Ancora non ci siamo, ancora non va bene o almeno non stiamo andando nella direzione giusta. A dirlo sono i fatti, non sono opinioni politiche di fazione o di parte.
In Egitto per esempio il popolo continua a chiedere una svolta democratica mentre al potere c'è ancora un regime militare. Il dittatore Moubarak è stato cacciato ma i militari fanno ancora il bello e il cattivo tempo, tanto che nei giorni appena trascorsi ci sono stati almeno 20 morti tra i manifestanti.
Quale sarebbe l'alternativa alla restaurazione di un regime militare o al naturale sviluppo delle cose fondato sulle richieste e le proteste della gremita folla di Piazza Tharir?
Non abbiamo certamente buoni esempi che arrivano da altri paesi dove i rispettivi regimi sono stati sovvertiti da movimenti rivoluzionari fomentati e appoggiati da governi stranieri, annientati da guerre scatenate da americani, inglesi e francesi o creati da qualche pensata folle dell'ONU.
In Somalia ad esempio è ancora in carica un governo di transizione voluto dall'ONU, che è composto dagli ex signori della guerra e che nonostante tutto l'appoggio di truppe internazionali e soldi internazionali, non riesce a governare per via del movimento islamico Al-Shabaab che spara all'impazzata ma la cui sconfitta significherebbe meno fondi internazionali e meno soldi da far sparire.
La gente? La gente in Somalia cerca di sopravvivere e molti non ce la fanno.
Afghanistan, dove Karzai, leader prediletto della politica americana, asceso alla presidenza grazie agli appoggi USA, è ancora al potere/regime nonostante i brogli alle ultime elezioni politiche. Non importa se i familiari di Karzai gestiscono il traffico di eroina diretto in tutto il mondo e specialmente in Europa.
Kosovo, dove dopo avere abbattuto Milosevic e la Jugoslavia, adesso governa un criminale di guerra, pupillo della stessa politica di ingerenza degli Stati Uniti, che appoggia le scelte americane in cambio di potere e impunità, anche se è accusato di traffico internazionale di organi illegalmente espiantati a prigionieri di guerra e di innumerevoli traffici tra armi e droga, oltre alle tangenti sugli appalti pubblici che fanno finire in fumo gran parte dei soldi che la comunità internazionale sperpera in Kosovo.
Libya, dove sotto la bandiera dei diritti umani e l'avallo dell'ONU, francesi, inglesi, americani e purtroppo, anche italiani, hanno bombardato tutto il bombardabile, uccidendo Gheddafi, freddato da un colpo alla testa, senza processo, senza possibilità di difesa. Qui ci sono le solite aspettative ipocrite, ovvero creare un governo democratico esportando la nostra forma di democrazia. Purtroppo non ci si può aspettare nulla di meglio rispetto a Kosovo o Afghanistan. Già adesso la disputa per il potere coinvolge tutti i detrattori di Gheddafi, tutti quelli che hanno avuto promesse dall'occidente prima della caduta del regime e tutti i movimenti fondamentalisti islamici.
Qualche broglio elettorale porterà a scegliere il leader più adatto alla politica dell'occidente, dopodiché ci saranno da sedare solo alcune rivolte di piazza.
La popolazione libica? Quella non fa parte di alcun progetto.
Speriamo che almeno l'Egitto riesca ad evitare ingerenze esterne e risolva i propri problemi da solo. Solo così avrà il governo che merita, nella forma più appropriata e che sia in grado di governare la propria gente senza dipendere da paesi stranieri e lontani.
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