"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

domenica 6 febbraio 2011

Manifestazioni popolari anche in Sudan


Alla luce dei risultati ufficiali del referendum popolare sudanese, che ha visto ben il 99% della popolazione del Sud esprimersi a favore della separazione dal Nord, va annotato un altro importante evento che potrebbe movimentare ancora di piu' la già difficile situazione politica del Sudan.

Il 30 Gennaio, sulla scia della recente "rivolta del pane" in Tunisia e l'ancora più attuale rivolta contro Moubarak in Egitto, circa 2000 manifestanti, in prevalenza studenti universitari islamici, si sono dati appuntamento a Khartoum per manifestare contro i recenti aumenti del costo della vita che affliggono la popolazione e contro il presidente Al Bashir che detiene il potere dal 1989 a seguito di un colpo di stato militare.

Il fatto ha avuto meno risalto sui media italiani (come al solito) rispetto alle notizie dall'Egitto e dalla Tunisia, ma come si può apprendere da varie fonti di informazione on-line, anche in Sudan la manifestazione è stata repressa con metodi giudicati violenti e contrari al rispetto dei diritti dei manifestanti, provocando anche una vittima tra gli studenti. 

Il "regime" di Al Bashir, si trova ora a doversi guardare su parecchi fronti:

- I movimenti di protesta che come promesso dagli stessi manifestanti si intensificheranno in Febbraio;
- Il risultato referendario con la conseguente spartizione del territorio con il Sud già in parte autonomo;
- Tutti gli accordi di ordine economico, frontiere e accordi bilaterali di varia natura tra lo Stato del Nord e il costituendo Stato del Sud Sudan;
- Le perdite economiche derivanti dalla cessione delle aree petrolifere del Sud;

Oltre a questa complicata situazione, i cui esiti sono al momento difficili da prevedere ma che sarà interessante seguire, Al Bashir deve anche vedersela con gli scontri in corso nell'area del Darfur (area Ovest dell'attuale Sudan) che hanno preso nuovo vigore dopo il referendum; 

Sul fronte "esteri" non sono da trascurare i rapporti diplomatici con il vicino Ciad, in passato accusato di favorire i movimenti dissidenti del Darfur.

Per ultimo ma non meno importante, Al Bashir deve ancora fare i conti con l'incriminazione a suo carico per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi durante la crisi del Darfur dal 2003 al 2006. Incriminazione formalizzata dalla Corte Penale Internazionale a cui è seguito un mandato di arresto nei confronti dello stesso Omar Hassan Al Bashir, chiaramente non eseguito.

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