"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

mercoledì 30 novembre 2011

Speculazione e fame... Per pochi che si arricchiscono, molti muoiono di stenti


Il comportamento delle multinazionali nei confronti dei paesi del "Terzo Mondo" non è cambiato in virtù della crisi economica di questo periodo, è sempre stato così...

Per pochi che riuscivano ad arricchirsi dietro lo sfruttamento delle materie prime africane, molti morivano di fame. Questi molti sono sempre stati i proprietari delle stesse materie prime, ovvero le popolazioni africane. 

Mentre in tempi passati questo fenomeno di sfruttamento era poco conosciuto all'opinione pubblica mondiale, ad oggi se ne ha coscienza assoluta ma, il sapere non fa cambiare le cose anzi, le poche, pochissime multinazionali che lucrano sulla condizione dei paesi africani, gestendone e sfruttandone le risorse, continuano ad agire indisturbate. 

In passato a fronte dei miliardi di introiti dovuti allo sfruttamento di petrolio, gas, oro, diamanti e minerali africani, le multinazionali o gli stati sfruttatori, rispendevano una piccola parte dei loro introiti finanziando i progetti delle Nazioni Unite che cercavano di salvare popolazioni che morivano di fame. 

Questo faceva si che per anni, nelle immagini dei TG che parlavano di Africa, si vedesse lo stesso camion di sacchi di riso o di grano che portava sollievo a qualche tribù di disgraziati africani. 

A causa della crisi economica, al giorno d'oggi questi finanziamenti all'ONU vanno a diminuire, inoltre la sicurezza delle operazioni umanitarie è sempre più compromessa da guerre e gruppi terroristici, aumentando i costi di ogni operazione umanitaria e diminuendone l'efficacia. 

Il risultato di tutto questo è che le multinazionali, i pochi a guadagnare, gli sfruttatori delle risorse, continuano ad arricchirsi diversificando gli investimenti, aumentando i prezzi, non più di oro, diamanti e minerali, ma di generi di prima necessità, grano, riso, mais, che in questi paesi del terzo mondo hanno una domanda immensa rispetto all'offerta. 

Mentre in passato non si riuscivano a capire o a spiegare i motivi per cui stati africani ricchissimi di risorse morissero di fame, popolazioni che vivevano su un suolo fatto di oro e diamanti necessitassero di un camion di grano dell'ONU, oggi giorno sappiamo che queste popolazioni muoiono di fame a causa dello sfruttamento criminale di poche multinazionali che agiscono indisturbate. 

Indisturbate dal momento che le stesse multinazionali fanno si che noi, popoli sviluppati, possiamo godere di tutto il benessere e di tutti i servizi che nel nostro quotidiano sono diventati essenziali. 

Ancora una volta il nostro benessere è proporzionale al malessere delle popolazioni del terzo mondo, attraverso l'operato spregiudicato e criminale di poche multinazionali, le quali riescono ad arricchirsi gestendo lo sfruttamento delle risorse di chi ha "l'acqua alla gola" e non può affermare i propri diritti, elargendo servizi e benessere a chi altrimenti potrebbe fermare il loro operato spregiudicato. 

Pensiamo a tutto questo la prossima volta che spendiamo migliaia di Euro per comprare cose superflue... alla faccia della crisi.
Max
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AFRICA - La speculazione finanziaria e l'Africa

Roma (Agenzia Fides) - L'attuale crisi finanziaria internazionale sta avendo forti ripercussioni anche nei confronti dei Paesi più poveri dell'Africa. La speculazione internazionale infatti, dopo la crisi dei mutui inesigibili delle abitazioni statunitensi e dopo altri scandali finanziari, sta cercando nuovi sbocchi di investimento. Uno di questi è il mercato delle materie prime agricole. 
"Dopo la crisi finanziaria del 2008, i grandi fondi di investimento si sono riposizionati sulle Borse delle materie prime alimentari e ottengono profitti speculativi astronomici sulla pelle degli affamati" denuncia a La Croix (18 novembre) Jean Ziegler, ex Primo Relatore per il diritto all'alimentazione dell'ONU e attualmente Vicepresidente del Comitato Consultivo del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Ziegler offre alcune cifre: una tonnellata di grano macinato costa attualmente 266 euro, quando nel 2010 costava 110 euro, il prezzo del mais è aumentato del 93%, mentre tra il 2006 e il 2010 i capitali investiti nelle Borse delle materie prime agricole sono aumentati del 2.300%.
Occorre inoltre ricordare che il 75% del commercio dei prodotti alimentari di base (mais, riso e grano) è controllato da 7-8 società multinazionali che dominano il mercato, determinandone i prezzi. La crisi finanziaria ha anche causato una diminuzione delle risorse conferite dagli Stati più ricchi al Programma Alimentare Mondiale (PAM), il cui budget è passato da 6 miliardi di dollari nel 2008 a 3,2 miliardi del 2011.
Nel frattempo si profila per il 2012 una nuova crisi alimentare nel Sahel, dove 6 milioni di persone sono a rischio fame a causa della forte siccità che ha investito la regione. La maggior parte dei Paesi dell'area, fortemente indebitati, non ha le risorse economiche necessarie per acquistare sui mercati internazionali le derrate alimentari, i cui prezzi, come detto, sono in forte aumento, a causa soprattutto della speculazione finanziaria.
Un altro aspetto dell'impatto micidiale in Africa della speculazione finanziaria è rappresentato dai cosiddetti "fondi avvoltoio", che comprano sottoprezzo le obbligazioni dei Paesi in via di sviluppo, vicini al default, per poi passare all'incasso con tutti i mezzi possibili, anche portando i debitori in tribunale. Diversi di questi debiti sono di Paesi africani come il Congo Brazzaville, la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia. I primi 26 "fondi avvoltoio" (su 35) sono riusciti a raccogliere 1 miliardo di dollari dai Paesi più poveri del mondo e si aspettano di ricevere altri 1,3 miliardi di dollari. "In termini di donazioni pubbliche, l'impatto dei fondi avvoltoio è enorme. Il miliardo di dollari raccolti dai fondi equivale a più del doppio dell'intero budget stanziato dalla Croce Rossa per l'Africa nel 2011. Con un miliardo di dollari si potrebbe finanziare l'intero budget richiesto dalle Nazioni Unite per la carestia in Somalia" scrive The Guardian (15 novembre 2011). (L.M.) (Agenzia Fides 26/11/2011)

Source: www.fides.org

Il prezzo del Kosovo...

Negli ultimi scontri tra i serbi del Kosovo e la Kfor, sono rimaste ferite circa 90 persone... due terzi sono civili serbi.

I motivi sono sempre gli stessi, ovvero la popolazione locale del Nord che rifiuta di sottomettersi al governo albanese di Pristina e la Kfor che incredibilmente, contro ogni mandato internazionale che legittima le forze militari NATO a continuare a permanere in Kosovo, che insiste nel difendere un governo fittizio di uno stato creato dal nulla, amministrato da famigerati personaggi ex guerriglieri e che ha un sistema economico che non produce niente e si fonda sull'assistenzialismo internazionale.

Proprio questo aspetto potrebbe diventare determinante nel prossimo futuro. Grazie alla staticità della comunità internazionale e a decisioni basate su valutazioni erronee, spesso palesemente sbagliate, oramai anni fa la Comunità Europea ha deciso che per dare stabilità ai Balcani, era necessario smembrare la Serbia, seguendo il desiderio del padrone americano. 

Da questa triste decisione è nato il Kosovo indipendente. Un'idea malsana che secondo alcuni politici europei costituiva un passo obbligato per la futura entrata nell'Europa Unita di questi paesi, che dell'Europa geografica costituiscono il confine orientale.

Per anni ed anni si è continuato su questa linea di pensiero, incaricando la NATO di vigilare affinché gli interessi americani nei Balcani venissero garantiti e allo stesso tempo che nessun intervento esterno di Serbia o Russia cambiasse il destino del Kosovo in qualche cosa di più "concreto".

Questa pazza idea è infine costata miliardi di Euro, sia per pagare l'assetto militare necessario a mantenere inespugnabile la "fortezza del Kosovo", sia a pagare una nuova classe di politici compiacenti e corrotti, che si facesse carico di dirigere e gestire il neo stato, nel modo più conforme possibile alle aspettative europee e americane.

Il perseverare in questo plateale sbaglio, senza volere ammettere di aver commesso un errore di valutazione strategica e senza l'umiltà di dire: "abbiamo sbagliato", è costato miliardi spesi in opere che non servono a niente, soldi svaniti nel nulla e ricomparsi nelle tasche della classe dirigente del Kosovo, reinvestiti in monumentali centri commerciali che vendono cose che nessuno in Kosovo si può permettere con stipendi di 250/300 Euro al mese.

Per quanto tempo ancora la comunità internazionale potrà permettersi di pagare l'errore fatto oramai anni fa? In questo periodo di crisi, dove i soldi non ci sono più e dove la parola d'ordine è risparmiare, vale ancora la pena preoccuparsi di un paese che ha risucchiato e bruciato miliardi senza dare in cambio assolutamente nulla?

Non solo dal punto di vista politico, ma anche in una mera ottica di mercato, il Kosovo è certamente un investimento sbagliato, un pozzo senza fondo, un buco nero che ancora brucia milioni e milioni di Euro che non ci possiamo più permettere, soprattutto senza avere niente in cambio. 

Per tornare al tema iniziale degli scontri tra kosovari serbi del Nord e le  forze internazionali, se avessimo accettato sin dall'inizio la realtà dei fatti, i dettami della Risoluzione 1244 dell'ONU, oltre che al diritto internazionale consolidato, il Kosovo come regione della Serbia, sarebbe ad oggi a pochi passi dall'ingresso nella Comunità Europea e sarebbe sicuramente governato da politici più esperti, più trasparenti e meno chiacchierati di quelli ascesi al potere in questi anni.

Per non parlare poi del numero di vittime causate dagli scontri come quelli dei giorni scorsi. Vite che avremmo potuto risparmiare.

lunedì 28 novembre 2011

Napule è ...







Napoli è sicuramente mille colori e mille paesaggi bellissimi.

Riguardo alla spazzatura io non ne ho vista. Il centro, grande centro della città, è pulito come ogni altra città che si rispetti.
In periferia la spazzatura c'è, ma meno, molta meno di quella che si vedere al telegiornale.
Andate a Napoli... se non ci siete mai stati ci vorrete tornare... nonostante la brutta fama che gli creano i giornalisti sui telegiornali e i giornali.

venerdì 25 novembre 2011

Quote of the day - Frase del giorno

"L'arma più potente nelle mani di un oppressore 
è la mente degli oppressi".
Steve Biko
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In molti casi, quando esprimiamo un'opinione, essa è formata solo su informazioni parziali, spesso prive di riscontri oggettivi. 
In altri casi l'opinione espressa è formata in base a criteri di parte o classisti e si fonda su preconcetti.
In altri casi esprimiamo un'opinione già proposta da altri.
In tutti questi casi l'opinione espressa è falsata o mediata dall'elaborazione mentale di informazioni non vere, parzialmente vere o false che possediamo per colpa o per dolo, o più raramente in buona fede.
Solo in rari casi, dopo i dovuti sforzi, l'opinione personale è espressa sulla base di dati riscontrati e riscontrabili, senza pregiudizi e valutazioni di comodo o di parte.
Max

mercoledì 23 novembre 2011

EGITTO: Infuria la protesta e aumentano i morti


In Egitto si registrano ancora morti tra i manifestanti di Piazza Tharir, in piazza per chiedere riforme democratiche. Nonostante il clamore suscitato sui media internazionali, il milione di manifestanti non rappresentano che una minima parte della popolazione. Se è vero che in tutto il resto del paese la vita prosegue normalmente, perché il regime militare dovrebbe reprimere nel sangue manifestazioni che possono essere altrimenti controllate?

Quali sono le vere richieste dei manifestanti? Chi c'è dietro l'organizzazione di un così grande movimento di piazza, solidale, unito, perseverante e coordinato ma che non rispecchia il punto di vista di tutte fazioni in causa?

Le manifestazioni di piazza in Egitto non hanno più l'aspetto di una aggregazione spontanea, quanto assumono le sembianze di un teatrino diretto ad arte da qualcuno che per adesso rimane nell'ombra, all'insaputa della folla.

Da parte del regime non sarebbe certo saggio reprimere la manifestazione nel sangue se non si trattasse di una mossa inevitabile. Perché focalizzare sul regime una così negativo clamore da parte dei media internazionali?

Si tratta quindi di una misura estrema, senza possibilità di scelta da parte del regime egiziano o della solita informazione distorta che non riflette la realtà dei fatti?

Informazioni. La cosa più preziosa dell'oro. Informazioni obiettive e non pilotate. Di questo abbiamo bisogno per capire cosa sta realmente accadendo in Egitto. I giornali e i telegiornali non bastano, servono solo a darci la loro versione dei fatti e nel migliore dei casi a farci intravedere che qualche cosa non torna in quello che ci riferiscono.
Appare quindi difficile, in questo momento, prevedere quale sarà il futuro dell'Egitto, stabilire in modo obiettivo chi ha ragione e chi ha torto, conoscere la verità.

Per quanto riguarda le vittime della repressione di piazza, ci dispiace sapere che innocenti e ignari manifestanti perdano la loro vita invano, inconsapevoli di essere pilotati ad arte per motivi diversi da quelli per cui credono di lorrate.
Max
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AFRICA/EGITTO - "Pallottole vere, proiettili di plastica in pieno volto, persone morte per i gas": testimonianza da piazza Tahir

Il Cairo (Agenzia Fides) - "La battaglia a piazza Tahrir sta ancora continuando. È una piccola guerra civile" dice all'Agenzia Fides una fonte della Chiesa dal Cairo, che per motivi di sicurezza non desidera essere citata. "La cosa paradossale è che la maggioranza dell'Egitto va avanti come niente fosse mentre nelle aree coinvolte negli scontri, si vive un clima da guerra civile. Dico questo perché la polizia, che dovrebbe essere una forza neutrale per controllare che la protesta rimanga pacifica, è intervenuta per reprimerla usando per di più metodi veramente brutali" dice la nostra fonte. "La polizia spara sulla folla usando munizioni letali, non solo pallottole di plastica, che comunque, ne sono testimone, sono state sparate sui volti delle persone, diverse delle quali hanno perso uno o entrambi gli occhi. Si nota inoltre un uso di gas lacrimogeni diversi da quelli usati in passato, alcuni di colore bianco, altri di colore blu. Alcune persone sono morte per asfissia provocata da questi gas. Chi è sceso in piazza è il gruppo originario della protesta del 25 gennaio (che poi ha costretto alle dimissioni di Mubarak). I Fratelli Musulmani si sono dissociati dalla protesta. Purtroppo non appare esistere una parte terza, neutrale, che possa mediare tra i dimostranti e il potere militare" conclude la fonte di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 23/11/2011)

English Version: http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=30406&lan=eng

Source: www.fides.org

Assassin's Creed Revelations Soundtrack

IRON
...I'm ready for the fight, and fate.

martedì 22 novembre 2011

Egitto: militari e proteste, terroristi e ingerenze esterne

Ancora non ci siamo, ancora non va bene o almeno non stiamo andando nella direzione giusta. A dirlo sono i fatti, non sono opinioni politiche di fazione o di parte.

In Egitto per esempio il popolo continua a chiedere una svolta democratica mentre al potere c'è ancora un regime militare. Il dittatore Moubarak è stato cacciato ma i militari fanno ancora il bello e il cattivo tempo, tanto che nei giorni appena trascorsi ci sono stati almeno 20 morti tra i manifestanti.

Quale sarebbe l'alternativa alla restaurazione di un regime militare o al naturale sviluppo delle cose fondato sulle richieste e le proteste della gremita folla di Piazza Tharir?
Non abbiamo certamente buoni esempi che arrivano da altri paesi dove i rispettivi regimi sono stati sovvertiti da movimenti rivoluzionari fomentati e appoggiati da governi stranieri, annientati da guerre scatenate da americani, inglesi e francesi o creati da qualche pensata folle dell'ONU.

In Somalia ad esempio è ancora in carica un governo di transizione voluto dall'ONU, che è composto dagli ex signori della guerra e che nonostante tutto l'appoggio di truppe internazionali e soldi internazionali, non riesce a governare per via del movimento islamico Al-Shabaab che spara all'impazzata ma la cui sconfitta significherebbe meno fondi internazionali e meno soldi da far sparire.
La gente? La gente in Somalia cerca di sopravvivere e molti non ce la fanno.

Afghanistan, dove Karzai, leader prediletto della politica americana, asceso alla presidenza grazie agli appoggi USA, è ancora al potere/regime nonostante i brogli alle ultime elezioni politiche. Non importa se i familiari di Karzai gestiscono il traffico di eroina diretto in tutto il mondo e specialmente in Europa.

Kosovo, dove dopo avere abbattuto Milosevic e la Jugoslavia, adesso governa un criminale di guerra, pupillo della stessa politica di ingerenza degli Stati Uniti, che appoggia le scelte americane in cambio di potere e impunità, anche se è accusato di traffico internazionale di organi illegalmente espiantati a prigionieri di guerra e di innumerevoli traffici tra armi e droga, oltre alle tangenti sugli appalti pubblici che fanno finire in fumo gran parte dei soldi che la comunità internazionale sperpera in Kosovo.

Libya, dove sotto la bandiera dei diritti umani e l'avallo dell'ONU, francesi, inglesi, americani e purtroppo, anche italiani, hanno bombardato tutto il bombardabile, uccidendo Gheddafi, freddato da un colpo alla testa, senza processo, senza possibilità di difesa. Qui ci sono le solite aspettative ipocrite, ovvero creare un governo democratico esportando la nostra forma di democrazia. Purtroppo non ci si può aspettare nulla di meglio rispetto a Kosovo o Afghanistan. Già adesso la disputa per il potere coinvolge tutti i detrattori di Gheddafi, tutti quelli che hanno avuto promesse dall'occidente prima della caduta del regime e tutti i movimenti fondamentalisti islamici. 
Qualche broglio elettorale porterà a scegliere il leader più adatto alla politica dell'occidente, dopodiché ci saranno da sedare solo alcune rivolte di piazza. 
La popolazione libica? Quella non fa parte di alcun progetto.

Speriamo che almeno l'Egitto riesca ad evitare ingerenze esterne e risolva i propri problemi da solo. Solo così avrà il governo che merita, nella forma più appropriata e che sia in grado di governare la propria gente senza dipendere da paesi stranieri e lontani.

lunedì 21 novembre 2011

Storie di Afghanistan

Una storia emozionante che ripercorre le vicende dell'Afghanistan degli ultimi trent'anni attraverso la vita di due donne tra loro diverse, ma accomunate dalla necessità di superare le condizioni di vita a loro imposte in quanto donne afghane. 


Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti,
né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri

domenica 20 novembre 2011

Campionato di Seria A - 11^ Giornata

2  --  2

Un Siena sprecone per tutta la partita contro un'Atalanta che per adesso sembra essere tra le squadre migliori del campionato se non fosse per i 6 punti di penalità iniziali.

Migliore in campo il portiere dell'Atalanta. Il risultato di 2 a 2 è alla fine dei conti il risultato più giusto.

Rigore per l'Atalanta nel primo tempo

sabato 19 novembre 2011

Catturato l'ultimo figlio di Gheddafi

Saif Al-Islam è stato catturato oggi mentre, si dice, tentava di scappare in Niger.
Questa è l'ultima vittoria dei ribelli libici, del nuovo regime che dovrebbe essere transitorio e, chiaramente delle forze NATO che hanno fomentato, alimentato e supportato le stragi libiche che sono costate la vita a migliaia di persone.
Adesso che Saif Al-Islam, un democratico, riformista, educato in occidente, che poteva rappresentare la faccia del cambiamento pacifico della Libya, è stato catturato, speriamo almeno che la comunità internazionale riesca a far si che gli venga risparmiata la vita.

L'unica colpa realmente imputabile a Saif Al-Islam, se di colpa si può parlare, dopo aver tentato tutte le possibili strade per evitare la guerra, è quella di essersi schierato dalla parte di suo padre e di aver tentato di salvarlo dalla morte a cui era destinato sin dall'inizio dei bombardamenti NATO.

In Libya, Gheddafi o no, alla faccia della civiltà, viene ancora applicata la pena di morte e il destino di Saif Al-Islam, se giudicato in Libya, è sicuramente quello di essere ammazzato dal "regime in carica".
Speriamo che questo venga evitato, speriamo che chi in occidente, ha finanziato la rivolta e l'ascesa dell'attuale autorità, riesca a far risparmiare la vita al figlio di Gheddafi che in tutta questa guerra si è solo difeso, è stato costretto ad abbandonare i propri principi democratici e difendersi con le armi.

Questa è l'ultima chance dell'occidente di salvare una vita in Libya, ricordiamo che la scusa iniziale della Francia per scatenare i bombardamenti in Libya, era proprio quella di salvare il popolo dalla dittatura. 
Alla luce del fallimento completo e del bagno di sangue che c'è stato, l'occidente si potrebbe almeno prodigare nel tentativo di salvare la vita all'ennesimo essere umano che rischia di essere ammazzato.

venerdì 18 novembre 2011

BENIN e Diritto all'Infanzia

Non credo che serva commentare quando si tratta di situazioni dove muoiono bambini. 
Crisi o non crisi, noi siamo sicuramente tra i fortunati del mondo.
Ci sono aree della terra dove la crisi economica non è mai iniziata e non se ne vede la fine, semplicemente c'è sempre stata. 
Sarà un caso ma si parla di ex colonie francesi, paesi verso i quali la Francia avrebbe dei doveri morali. L'Africa non è solo la Libya dove c'è il petrolio e dove il colonialisno francese è approdato solo di recente, le ex colonie francesi arrivano ben più a Sud... e li c'è gente che vive in condizioni molto più precarie dei libici.
Max
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AFRICA/BENIN - 800 mila bambini di strada fuggiti dalle famiglie, abbandonati per la povertà, vittime di conflitti e abusi

Cotonou (Agenzia Fides) - Il Benin è un paese dove oltre 3 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà. La metà della popolazione del paese, circa quattro milioni, hanno meno di 18 anni e, tra questi, il 33% vive con meno di un dollaro al giorno. Inoltre la malnutrizione nei bambini con meno di cinque anni supera il 20%. A causa della povertà, la maggior parte dei minori fugge dalle famiglie, viene abbandonata o stuprata. Un bambino su tre lavora in condizioni disumane e senza garanzie nei grandi mercati di Cotonou o Porto Novo, e circa 800 mila vivono per le strade. A questa emergenza cercano di far fronte, tra gli altri, i missionari Salesiani che hanno alcuni centri di accoglienza nei mercati di Cotonou, Porto Novo e Semé. In questi centri i bambini e i giovani si avvicinano a persone con cui condividono i loro problemi e ricevono le prime lezioni scolastiche. Inoltre a Porto Novo e a Kandi i Salesiani hanno altri due centri di accoglienza di breve permanenza, dove ricevono orientamenti e possono partecipare a workshop e corsi. Il Centro Magone è invece un centro di accoglienza di lunga permanenza dove i bambini ricevono una istruzione formale oltre alla formazione professionale che li prepara a confrontarsi con la realtà esterna. L'impegno dei missionari Salesiani coinvolge oltre 2 mila bambini e giovani con l'obiettivo di farli reinserire nella società e tornare con le rispettive famiglie. (AP) (18/11/2011 Agenzia Fides)


Lykke Li - Silent My Song

Nice Song


Eyes wide shut and I still feel the needle in my back...
cutting through my veins and spirit making me relax...

giovedì 17 novembre 2011

SOMALIA - Non si fermano uccisioni, ferimenti, reclutamento e stupro di minori

Anche se ne parliamo meno, in Somalia continua a morire un numero di persone vergognosamente alto senza che nessuno si interessi seriamente alla situazione.
Perbenisti, pacifisti e paladini della giustizia dei tempi moderni sembrano scomparsi nel nulla quando si parla del Corno d'Africa... e anche quando si parla di fare del bene al prossimo senza rubargli nulla...

AFRICA/SOMALIA - Non si fermano uccisioni, ferimenti, reclutamento e stupro di minori

Mogadiscio (Agenzia Fides) - La vita dei bambini somali è sempre più a rischio a causa del perdurante conflitto. Nel corso dei combattimenti che si stanno verificando in tutto il Sud e il centro della Somalia, continuano attacchi e aggressioni sui bambini. Nelle ultime settimane sono aumentati gli omicidi e i ferimenti gravi. Secondo fonti delle Nazioni Unite che monitorano le violazioni dei diritti dei minori, nel solo mese di ottobre sono rimasti uccisi 24 bambini e ragazzi, quasi il doppio rispetto al numero medio degli altri mesi dell'anno. Sempre nello stesso mese si sono registrati 58 ferimenti gravi di minori, più che in qualsiasi altro mese di quest'anno. Alla data odierna, risulta certo che nel 2011 circa 300 minori sono stati gravemente feriti e oltre 100 uccisi, ma è probabile che il numero reale sia ancora maggiore se si considerano i casi non dichiarati o non confermati. Altro allarme è dato dal reclutamento e dall'impiego di minorenni nei combattimenti, e dagli abusi sessuali su ragazze e donne. Nel 2011, riferiscono fonti ONU, sono stati registrati in Somalia oltre 600 arruolamenti di minorenni e oltre 200 casi di stupro, per lo più ai danni di ragazze. L'inasprimento della violenza mette a repentaglio anche gli aiuti umanitari per coloro che ne hanno bisogno. Infatti molti fra le centinaia di migliaia di bambini che già rischiano la vita per fame o malattie, adesso corrono il rischio di vedersi privati anche dell'assistenza minima da cui dipende la loro vita. (AP) (17/11/2011 Agenzia Fides)


mercoledì 16 novembre 2011

Governo e soldi - 2 vediamo chi paga...

Per oggi la lista dei ministri del nuovo governo non è ancora pronta, mi sembra per ora positivo il fatto che non ci siano politici nella lista provvisoria, ma esperti nei vari settori, almeno i settori chiave.

Monti potrebbe essere un giusto tentativo da fare per risolvere la crisi italiana a patto che non scenda a compromessi con i politici. C'è bisogno di riforme, questo è un fatto. C'è bisogno di trovare dei soldi e di risparmiare, anche questo è un fatto. Dunque.. un "tecnico", un esperto, alla guida di questo governo provvisorio potrebbe finalmente mettere in pratica (non solo proporre) le riforme che servono e che tutti gli italiani che lavorano e pagano le tasse vorrebbero da sempre.

Diminuire il numero dei politici, non solo a livello nazionale ma anche regionale e provinciale;
Eliminare finalmente le provincie da eliminare, senza tenere conto se siano governate da destra o sinistra;
Ridurre gli stipendi vergognosamente alti dei politici a tutti i livelli e le indennità che alla fine raddoppiano lo stipendio stesso, ridurre i privilegi, i vitalizi e tutti quei costi della politica che non fanno tornare i conti.

In questa prospettiva, ci starei anche a ricominciare a pagare l'ICI senza lamentarmi. Sarebbe un bel modo per far vedere che il sacrificio lo facciamo tutti e non solo e sempre chi lavora e paga i debiti della politica... da sempre.

Ma c'è comunque una considerazione di ordine diverso da fare:
Perché ci vuole un tecnico per attuare questo risparmio? 
Ovviamente perché nella politica manca l'onestà di riconoscere che nella stessa politica i privilegi sono troppi. Si tratta solo ed esclusivamente di pensare al prossimo anziché solo agli affari privati, si tratterebbe di dare una morale alla politica, di far si che lavorare per la comunità diventasse un onore anziché un privilegio personale. Invece non è mai esistito un politico che riuscisse a tagliare gli sprechi della politica.

Per questo va bene il tecnico. Il tecnico dovrebbe essere svincolato dai giochi politici e alla fine risultare antipatico a tutti. Il tecnico dovrebbe sapere in anticipo che svolgerà un lavoro ingrato, ma che qualcuno dovrà fare per far tornare i conti... finalmente.

sabato 12 novembre 2011

Governo e soldi - 1

Ok, da oggi in Italia siamo senza Governo. Berlusconi ha rassegnato le dimissioni come aveva già annunciato da oramai una settimana.
Come al solito la politica italiana fatta di venditori di fumo ha dato modo di farsi trovare impreparata. Tutti sapevano che Berlusconi avrebbe rassegnato le dimissioni, tutta l'opposizione ha lavorato, negli ultimi tre o quattro anni, per arrivare a questo momento ed avere la testa di Berlusconi.
Ora che questo momento è arrivato non c'è nessuno che sia in grado di proporre le soluzioni ai problemi italiani.
Era facile criticare Berlusconi, permettersi di insultarlo, di infamarlo a livello europeo e mondiale, criticarlo in tutto e su tutto.
A sentire Santoro, Mannoni e tutta la cricca di giornalisti di sinistra Berlusconi era il re dei criminali, a sentire Franceschini, Bersani, Di Pietro e Vendola era l'unico e solo responsabile dei problemi italiani.
Ma tutti questi chiacchieroni hanno mai fatto un piano alternativo? Hanno mai proposto qualche cosa di costruttivo in alternativa alle iniziative di Berlusconi?
Non mi risulta che oltre alla campagna di discredito nei confronti del Governo, tutti questi "critici" si siano dedicati a fare proposte alternative o prendere iniziative costruttive. L'importante era cacciare Berlusconi, ma ora?
Berlusconi se ne va e questi "bravi ragazzi" dell'opposizione non si erano neppure resi conto che non ci sono soldi da sperperare per fare nuove elezioni. Ora voglio proprio vedere chi avrà il coraggio di proporsi come alternativa a Berlusconi, voglio proprio vedere se tutta la retorica di sinistra si concretizzerà in riforme concrete.
Da bravi neo comunisti dovrebbero risolvere la crisi senza aumentare le tasse nei confronti di chi le tasse già le paga e non ha alcun beneficio, ovvero nei confronti di tutti i lavoratori italiani.
Dovrebbero, per un principio di equità, eliminare i loro benefici, tutti i soldi dello stato che spendono per il loro benessere e per i loro benefici, dovrebbero iniziare a dare l'esempio ed andare a lavorare con le loro proprie auto, spostarsi in treno, affrontare il traffico e gli autovelox anziché muoversi con autisti e auto di stato pagate da chi paga le tasse.
Questo solo per fare un esempio, i nostri cari, vecchi politici dovrebbero, eliminare tutti i propri benefici ed iniziare a pagare di tasca cinema, palestra, benzina, auto, autisti, medico, medicine e tutto quello che le persone normali pagano da sole.
E' facile criticare quando si è all'opposizione, è molto più difficile fare, organizzare, risolvere problemi.
La classe politica attuale dovrebbe vergognarsi per vivere da nababbi a spese di chi appena arriva alla fine del mese. Dovrebbero rendersi conto di essere stati eletti per fare il bene del Paese, non per "mangiarci sopra a quattro palmenti".
Adesso vedremo che cosa succede. In tv stanno annunciando che Mario Monti, neo Senatore a Vita, sarà incaricato a breve, di formare il nuovo governo per far fronte alla crisi economica. Vediamo un po' se un tale esperto in materie economiche si farà carico di risparmiare qualche soldo sperperato dai politici o metterà altre tasse "sul groppone" della gente.
Se facciamo due conti e consideriamo che lo stipendio, più le indennità e rimborsi vari di Monti come Senatore della Repubblica sfiora i 13.000 Euro al mese, netti! Sicuramente si parte male...
... e si continua peggio se ne facciamo altri due di conti e vediamo che tutti i Senatori messi insieme, pagati per 12 mesi, ci costano (perché alla fine costano ai contribuenti) quasi 50 milioni di Euro l'anno. 

Pensate a questo breve calcolo::
320 Senatori, perché? Diciamo che ne basterebbero la metà: 160... già si risparmierebbero 25.milioni l'anno.
Diciamo anche che questi 160 li paghiamo la metà, che basta e avanza... già scendiamo a 12,5 milioni l'anno.
Il risparmio solo sul Senato sarebbe minimo di 37,5 milioni di Euro l'anno, che equivale a 150 Euro l'anno in più ad almeno 250.000 pensionati al minimo (12.50 Euro in più al mese ad ognuno di essi) e i senatori non morirebbero certo di fame.



venerdì 11 novembre 2011

Sparatoria nel nord del Kosovo. Un serbo ucciso e altri tre feriti | euronews, mondo

Cresce la tensione tra serbi e albanesi in Kosovo. Un cittadino serbo di Kosovska Mitrovica è rimasto ucciso e altre tre persone ferite, nel corso di una sparatoria avvenuta nella periferia della città.

Da anni Kosovska Mitrovica è divisa in una zona serba e una albanese. Nello scorso luglio si sono riaccesi gli scontri tra le due etnie, dopo il tentativo della polizia kosovara di prendere il controllo di due posti di frontiera.

“Non so chi abbia sparato”, dice il sindaco del settore serbo, “ma credo siano stati albanesi, forse membri del cosiddetto Rosu, di sicuro dei terroristi. gente che dovrebbe stare in una gabbia, nemmeno in carcere”.

Nonostante la presenza di un contingente Nato, nella ex provincia serba rimangono accesi i focolai dell’intolleranza. Nei giorni scorsi nella zona di Mitrovica sconosciuti avevano lanciato una bomba nel cortile di una stazione di polizia. Solo per un caso l’ordigno non è esploso.

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Quale presenza NATO? 
Forse è proprio grazie alla presenza della NATO che i serbi del Kosovo vivono in questa realtà di soprusi e violenze. Grazie alla NATO che non interviene e non fa intervenire, sempre più frequentemente ci sono morti nelle manifestazioni e morti tra i civili uccisi da chi sa quale commando legato alla causa del Kosovo albanese indipendente.

Sono anni che le cose vanno avanti in questo clima di tensione. ONU, Comunità Europea e NATO sguazzano nei problemi del Kosovo. Tutti cercano di trovare una soluzione, ma tutti partono dalla parte sbagliata, considerando il Kosovo indipendente quello che geograficamente è stato deciso dalla NATO e dall'ONU dopo la guerra nel 1999.

Il Nord del Kosovo è popolato da serbi, nel nord del Kosovo non ci sono le fantasiose bandiere del Kosovo indipendente ideate dallo scarso senso estetico americano, Nel nord del Kosovo ci sono invece tante, ma tante bandiere serbe.

I kosovari serbi del Nord del Kosovo resistono e resisteranno alla colonizzazione albanese. Non sarà mai possibile per una minoranza di religione Cristiana Ortodossa, di lingua slava, di farsi governare da una maggioranza musulmana di etnia e lingua albanese, i cui leader sono criminali che uccidevano i serbi.

Il Kosovo geograficamente non è né potrà mai essere quello che vogliamo che sia attualmente. Purtroppo la geografia odierna del Kosovo è stata dettata da una forzatura, è stata creata dall'ingerenza della NATO negli affari interni della Serbia, violazione del diritto internazionale commessa oramai oltre 10 anni fa. 

I confini ridisegnati dopo l'invasione della Jugoslavia da parte della NATO, dopo aver fomentato le guerre di Bosnia e Kosovo, si reggono sull'attuale presenza militare della NATO che non è naturale, non appartiene a quei territori, sbilancia i naturali rapporti di forza.

Se la NATO se ne andasse dai Balcani, come naturalmente dovrebbe accadere, sicuramente i rapporti di forza cambierebbero, i confini cambierebbero e le popolazioni deciderebbero da sole con chi stare e sotto quale governo. 

I rapporti di forza ristabiliti così come è sempre successo nell'arco della storia, sarebbero destinati a reggere e ad essere duraturi perché stabiliti dalle forze locali, senza ingerenze o aiuti esterni.

Paradossalmente l'ingresso della Serbia nella Comunità Europea potrebbe dare alla NATO una strategia di uscita dal Kosovo, dove ogni stato contribuente spende cifre astronomiche che in momenti di crisi come questo nessuno si può più permettere.

Per questo il processo di adesione della Serbia alla EU è sempre più subordinato al riconoscimento del Kosovo. Ma se Tadic smettesse di fare la corte alla Comunità Europea, anch'essa in crisi, se voltasse le spalle all'Europa Unita e seguisse le indicazioni dei nazionalisti serbi di rivolgere lo sguardo alla vecchia Russia che sembra meno in crisi dell'Europa?

A quel punto quale diventerebbe la strategia della NATO?  
Max

giovedì 10 novembre 2011

BENIN - 6000 bambini denutriti, è emergenza.

La crisi economica nazionale è la notizia più diffusa dai giornali e dai telegiornali oramai da qualche mese a questa parte. L'Iraq è oramai un fronte da archiviare, della Libya ci siamo quasi dimenticati, l'Afghanistan rimane notizia di riserva da rilanciare quando ci sarà il prossimo attentato contro i nostri militari, sull'Iran ci hanno capito poco tutti ed è bene che non se ne parli almeno fino a che "i buoni" non decideranno di aprire il fuoco. 

Ma... dov'è il Benin? Chi sa quanto è lontano.. -direbbe qualcuno-. Il Benin? Mai sentito...-direbbero altri-
Eppure anche in Benin sembra che la crisi economica sia ancora più disastrosa che da noi. Da noi se si perde, si perde il superfluo, in altri paesi, tra cui il Benin, si perde l'essenziale e si aggravano situazioni che erano gravi anche in tempi (per noi) di "vacche grasse",

Il Benin è una piccola striscia di terra nell'Africa Occidentale, tra il Togo e la Nigeria e ci abitano circa 7.000.000, è una Repubblica Presidenziale indipendente dalla colonizzazione francese dal 1960.

In Benin ci sono almeno seimila bambini ricoverati per problemi legati alla malnutrizione.
Poi leggendo l'articolo che segue si capisce che parte dei seimila bambini sono ricoverati in strutture che ne potrebbero accogliere si e no un terzo e sono ricoverati grazie all'operato umanitario di qualche anima buona, altrimenti chi sa... potrebbe essere l'ennesima strage di innocenti che si consuma in giro per il mondo... a nostra insaputa...


AFRICA/BENIN - Seimila bambini denutriti ricoverati nell'ospedale di Tanguiéta: emergenza nel paese.

Tanguiéta (Agenzia Fides) - "Il reparto di Pediatria dell'Ospedale Fatebenefratelli di Tanguiéta, in Benin, sta letteralmente scoppiando. Nell'ultimo anno, a causa dell'aggravarsi della crisi economica che colpisce il Paese, i bambini ricoverati per denutrizione sono raddoppiati, passando da 3000 a 6000". In un comunicato inviato all'Agenzia Fides, Fra Luca Beato, Vice Presidente dell'UTA (Uniti per Tanguiéta e Afagnan), la Onlus che da oltre 15 anni sostiene con iniziative di solidarietà gli ospedali africani dei Fatebenefratelli in Benin e in Togo, lancia l'allarme. La situazione di povertà sempre più estrema di questo paese dell'Africa rende le risorse alimentari ancora più scarse con gravi ripercussioni a livello nutrizionale, soprattutto sui piccoli. "Il 20% di questi bambini - afferma Fra Fiorenzo Priuli, Direttore dell'Ospedale di Tanguiéta - arriva alla Pediatria in stato di estrema gravità, per cui occorre metterli in terapia intensiva per poterli salvare dalla morte per denutrizione. La Pediatria della struttura - continua Fra Fiorenzo - ha nominalmente 80 posti letto, ma sono circa 120/150 le mamme che si sistemano senza problemi sulle stuoie con i loro bambini (da uno a tre). Di notte, nel corridoio adiacente, il personale assistente fa addirittura fatica a passare tra le stuoie". (AP) (10/11/2011 Agenzia Fides)


mercoledì 9 novembre 2011

Myanmar - Armi chimiche contro i ribelli | Agenzia FIDES

Ancora battaglie e ancora discriminazioni su base religiosa. Fa venire i brividi la notizia sull'uso di armi chimiche da parte di eserciti regolari. Armi chimiche che in teoria dovrebbero essere bandite, armi di sterminio di massa che non fanno differenza tra combattenti e civili. 
Perché si lascia che le armi chimiche vengano prodotte? Chi dovrebbe intervenire per far cessare tali pratiche belliche illegali? 
Sarebbe forse l'ONU l'organismo preposto a sindacare sulla produzione e sull'utilizzo di armi chimiche? Sarebbe forse il giustiziere Sarkozy o il Premio Nobel per la Pace Obama con il solito, fido alleato inglese? 
Oppure sono tutti troppo impegnati ad organizzare i "bombardamenti di pace" in Iran o altre zone del mondo?
La conclusione è sempre la stessa... in Myanmar, come in altre, troppe aree del mondo si continua a morire e nessuno muove un dito..
Max
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ASIA/MYANMAR - Armi chimiche contro i ribelli kachin, restrizioni sulle attività religiose per i cristiani

Miytkina (Agenzia Fides) - Nella guerra che infuria fra l'esercito birmano e i gruppi ribelli armati kachin, nel Nord del Myanmar, i militari stanno utilizzando armi chimiche, racconta una fonte locale di Fides nel popolo kachin. Intanto i rifugiati aumentano e trovano riparo nei boschi e, mentre si avvicina la stagione invernale, sono senza cibo, senza vestiti, senza ripari e molti muoiono di fame e malattie. Alla popolazione kachin, in maggioranza cristiana - riferiscono fonti di Fides - il governo sta negando anche la libertà religiosa, avendo imposto nuove restrizioni: incontri domenicali per lo studio della Bibbia "sono possibili solo previa autorizzazione".
"Il governo birmano non sta facendo nulla per aiutare i rifugiati kachin e la situazione peggiora. Chiediamo il sostegno della Chiesa universale perché le violenze e le ingiustizie verso popolo kachin siano conosciute in tutto il mondo", invoca la fonte di Fides.
Un'organizzazione di ispirazione cristiana come "Christian Solidarity Worldwide" (CSW), conferma in un nota inviata a Fides che "le autorità birmane hanno imposto nuove limitazioni sulle attività religiose nello stato Kachin, ordinando che gli incontri delle comunità cristiane si debbano comunicare con 15 giorni di anticipo, per essere autorizzati". CSW ricorda che "per molti anni i regimi birmani hanno soppresso la libertà di religione. Oggi sembra che, nonostante i cambiamenti a livello verbale, le autorità locali birmane non hanno cambiato in alcun modo atteggiamento. Imporre l'obbligo di autorizzazione per leggere la Bibbia o per pregare è una restrizione estrema della libertà di religione. Esortiamo le autorità birmane a ritirare questo requisito. Chiediamo l'intervento dell'Onu". (PA) (Agenzia Fides 4/11/2011)

English version: http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=30255&lan=eng

Source: www.fides.org

martedì 8 novembre 2011

SOMALIA - Dopo la siccità, la pioggia colpisce i rifugiati somali... | Agenzia FIDES

Il fatto che ultimamente ne abbiamo parlato meno non significa che le cose vadano migliorando. Ci sono cose che cambiano, adesso non è più la siccità a fare paura quanto le inondazioni, altre cose non cambiano affatto, ad esempio i combattimenti contro i militanti di Al-Shabaab, il gruppo terroristico islamico che imperversa in Somalia e non solo anche grazie all'incapacità dell'ONU di trovare una soluzione al problema.
La Somalia e soprattutto la grande maggioranza della popolazione somala continua soffrire fame e malattie.

Un piccolo cambiamento c'è a dire il vero, negli ultimi mesi anche il Kenya ha iniziato la propria offensiva contro i terroristi di Al.Shabaab per proteggere le proprie frontiere. Ciò significa che adesso il fronte si è allargato. Non solo le truppe dell'AMISOM combattono i terroristi in territorio somalo, ma anche il Kenya combatte contro gli stessi terroristi sulla propria linea di confine per evitare infiltrazioni terroristiche importanti in territorio keniano, che già ospita il più grande campo di accoglienza per i rifugiati somali a Dadaab.

Pur considerando legittime le operazioni militari keniane a salvaguardia della propria sicurezza, visto lo stallo delle missioni internazionali preposte a ristabilire l'ordine in Somalia, va detto che un nuovo fronte ostacola ancora di più l'operato delle organizzazioni umanitarie dal momento che la sicurezza del personale addetto agli aiuti non può essere garantita.

Come al solito chi fa le spese di tutta questa situazione sono i civili e soprattutto i bambini. Generazioni intere di bambini che nella migliore delle ipotesi, se sopravvivono a guerra e malattie non potranno mai avere un'infanzia normale, ma sarano destinati a vivere di stenti in un campo per rifugiati, in balia degli eventi.
Max
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AFRICA/SOMALIA - Dopo la siccità, la pioggia colpisce i rifugiati somali; "le operazioni militari keniane rendono ancora più complessa la situazione" dice la Caritas

Mogadiscio (Agenzia Fides) - Dopo la siccità, le piogge torrenziali stanno aggravando la situazione dei rifugiati somali, in patria e all'estero. Secondo quanto riferisce l'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNCHR), nel complesso dei campi profughi presso Dadaab (in Kenya, al confine con la Somalia), circa 5.000 rifugiati hanno perso le loro abitazioni a causa delle inondazioni.
"La situazione umanitaria risente inoltre dell'offensiva militare avviata dal Kenya in Somalia contro gli Shabab. Le nostre operazioni ne risentono, perché la sicurezza non è ancora pienamente garantita" dice all'Agenzia Fides Suzanna Tkalec, operatrice del Catholic Relief Services (CRS), responsabile di Caritas Somalia.
"Il 1° novembre abbiamo partecipato a Nairobi ad una riunione organizzata dall'UNHCR allo scopo di fare il punto della situazione a Dadaab" continua Suzanna Tkalec. "A causa delle operazioni militari, al momento rimangono a Dadaab l'UNHCR e le autorità keniane, che però sono in grado di assicurare solo le attività essenziali: distribuzione di cibo e di acqua, assistenza medica di base. La prevista apertura di nuovi campi è al momento sospesa. Entro 2 o 3 settimana si potranno avere maggiori informazioni sulla sicurezza a Dadaab, mentre i nostri operatori sono sul posto per vedere come riprendere le nostre attività di assistenza, al di là di quelle che stiamo attuando".
Per quanto riguarda l'interno della Somalia, la rappresentante della Caritas afferma che "le operazioni militari hanno aggravato la situazione umanitaria. Il governo del Kenya si dimostra fiducioso su una rapida conclusione dell'intervento della proprie truppe in Somalia. Da parte nostra stiamo valutando come organizzarci per rispondere alle attese della popolazione somala".
La signora Tkalec aggiunge che "nel corso della riunione con le organizzazione umanitarie, i rappresentanti keniani hanno affermato che il governo di Nairobi, insieme al governo di transizione somalo, sta cercando di creare nel sud della Somalia delle 'zone cuscinetto', protette dall'AMISOM (la missione dell'Unione Africana in Somalia). Quando il livello di sicurezza in queste zone sarà sufficiente da garantire le operazioni umanitarie, l'UNHCR e le altre Ong vi si trasferiranno per assicurare i servizi di assistenza alla popolazione".
"Il 9 novembre a Nairobi si terrà un incontro di tutte le diverse Caritas che operano a favore dei somali, per vedere come aumentare le nostre attività di assistenza, pur in una situazione così difficile e complessa" conclude Suzanna Tkalec. (L.M.) (Agenzia Fides 5/11/2011)


domenica 6 novembre 2011

Renato Fucini - Sopra un Ventaglio

Sopra un ventaglio

Chiese al ventaglio un dotto Archimandrita:
Dimmi, ventaglio, che cos'è la vita? -
E il ventaglio, con molle ondeggiamento:
- È tutto vento, vento, vento, vento... -

Renato Fucini
(Neri Tanfucio)
Monterotondo M.mo 1843 - Empoli 1921

sabato 5 novembre 2011

Verità...

La stupidità si moltiplica a dismisura. 
Si riproduce facilmente e si autofinanzia.
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La stupidità si moltiplica a dismisura. 
Si riproduce facilmente e si autofinanzia.
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La stupidità si moltiplica a dismisura. 
Si riproduce facilmente e si autofinanzia.
Frank Zappa
Musicista

venerdì 4 novembre 2011

Quote of the day - Frase del giorno

Dylan Dog
E' facile per chi sta al sole predicare 
a chi rimane nell'ombra.
Arthur Conan Doyle
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It's easy for those who are in the sun to preach 
to those who remain in the shadow.
Arthur Conan Doyle

mercoledì 2 novembre 2011

Iran nel mirino...

Ora che la guerra in Libya è finita e la NATO ha deciso di abbandonare il campo, al contrario di quello che ha fatto dieci anni fa nei Balcani, dove ancora si trova con migliaia di soldati, sembra che si possa aprire un nuovo fronte. Sembra che la ricerca di un nuovo nemico da bombardare non sia stata molto difficile.
Il dito è ora puntato sull'Iran, su cui Regno Unito e Stati Uniti starebbero facendo "un pensierino".
Un pensierino sull'Iran ce l'avrebbe fatto anche Israele e la scusa è la stessa, sembra che tutti abbiano paura delle armi nucleari che Ahmadinejad avrebbe o starebbe mettendo a punto.
Probabilmente si tratta delle stesse armi che Saddam Hussain doveva avere e che non aveva, peccato che si sia scoperto solo dopo aver bombardato tutto il bombardabile in Iraq.

Comunque sia, sembra proprio che senza una guerra non si riesca a stare. Il prezzo di avere un apparato di protezione come quello della NATO è quello di dargli una guerra da combattere. 

Stati Uniti, Regno Unito e Israele, sembra che i piani siano pronti e la Spada di Damocle che pende sull'Iran dovrebbe sferrare il suo colpo nel giro di alcuni mesi.
Si parla di un intervento in grande stile ma di più basso profilo rispetto alle guerre scatenate dall'Occidente negli ultimi dieci anni. 
Un intervento conforme alla nuova strategia di distruzione americana, con truppe speciali semi-segrete, sottomarini e raid aerei. Si parla addirittura di nuove tecnologie per i razzi da scagliare contro i bunker iraniani che sarebbero in grado di penetrare ed annientare definitivamente i bunker. 


Capacità di penetrazione che ricorda tanto quella dell'uranio impoverito che a distanza di anni dai bombardamenti, continua a mietere vittime anche tra gli amici, oltre che tra i nemici.

Ad oggi il destino dell'Iran sarebbe già scritto, l'ennesimo paese alla mercé dei "buoni", quelli che hanno sempre ragione, quelli con le armi più grosse. 

martedì 1 novembre 2011

halloween... che festa di merda !

Ma che festa è questa di Halloween... e poi... altro che un giorno di celebrazioni... il 31 Ottobre... come dice Wikipedia, ...qui è halloween tutte le sere !
Sono quattro giorni, e soprattutto notti, che ho a che fare con ubriachi fradici e tossici in crisi, la differenza tra gli altri giorni e il giorno fatidico di halloween è che il 31 notte vanno tutti in giro mascherati.
Prima ci si vestiva a maschera per il Carnevale e il 31 di Ottobre si aspettava la festività di Tutti i Santi, ora no... ora tutti vestiti da strega o da Freddy Krueger, e tutti con almeno una birra in mano.
La birra, almeno prima c'era la decenza di portarne in mano una alla volta, anche perché se si scalda non sa più di niente, Ora no, due birre... e grosse... e in bottiglia... altrimenti quando la spacchi a terra non fa abbastanza cocci e quando la spacchi in testa a qualche stronzo non fa abbastanza male.
Ma... torniamo alla domanda originale... che cazzo di festa è questa merda di halloween? Sempre su wikipedia si dice che halloween è una festa popolare soprattutto negli USA, nel Nord del Messico e in alcune regioni del Canada. 
Alla faccia del Canada, qui halloween dura un mese intero, il 31 con le maschere da strega e tutti gli altri giorni vestiti da Harafat con kefie varie, da Snoop Dog con catene e anelli di metallo, da Mortisia Addams ma con cento tatuaggi ogni dove e da "straccioni" caratterizzati da maglioni che puzzano da un chilometro di sitanza.
Da noi halloween non è più la festa americana del "dolcetto o scherzetto", da noi è un appuntamento quotidiano di fulminati che credono ad halloween come alla normalità, ogni notte, mentre di giorno barcollano come se vivessero in un mondo surreale, ostile che li costringe ad alzarsi dal letto per andare a scuola o a lavorare. 
Con questi fulminati il motto "dolcetto o scherzetto" si è trasformato in "alcool" al posto del dolcetto e "devastazione" al posto dello scherzetto.
Poi a mattina, ogni benedetta mattina, con il sole già alto, quando l'afflizione del nuovo giorno fa sospendere i festeggiamenti di halloween, ciò che rimane è la devastazione di una città d'arte invasa dai resti dei "dolcetti", bottiglie di birra spaccate ovunque, avanzi di McDonald's e kebab, vomito e urina, scolature di decine di bottiglie di vino e vodka. Devastazione ogni dove ma... "per scherzetto"...
Del popolo in festa per l'halloween quotidiano solo alcuni rimasugli, solo qualcuno troppo "cotto" per andare a scuola, troppo stanco anche per muoversi dalla strada dove si trova a causa di chi sa quali congiunture astrali avvenute nella notte delle streghe..
Questi ipocriti del cazzo che non riescono neanche a camminare e che giustificano la sbronza con scuse quali: "ho i problemi"... o sempre più frequentemente "probbblemi"... o "pobblemi", ma anche spesso "c'ho ' problèmi".
Qualcuno l'ha lasciato "la donna", qualcuna l'ha lasciato "l'uomo", qualcuno pure lo ha lasciato "l'uomo", altri si lamentano di bere perché non hanno lavoro (grazie al cazzo con la vita di merda e il tanfo che fanno chi mai li può assumere), altri hanno problemi fisici e allora bevono, alcuni hanno problemi che non può capire nessuno, altri piangono perché hanno "tutti i problemi del mondo" e giù... "bevi che passa" 
Ce ne fosse uno di questi ipocriti del cazzo che dice la verità, ovvero che beve perché gli piace, che beve perché oramai non né può fare a meno, che beve perché è intossicato senza "i coglioni" per provare a smettere, che beve ma non ha motivo, anziché presentarsi con tante scuse ipocrite. Alcuni addirittura bevono perché "odiano Berlusconi"... alla faccia del "concetto ermetico".
Tutti depressi quando arriva mattina, ma tutti belli carichi durante le lunghe notti di halloween. Se solo gli psichiatri andassero a visitarli per strada, "questi depressi di giorno"... durante le quotidiane notti di halloween, anziché durante i "maledetti giorni" con la luce e il sole alto... altro che depressione... altro che problemi... la notte sono tutte Ferrari che viaggiano a 2 al litro... di vino...