Lotte politiche che continuano, differenze etniche prese a scusa per combattimenti mossi in realtà da interessi economici, e a rimetterci come al solito, sono i più poveri e i più indifesi.
Tristi notizie arrivano dal Sudan! Come al solito. E come al solito è evidente l'inadeguatezza delle organizzazioni internazionali a fronteggiare il problema.
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Juba (Agenzia Fides)- "Si sta diffondendo un panico, a nostro avviso, in parte ingiustificato, che rischia di danneggiare le persone più deboli" riferiscono all'Agenzia Fides fonti missionarie da Malakal, capitale dello Stato sud-sudanese dell'Alto Nilo, non lontano dal confine tra Sudan e Sud Sudan, da giorni teatro di combattimenti tra i due Paesi. "È vero, gli scontri ci sono, ma sembra esagerata la decisione di alcune Ong di ritirare il proprio personale da aree anche molto lontane da quelle dei combattimenti" affermano le fonti di Fides.
"Tra le persone che risentono della tensione, vi sono i rifugiati del campo di Yida, in territorio sud sudanese, la maggior parte dei quali provenienti dal Sud Kordofan". In questo Stato del Sudan, le truppe di Khartoum stanno reprimendo un movimento secessionista, appoggiato, forse, dal Sud Sudan. "L'ONU sta facendo il possibile per garantire assistenza ai rifugiati di Yida" dicono le fonti.
"La tensione inoltre ha fatto schizzare alle stelle i prezzi dei generi di prima necessità e dei carburanti. Gli speculatori stanno approfittando della situazione per aumentare in modo indiscriminato i prezzi" sottolineano le nostre fonti. "Nel giro 24 ore a Malakal è difficile trovare il carburante ed è stata sospesa l'erogazione di elettricità e dell'acqua perché manca la nafta (il cui prezzo è aumentato del 25%) per far funzionare i generatori e le pompe. Le donne sono così costrette a camminare due ore per arrivare in riva al Nilo a prendere l'acqua direttamente dal fiume e tornarsene a casa trasportando taniche di 20 litri sulla testa".
Sul piano politico, le nostre fonti mostrano preoccupazione per l'irrigidimento del Presidente sud-sudanese Salva Kiir. "Abbiamo seguito alla televisione il discorso di ieri del Presidente Kiir alla nazione. Ha affermato che gli hanno telefonato diverse personalità internazionali, tra le quali il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, e il Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon. Salva Kiir ha ribadito che non riceve ordini da Ban Ki-moon che gli avrebbe ordinato di ritirare le truppe da Heglig, la città sudanese conquistata dalle truppe di Juba il 10 aprile. Nel suo discorso Kiir ha legato la questione di Heglig a quella di Abyei. Questa è un'area Dinka (l'etnia di Salva Kiir) che è contesa dai due Paesi, ed è anch'essa ricca di petrolio. Al momento la situazione di Abyei è incerta, poiché non è stato possibile effettuare il referendum che doveva attribuire l'area ad uno dei due Stati". "Speriamo che prevalga la ragione e che si arriva ad un compromesso per risolvere la situazione di queste due aree contese. Occorre la preghiera di tutti perché il Sudan ritrovi la pace" concludono le fonti di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 13/4/2012)
English version: http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=31359&lan=eng
Source: www.fides.org
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