Negli ultimi scontri tra i serbi del Kosovo e la Kfor, sono rimaste ferite circa 90 persone... due terzi sono civili serbi.
I motivi sono sempre gli stessi, ovvero la popolazione locale del Nord che rifiuta di sottomettersi al governo albanese di Pristina e la Kfor che incredibilmente, contro ogni mandato internazionale che legittima le forze militari NATO a continuare a permanere in Kosovo, che insiste nel difendere un governo fittizio di uno stato creato dal nulla, amministrato da famigerati personaggi ex guerriglieri e che ha un sistema economico che non produce niente e si fonda sull'assistenzialismo internazionale.
Proprio questo aspetto potrebbe diventare determinante nel prossimo futuro. Grazie alla staticità della comunità internazionale e a decisioni basate su valutazioni erronee, spesso palesemente sbagliate, oramai anni fa la Comunità Europea ha deciso che per dare stabilità ai Balcani, era necessario smembrare la Serbia, seguendo il desiderio del padrone americano.
Da questa triste decisione è nato il Kosovo indipendente. Un'idea malsana che secondo alcuni politici europei costituiva un passo obbligato per la futura entrata nell'Europa Unita di questi paesi, che dell'Europa geografica costituiscono il confine orientale.
Per anni ed anni si è continuato su questa linea di pensiero, incaricando la NATO di vigilare affinché gli interessi americani nei Balcani venissero garantiti e allo stesso tempo che nessun intervento esterno di Serbia o Russia cambiasse il destino del Kosovo in qualche cosa di più "concreto".
Questa pazza idea è infine costata miliardi di Euro, sia per pagare l'assetto militare necessario a mantenere inespugnabile la "fortezza del Kosovo", sia a pagare una nuova classe di politici compiacenti e corrotti, che si facesse carico di dirigere e gestire il neo stato, nel modo più conforme possibile alle aspettative europee e americane.
Il perseverare in questo plateale sbaglio, senza volere ammettere di aver commesso un errore di valutazione strategica e senza l'umiltà di dire: "abbiamo sbagliato", è costato miliardi spesi in opere che non servono a niente, soldi svaniti nel nulla e ricomparsi nelle tasche della classe dirigente del Kosovo, reinvestiti in monumentali centri commerciali che vendono cose che nessuno in Kosovo si può permettere con stipendi di 250/300 Euro al mese.
Per quanto tempo ancora la comunità internazionale potrà permettersi di pagare l'errore fatto oramai anni fa? In questo periodo di crisi, dove i soldi non ci sono più e dove la parola d'ordine è risparmiare, vale ancora la pena preoccuparsi di un paese che ha risucchiato e bruciato miliardi senza dare in cambio assolutamente nulla?
Non solo dal punto di vista politico, ma anche in una mera ottica di mercato, il Kosovo è certamente un investimento sbagliato, un pozzo senza fondo, un buco nero che ancora brucia milioni e milioni di Euro che non ci possiamo più permettere, soprattutto senza avere niente in cambio.
Per tornare al tema iniziale degli scontri tra kosovari serbi del Nord e le forze internazionali, se avessimo accettato sin dall'inizio la realtà dei fatti, i dettami della Risoluzione 1244 dell'ONU, oltre che al diritto internazionale consolidato, il Kosovo come regione della Serbia, sarebbe ad oggi a pochi passi dall'ingresso nella Comunità Europea e sarebbe sicuramente governato da politici più esperti, più trasparenti e meno chiacchierati di quelli ascesi al potere in questi anni.
Per non parlare poi del numero di vittime causate dagli scontri come quelli dei giorni scorsi. Vite che avremmo potuto risparmiare.
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