fare più ritorno. Ad oggi in serbia si contano ancora oltre 200.000 profughi serbo-kosovari, mentre nell'attuale territorio del Kosovo, a parte le poche enclavi rimaste, la minoranza serba vive quasi esclusivamente a Nord del fiume Ibar in condizioni di estrema emarginazione.
La situazione della Macedonia sembrava in effetti diversa dopo la firma degli accordi di Tetovo del 2001. In effetti la Macedonia, su input internazionale si era data una Costituzione in cui riconosceva la multi etnicità dello Stato, riconoscendo esplicitamente pari diritti alla minoranza albanese macedone, che ad oggi raggiunge circa un quarto della popolazione.
Purtroppo, come avviene anche in Kosovo, la Macedonia non riesce a liberarsi dell'odio etnico che oltre 10 anni fa è stato l'elemento scatenante della guerra.
Religioni, lingue e modi di vivere profondamente diversi fanno si che le due etnie, slava e albanese, non riescano a convivere pacificamente, senza tentare di affermare la supremazia di una sull'altra.
Tutto questo stava alla base del conflitto di oltre 10 anni fa, e grazie alla poca lungimiranza e scarsa conoscenza del problema etnico-religioso, da parte della comunità internazionale, è rimasto invariato nel tempo a riproporsi periodicamente in gratuiti episodi di violenza reciproca.
Max
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Macedonia, undici anni dopo la guerra si riaccendono le tensioni interetniche
Redazione Il Fatto Quotidiano | Il Fatto Quotidiano
L’escalation di violenze nei primi mesi del 2012 dovrebbe far riconsiderare la definizione di frozen conflict con cui è stato definito il contesto macedone, circa due milioni di abitanti un quarto dei quali albanesi stabiliti principalmente nel nord. Con un tasso di disoccupazione del 30%.
E’ una Pasqua di alta tensione in Macedonia. Dopo lo shock per la strage di tre giorni fa, giovedì santo ortodosso, in cui sono state uccise cinque persone, una nuova ondata di violenze rischia di diffondersi senza controllo in tutto il Paese a undici anni dalla fine della guerra civile. Il massiccio spiegamento di polizia ha per adesso tenuto sotto controllo la rabbia della popolazione macedone che ritiene responsabile della strage la comunità albanese... (continua) ...
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Oggi che l’Uck è ufficialmente sciolto, a seminare paura è l’Aksh, esercito nazionale albanese, milizia paramilitare che ha come obiettivo l’unificazione di Kosovo, Albania e parte della Macedonia. Il 17 marzo scorso l’Aksh in un comunicato ha informato di aver riattivato le sue strutture militari.
L’istituzionalizzazione dell’etnia e il sistema di condivisione del potere non hanno coinciso con la sviluppo di una cultura democratica e di un vero stato di diritto. A Gostivar, roccaforte albanese, nello scorso febbraio un poliziotto ha ucciso due giovani albanesi in una vicenda dai contorni poco chiari ma che includono l’odio etnico. Nei giorni successivi si sono verificate numerose violenze reciproche, a Skopje e Tetovo, dove persone mascherate hanno pestato i passeggeri di alcuni autobus con mazze da baseball e spranghe. Per evitare scontri è stato sospeso anche il campionato di calcio, dopo che per mesi negli stadi sono state bruciate bandiere macedoni e albanesi. In particolare gli hooligans albanesi dello Shkendija di Tetovo sono indicati tra gli autori degli attacchi contro la popolazione macedone. In Kosovo è stata lanciata una molotov contro l’ambasciata macedone. Violenze contro violenze fino all’episodio più grave, la strage di Radisani.
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Tratto da: www.ilfattoquotidiano.it
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