"Strage continua" è un libro che tratta l'argomento degli incidenti stradali. Le ragioni per cui essi accadono, il perché sulle strade muoiono così tante persone, le leggi, le differenze tra l'Italia e gli altri paesi europei in materia di sicurezza stradale, non senza polemica.
Devo fare due considerazioni su questa lettura:
la prima, di carattere personale, è che se ho letto un libro del genere gli ultimi giorni dell'anno, significa che anche nel 2017 qualche cosa non è andata per il verso giusto. Forse era meglio leggere una fiaba anziché un libro che parla di migliaia di vittime della strada. Ma questa è una considerazione che esula dal merito.
La seconda riflessione, riguarda più da vicino la
lettura. Il contenuto del libro è chiaro, nelle strade ci sono più morti che in molte guerre e altrettanti feriti. L'infortunistica stradale comporta spese assurde per il servizio sanitario nazionale e tempi lunghissimi per la giustizia, con pene che talvolta non sembrano proporzionate al danno fatto .
Bene. Questi sono dati di fatto e spetterebbe al legislatore porvi rimedio. C'è però un aspetto che a mio parere andrebbe considerato: quando io ero piccolo mi veniva insegnato il significato dei segnali stradali alla scuola materna. Avevo non più di quattro anni e avevo già imparato che i segnali triangolari indicavano che c'era un pericolo.
Non mi risulta che questa buona pratica sia ancora in voga al giorno d'oggi.
E' anche vero che quando ero piccolo io non esistevano i telefonini che oggi sono il più grande pericolo per chi guida, sia direttamente, ovvero quando siamo noi ad avere il telefono in mano e tendiamo a distrarci dalla guida, sia indirettamente, quando il telefono lo tiene in mano un autista che proviene dalla direzione opposta, oppure da dietro di noi, oppure giunge al nostro stesso incrocio.
Ecco, proprio l'autista con il telefonino in mano mentre guida, quello è il vero assassino della strada.
Eppure sembra sempre più una cosa normale.
Sarà anche vero come dice l'autrice del libro che in Italia si fanno meno controlli stradali che negli altri paesi (io non credo che la differenza sia così grande), ma è altrettanto vero che i controlli in Italia sono spesso sbagliati.
L'autovelox a tradimento dietro una curva o dietro ad un albero, per fare un esempio, senza la contestazione dell'infrazione, non serve a far cessare il pericolo della guida ad alta veocità. L'autista colto dall'autovelox, andrebbe fermato subito sia per contestargli la violazione, sia per fare in modo che smetta immediatamente di creare un pericolo alla circolazione.
Purtroppo l'autovelox delle varie polizia municipali e provinciali, serve solo a far fare cassa alle rispettive amministrazioni.
Soldi che piovono nelle casse di comuni e province e che in molti casi le stesse amministrazioni calcolano nei bilanci preventivi, Incredibile! Sanno già che l'autovelox porterà ad introiti per tot centinaia di migliaia di euro, come se si trattasse di una tassa qualsiasi.
In conclusione voglio quindi dire che, pur non concordando con la polemica sulla correttezza o meno di leggi e leggine fatte tra governi di destra e governi di sinistra, va riconosciuto che la strada è probailmente il luogo di incontro più frequenetato da tutti. Il luogo più sociale, al giorno d'oggi pià delle piazze (almeno da quando esistono i telefoni cellulari ed internet). Le strade sono il luogo più frequentato al pari della rete internet, il posto dove non solo tutti vanno, ma tutti hanno bisogno di andare.
Le regole che ci siamo dati per l'utilizzo della strada sarebbero più che sufficienti per usarla tutti in maniera appropriata. Purtroppo il problema non sono le regole, il problema sta nel metabolizzare le regole stesse, comprenderne la validità e la necessità, nell'usarle e rispettarle in modo appropriato.
Mentre la rete internet non necessità di regole (almeno per evitare scontri, anche se di regole in altri ambiti ne servirebbero e come), la rete stradale necessita di preparazione prima di essere utilizzata. Significa che la patente non andrebbe data a tutti come avviene al giorno d'oggi ma servirebbe più severità sia nel valutare la preparazione teorica, ma anche la pratica. Non basta saper spingere sul freno o sull'acceleratote, l'autista andrebbe preparato anche a gestire delle emergenze che si possono presentare, non ultima quella di cambiare una gomma forata o sapere quando montare le catene da neve.
Manca, come dice anche l'autrice del libro, un appropriato investimento all'educazione stradale.
Questo è vero, ma in Italia, manca una educazione civica generale. Manca per esempio l'educazione a chiedere lo scontrino del caffé al bar perché non capiamo che quello scontrino nel lungo periodo ci permette di far pagare le tasse a chi le deve pagare e diminuisce la pressione fiscale su tutti. Ci manca la conoscenza di base delle regole che stanno al fondamento della nostra società. Chi tra le nuove generazioni conosce l'articolo uno della Costituzione?
Una volta si faceva un'ora di educazione civica a scuola, era poco, ma adesso hanno tolto anche quella.
Oggi come oggi chi guida ma anche chi non guida, vive le proprie relazioni sul telefonino, in un mondo virtuale dove non ci sono scontri fisici e lo spazio assume una dimensione nuova rispetto alla realtà. Sul web non ci sono scontri, lo spazio virtuale di un utente non si sovrappone mai a quello di altro utente.
Su un computer se si sbaglia una cosa, la si cancella e la si fa ripartire da capo. Si spenge e si riaccende il computer e tutto riparte. Purtroppo questo non è previsto in realtà. Se due corpi fisici tentano di occupare lo stesso spazio si verifica uno urto, si provoca uno scontro e molto spesso a seguito di uno scontro ci si fa male.
In conclusione per utilizzare le strade serve disciplina, non basta la spregiudicatezza e la praticità che oramai imperversa sulle strade virtuali di internet. Per strada si deve essere concentrati su quello che si fa altrimenti si rischia di morire o di uccidere qualcuno.
Tale senso di responsabilità va impresso negli utenti della strada ad opera delle istituzioni appropriate, sia per il rilascio della patente, sia per le successive valutazioni di persistenza dei requisiti per la guida, sia in materia di controlli stradali.
Significa che per ogni incidente, oltre alla responsabilità maggiore di chi lo ha provocato, una piccola percentuale di colpa andrebbe imputata a chi ha rilasciato la patente del guidatore, a chi ha costruito veicoli che superano agevolmente i limiti di velocità, a chi fa le multe con gli autovelox nascosti ma non investe in sicurezza stradale effettiva, a chi non ripara le buche delle strade, nonostante le multe incassate.
C'è poi la nota dolente dei processi che durano anni e le pene troppo lievi per il danni fatto. Anche su questo si potrebbe parlare per ore, ma oramai l'anno vecchio sta per finire. Speriamo solo che con l'anno nuovo qualche cosa cambi, anche per la circolazione stradale.