Oscurato prima dalla guerra in Iraq, poi dall'Afghanistan e adesso dall'aggressione alla Libya, sembra che il Kosovo non interessi più a nessuno anche se di fatto si trova a due passi da casa nostra.
Recentemente si poteva pensare ad una svolta verso la legalità, da quando la Missione EULEX aveva emesso un mandato di arresto a carico di Fatmir Limaj (ex Ministro dei Trasporti del precedente governo Thaqi e attualmente parlamentare del PDK in questa nuova legislatura).
Sembrava una svolta ma in effetti quel mandato di arresto è già sotto accusa. Secondo l'avvocato di Limaj, il suo cliente godrebbe dell'immunità parlamentare, a suo dire garantita ai membri del parlamento kosovaro.
Questa immunità, ammesso che sia regolarmente sancita per legge in Kosovo, fermerebbe una gran quantità di processi anche contro altri presunti criminali di guerra.
In effetti il PDK (Partito Democratico del Kosovo) annovera tra le sue file un rilevante numero di ex guerriglieri dell'UCK accusati di vari crimini.
Lo stesso leader di questo partito, il già famoso (o famigerato) Hashim Thaqi è sotto inchiesta per l'oramai famoso "traffico di organi".
I dubbi che ci sono sulla legalità dell'immunità parlamentare per i deputati kosovari, derivano dal semplice concetto che l'Indipendenza del Kosovo, pur bypassando da anni l'autorità delle Nazioni Unite e quindi del Rappresentante Speciale dell'ONU (che in base alla Risoluzione 1244 avrebbe potere di supervisione sulle leggi emanate dal parlamento di Pristina), rimane comunque una "Indipendenza supervisionata" (Supervised Independence) dalla Comunità Europea.
Supervisionata dalla Comunità Europea e in particolare dall'organismo a questo preposto, l'International Civil Office (ICO) e dal suo massimo esponente l'olandese Peter Feith.
La legge sull'immunità dovrebbe far riflettere la comunità internazionale dal momento che l'altra missione europea in Kosovo, la Rule of Law Mission EULEX, ha il suo bel da fare ad indagare proprio su questi personaggi coperti da immunità.
Per di più la terza missione europea in Kosovo, ovvero quella della Commissione Europea, continua a spendere i soldi della Comunità nel finanziamento dello sviluppo del Kosovo, affidato proprio ai personaggi "immuni a qualsiasi forma di giustizia" e accusati di crimini di ogni sorta.
Nonostante tutto questo, il fatto ancora più sconcertante è che il popolo kosovaro di etnia albanese si sta mobilitando a difesa di questi presunti criminali, manifestando in piazza e sventolando l'innocenza di Limaj e company (ben prima di qualsiasi processo) e protestando contro la comunità internazionale che si fa carico delle indagini.
A distanza di 12 anni è incredibile constatare come nulla è cambiato nell'opposto modo di vedere i fatti da parte della Comunità Internazionale e i kosovari albanesi:
ci sono kosovari considerati criminali dalla Comunità Internazionale e gli stessi kosovari considerati eroi dalla popolazione di etnia albanese.
Ovviamente si tratta di punti di vista così distanti che un punto di incontro sembra quasi irraggiungibile.
Lo stesso dualismo di vedute si riscontra nel così detto "dialogo tra Belgrado e Pristina". Anche qualche anno fa, prima della funesta stesura del "Piano Athisaari", le parti in causa si sono incontrate molte volte con la mediazione internazionale di Europa, USA e Russia, per quelli che venivano definiti "i negoziati per l'indipendenza del Kosovo".
Negoziati che non hanno portato a niente dal momento che i rappresentanti di Pristina si sedevano al tavolo non per discutere l'Indipendenza ma per discutere i "rapporti di vicinato con la Serbia". Argomento che non era all'ordine del giorno mentre l'indipendenza del Kosovo, garantita solo dalla presenza NATO e quindi dai diversi rapporti di forza, veniva data come un fatto scontato da parte dei rappresentanti di Pristina.
Addirittura, in questo momento tutti gli errori commessi in Kosovo sin dal 1999 vengono presi a modello per la distruzione di un altra zona del mondo... la Libya. Anche questa tristemente vicina alle porte di casa nostra.
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