Samia Yusuf Omar nata a Mogadisco (Somalia) il 25 Marzo 1991, morta in un punto imprecisato del Mar Mediterraneo il 18 Agosto 2012, mentre a bordo di un "barcone della speranza", tentava di raggiungere le coste italiane, fuggendo dal caos dei combattimenti e della miseria che distruggono la Somalia, e che già avevano ucciso suo padre, vittima di un proiettile da mortaio.
Samia non è riuscita a tagliare il suo ultimo traguardo inseguendo il miraggio della speranza e della salvezza, aveva 21 anni.
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«Sapete che fine ha fatto Samia Yusuf Omar?». La platea riunita per ascoltare i membri del Comitato olimpico nazionale resta in silenzio. Un silenzio spezzato solo dalle parole e dalla commozione di Abdi Bile, che dopo il trionfo di Mo Farah (atleta britannico di origine somale) all'Olimpiade di Londra 2012, chiede di Samia.
... Samia Yusuf Omar, la più grande di sei figli di una famiglia di Mogadiscio cresciuta, come i suoi fratelli, in povertà. Nel 2008, questa ragazza piccola e gracile, partecipò alle Olimpiadi proprio in rappresentanza della Somalia. Nata nel '91, figlia di una fruttivendola e di un uomo ucciso da un proiettile d'artiglieria, questa ragazza era riuscita con molti sacrifici a partecipare alla gara dei 200 metri femminili di Pechino 2008. Era arrivata ultima, 32 secondi di sforzo a cui nessuno fece caso, ma che la riempirono di gioia e soddisfazione. Tornò a Mogadiscio felice: «È stata un'esperienza bellissima, ho portato la bandiera somala, ho sfilato con i migliori atleti del mondo». Quattro anni dopo, il destino le ha riservato una storia completamente diversa.
... La ragazza è morta… morta per raggiungere l'Occidente. Aveva preso una carretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l’ha fatta. Era un'atleta bravissima. Una splendida ragazza»
Articolo completo pubblicato da: www.corriere.it, il 19 Agosto 2012.
leggendo la sua storia ho pianto e mi sono vergognato di essere occidentale
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