Il comportamento delle multinazionali nei confronti dei paesi del "Terzo Mondo" non è cambiato in virtù della crisi economica di questo periodo, è sempre stato così...
Per pochi che riuscivano ad arricchirsi dietro lo sfruttamento delle materie prime africane, molti morivano di fame. Questi molti sono sempre stati i proprietari delle stesse materie prime, ovvero le popolazioni africane.
Mentre in tempi passati questo fenomeno di sfruttamento era poco conosciuto all'opinione pubblica mondiale, ad oggi se ne ha coscienza assoluta ma, il sapere non fa cambiare le cose anzi, le poche, pochissime multinazionali che lucrano sulla condizione dei paesi africani, gestendone e sfruttandone le risorse, continuano ad agire indisturbate.
In passato a fronte dei miliardi di introiti dovuti allo sfruttamento di petrolio, gas, oro, diamanti e minerali africani, le multinazionali o gli stati sfruttatori, rispendevano una piccola parte dei loro introiti finanziando i progetti delle Nazioni Unite che cercavano di salvare popolazioni che morivano di fame.
Questo faceva si che per anni, nelle immagini dei TG che parlavano di Africa, si vedesse lo stesso camion di sacchi di riso o di grano che portava sollievo a qualche tribù di disgraziati africani.
A causa della crisi economica, al giorno d'oggi questi finanziamenti all'ONU vanno a diminuire, inoltre la sicurezza delle operazioni umanitarie è sempre più compromessa da guerre e gruppi terroristici, aumentando i costi di ogni operazione umanitaria e diminuendone l'efficacia.
Il risultato di tutto questo è che le multinazionali, i pochi a guadagnare, gli sfruttatori delle risorse, continuano ad arricchirsi diversificando gli investimenti, aumentando i prezzi, non più di oro, diamanti e minerali, ma di generi di prima necessità, grano, riso, mais, che in questi paesi del terzo mondo hanno una domanda immensa rispetto all'offerta.
Mentre in passato non si riuscivano a capire o a spiegare i motivi per cui stati africani ricchissimi di risorse morissero di fame, popolazioni che vivevano su un suolo fatto di oro e diamanti necessitassero di un camion di grano dell'ONU, oggi giorno sappiamo che queste popolazioni muoiono di fame a causa dello sfruttamento criminale di poche multinazionali che agiscono indisturbate.
Indisturbate dal momento che le stesse multinazionali fanno si che noi, popoli sviluppati, possiamo godere di tutto il benessere e di tutti i servizi che nel nostro quotidiano sono diventati essenziali.
Ancora una volta il nostro benessere è proporzionale al malessere delle popolazioni del terzo mondo, attraverso l'operato spregiudicato e criminale di poche multinazionali, le quali riescono ad arricchirsi gestendo lo sfruttamento delle risorse di chi ha "l'acqua alla gola" e non può affermare i propri diritti, elargendo servizi e benessere a chi altrimenti potrebbe fermare il loro operato spregiudicato.
Pensiamo a tutto questo la prossima volta che spendiamo migliaia di Euro per comprare cose superflue... alla faccia della crisi.
Max
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AFRICA - La speculazione finanziaria e l'Africa
AFRICA - La speculazione finanziaria e l'Africa
Roma (Agenzia Fides) - L'attuale crisi finanziaria internazionale sta avendo forti ripercussioni anche nei confronti dei Paesi più poveri dell'Africa. La speculazione internazionale infatti, dopo la crisi dei mutui inesigibili delle abitazioni statunitensi e dopo altri scandali finanziari, sta cercando nuovi sbocchi di investimento. Uno di questi è il mercato delle materie prime agricole.
"Dopo la crisi finanziaria del 2008, i grandi fondi di investimento si sono riposizionati sulle Borse delle materie prime alimentari e ottengono profitti speculativi astronomici sulla pelle degli affamati" denuncia a La Croix (18 novembre) Jean Ziegler, ex Primo Relatore per il diritto all'alimentazione dell'ONU e attualmente Vicepresidente del Comitato Consultivo del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Ziegler offre alcune cifre: una tonnellata di grano macinato costa attualmente 266 euro, quando nel 2010 costava 110 euro, il prezzo del mais è aumentato del 93%, mentre tra il 2006 e il 2010 i capitali investiti nelle Borse delle materie prime agricole sono aumentati del 2.300%.
Occorre inoltre ricordare che il 75% del commercio dei prodotti alimentari di base (mais, riso e grano) è controllato da 7-8 società multinazionali che dominano il mercato, determinandone i prezzi. La crisi finanziaria ha anche causato una diminuzione delle risorse conferite dagli Stati più ricchi al Programma Alimentare Mondiale (PAM), il cui budget è passato da 6 miliardi di dollari nel 2008 a 3,2 miliardi del 2011.
Nel frattempo si profila per il 2012 una nuova crisi alimentare nel Sahel, dove 6 milioni di persone sono a rischio fame a causa della forte siccità che ha investito la regione. La maggior parte dei Paesi dell'area, fortemente indebitati, non ha le risorse economiche necessarie per acquistare sui mercati internazionali le derrate alimentari, i cui prezzi, come detto, sono in forte aumento, a causa soprattutto della speculazione finanziaria.
Un altro aspetto dell'impatto micidiale in Africa della speculazione finanziaria è rappresentato dai cosiddetti "fondi avvoltoio", che comprano sottoprezzo le obbligazioni dei Paesi in via di sviluppo, vicini al default, per poi passare all'incasso con tutti i mezzi possibili, anche portando i debitori in tribunale. Diversi di questi debiti sono di Paesi africani come il Congo Brazzaville, la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia. I primi 26 "fondi avvoltoio" (su 35) sono riusciti a raccogliere 1 miliardo di dollari dai Paesi più poveri del mondo e si aspettano di ricevere altri 1,3 miliardi di dollari. "In termini di donazioni pubbliche, l'impatto dei fondi avvoltoio è enorme. Il miliardo di dollari raccolti dai fondi equivale a più del doppio dell'intero budget stanziato dalla Croce Rossa per l'Africa nel 2011. Con un miliardo di dollari si potrebbe finanziare l'intero budget richiesto dalle Nazioni Unite per la carestia in Somalia" scrive The Guardian (15 novembre 2011). (L.M.) (Agenzia Fides 26/11/2011)
English version: http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=30410&lan=eng