"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

mercoledì 26 dicembre 2012

Un nuovo viaggio nel passato

NIENTE COME TORNARE IN UN LUOGO RIMASTO IMMUTATO 
CI FA SCOPRIRE QUANTO SIAMO CAMBIATI
Nelson Mandela
- - - -

Quasi due anni sono trascorsi dall'ultima volta che sono stato qui.
Molti ricordi di stanchezza, di disperazione e rabbia, di duro lavoro, spesso al limite delle possibilità umanamente concesse.
Pochi ma intensi ricordi di momenti belli, resi ancora più stupendi dal trasporto di emozioni liberatorie che davano nuova forza per ricominciare il giorno successivo e con rinato vigore.
Un solo modo di agire, un solo modo per ottenere risultati... lavorare senza sosta, senza riprendere fiato, avanti... sempre dritto. 
Dedizione all'unica causa che sembrava avere un senso: salvare il mondo… ciecamente, guardando diritto di fronte e senza chiedere niente in cambio.
L'ideale di poter salvare il mondo inseguito col cuore ma anche e soprattutto con stomaco, rabbia e nervi a fior di pelle, utopia che ogni giorno sembrava potersi realizzare proprio grazie ai risultati del duro e perseverante lavoro.
Una lucida corsa verso una meta impossibile, ben chiara davanti agli occhi ma sempre un passo troppo lontana.  

Due anni dopo mi trovo a ripartire ancora una volta.
Stesso ambiente, stesso panorama, pochi cambiamenti per lo più inutili e insignificanti, stessa gente, stesse abitudini e stessa mentalità chiusa, radicata in ricordi recenti ma già troppo distorti, racconti di martiri troppo presto trasformati in miti. 
Uomini innalzati al rango di divinità, fautori di una libertà fittizia, confinata ad un mondo piccolo che rifiuta di vedere oltre.

Tornando nello stesso posto mi accorgo di un solo cambiamento, quello avvenuto in me stesso. Una diversa consapevolezza e una diversa percezione della realtà.
Non è più il momento, non è più il caso di agire confidando sull'istinto, la forza e la rabbia.
E’ giunto il momento di guardarsi intorno, di agire efficacemente ma senza impeto, di stabilire un limite al coinvolgimento personale ed emozionale che costituiva la linfa vitale dell'andare avanti.

Dopo quasi due anni l’unico cambiamento che noto chiaramente è quello avvenuto dentro di me.
Una diversa percezione dell’efficacia del mio lavoro, dei risultati che può dare razionalmente, con più testa, meno stomaco e con lo stesso cuore.
Consapevole che per quanto veloce riesca a correre, ci sono obbiettivi più veloci di me. 
Non significa che non li debba inseguire, in fondo è l’unica cosa che possa fare… ma con la consapevolezza che un giorno riuscirò a raggiungerli se… e solo se sarà la cosa giusta da fare...
Se Dio lo vorrà...

Max

sabato 15 dicembre 2012

Invito alla riflessione

...o signori, 
non dimenticate che il denaro pubblico è sacro.
Esso proviene dal sudore 
e sovente dal sangue del popolo 
e non abbiamo diritto di spenderlo alla leggera. ...

Benito Mussolini
(Messina, 1923)

Il concetto è chiaro, schietto e conciso, come è altrettanto chiaro il monito in esso contenuto.
Fa riflettere il fatto che... un così basilare principio, ad oggi completamente dimenticato o ignorato, si ritrovi nelle parole di uno statista ucciso senza processo e ritenuto colpevole di tutti i crimini del mondo.
Riflettiamo dunque.... riflettiamo....

domenica 9 dicembre 2012

Quote of the day - Frase del giorno


Il tradito potrà anche essere un ingenuo, 

ma il traditore rimarrà sempre un infame!

Benito Mussolini
da PensieriParole
da PensieriParole

domenica 25 novembre 2012

Quote of the day - Frase del giorno



Io non amo la gente perfetta, 
quelli che non sono mai caduti, 
non hanno inciampato. 

A loro non si è svelata la bellezza della vita.


Boris Pasternak

lunedì 12 novembre 2012

Lunacek:Serbia in Ue?Kosovo indipendente - Corriere della Sera

Lunacek: Serbia in Ue? Kosovo indipendente
Corriere della Sera
10 novembre 2012 18.40

(ANSA) - BELGRADO - Ulrike Lunacek, relatrice per il Kosovo al Parlamento europeo, ritiene che la Serbia non potra' aderire alla Ue senza prima riconoscere l'indipendenza di Pristina. ''Di questo sono convinta, poiche' la Ue non consentira' che nell'Unione entri una nuova Cipro'', ha detto l'europarlmentare austriaca a Radio Europa Libera. ''La Ue non accettera' alcun Paese senza che siano prima definiti chiaramente i suoi confini'', ha aggiunto.

Fonte: www.corriere.it
- - - -

Dichiarazioni stringate ma significative. 
Finalmente viene pubblicamente allo scoperto quello che è sempre stato il disegno europeo a guida tedesca relativo alla Serbia. Nonostante i passi in avanti verso standard europei, la Serbia non entrerà mai nell''unione senza prima riconoscere l'indipendenza di una parte del proprio territorio, il Kosoco.

Fanno sorridere le dichiarazioni della relatrice per il Kosovo Lunacek relative alla definizione dei confini della Serbia e del Kosovo. Prima del 2008 i confini erano chiari, erano quelli della Serbia. Adesso i confini andrebbero ridefiniti proprio grazie all'intervento della Comunità Europea che, riconoscendo l'indipendenza unilaterale del Kosovo, su basi di diritto internazionale fortemente discutibili, ha messo in dubbio l'unità territoriale e i confini della Serbia stessa. 

Va aggiunto che il riconoscimento del Kosovo indipendente da parte della Serbia comporterebbe una modifica alla Costituzione di tale paese, che nel Kosovo ha le sue origini storiche e religiose, inoltre come apparso su vari articoli degli ultimi giorni, il 56% dei serbi rinuncerebbe volentieri alla Comunità Europea prima di cedere il Kosovo come vorrebbero imporre l'UE e gli Stati Uniti.  

domenica 4 novembre 2012

Soldi europei spesi... ma poco bene...

Da molto tempo ci chiedevamo come mai, nonostante la crisi, l'EU continuasse a sperperare milioni di Euro in Kosovo senza pretendere alcun risultato dalle proprie missioni e soprattutto dai kosovari.
 
Finalmente anche la Corte dei Conti Europea si è accorta che l'ingente "spesa" in aiuti al Kosovo non ha portato a nessun risultato, anzi...

Purtroppo tali notizie le leggiamo solo su fonti di stampa estera e mai su quotidiani italiani. 

Forse il Kosovo in Italia non interessa a nessuno... questo sarebbe sbagliato dal momento che si tratta di un paese problematico alle nostre porte, con forti flussi migratori verso il nostro paese. Ma soprattutto un posto dove l'EU spende una buona fetta dei nostri soldi.
  
Oppure continuiamo a voler nascondere uno dei più grandi errori diplomatici della nostra storia con il riconoscimento del Kosovo nel 2008 e uno dei più grandi crimini contro uno stato sovrano, la Serbia, con i bombardamenti del 1998.

Comunque vadano le cose, prima o poi "tutti i nodi vengono al pettine"... per adesso c'è il rapporto della Corte dei Conti Europea che parla chiaro. Continuiamo a sperperare soldi che servirebbero all'Europa, in un posto fuori dall'Europa dove i soldi svaniscono senza lasciare traccia. 

Articoli relativi all'argomento: Le Figaro in francese; Press Europ in italiano.

mercoledì 24 ottobre 2012

Kosovo: disordini di massa sotto lo slogan “No alle trattative con la Serbia!” : La Voce della Russia


Ecco due modi di raccontare la stessa notizia:
entrambi gli articoli riguardano lo stesso fatto, ovvero la recente decisione del governo di etnia albanese di Pristina di normalizzare i rapporti con la Serbia.

Il modo di raccontare il fatto è però completamente diverso.
La "Voce della Russia" descrive le manifestazioni di piazza e le violenze di strada causate dalla decisione presa dal governo. Tale versione ci mostra quale sia il modo di pensare e di agire tutt'altro che amichevole, di una parte della popolazione kosovara riguardo ai rapporti con la confinante Serbia.

L'ANSA descrive l'importanza di tale decisione governativa, tralasciando quasi completamente i risvolti di odio etnico che scaturiscono dagli avvenimenti di piazza.

Quali altre differenze ci sono?
L'ANSA è la principale fonte di informazioni mediatiche in Italia, citata anche dai giornali e dai telegiornali.

La "Voce della Russia" è una fonte aperta che non verrà mai citata in Italia e che va eventualmente cercata su internet.

Che cosa cambia per chi legge?
Cambia dal momento che il lettore medio italiano sarà convinto che il Kosovo è oramai un paese democratico che si sta impegnando fortemente per riavvicinarsi alla Serbia. Inoltre sarà convinto che il popolo del Kosovo è felice e contento di tutto questo. Tutto ciò pone il Kosovo sotto una luce di pace e democraticità tale da far credere, che l'intervento NATO e ONU di oltre 13 anni fa, sia stata la decisione giusta.

Il lettore medio italiano sarà contemporaneamente all'oscuro di ogni altro fatto accaduto in Kosovo in concomitanza della decisione presa dal governo per normalizzare i rapporti con la Serbia.
In definitiva quella che viene propinata al lettore italiano non può essere definita informazione.
Al contrario può essere definita "informazione parziale", se gli altri aspetti della notizia sfuggono anche all'agenzia stampa;
può essere definita "informazione pilotata", se mira a dire ciò che la gente vorrebbe sentirsi dire;

ma può essere anche "disinformazione", se l'omissione di dettagli importanti tende ad indirizzare l'opinione pubblica verso una interpretazione di comodo della realtà.

Non voglio dire che una delle fonti informative sia più attendibile dell'altra, voglio solo affermare il concetto che quando ci sono versioni dei fatti contrastanti o profondamente diverse tra loro, come in questo caso, andrebbero entrambe presentate al lettore in modo che si possa fare un'idea pià completa dei fatti.

lunedì 22 ottobre 2012

Emergenza Somalia, un milione di sfollati

Emergenza Somalia, un milione di sfollati

MOGADISCIO – In Somalia oltre un milione di persone ha dovuto abbandonare la propria casa e vive nei campi di sfollati nel centro-sud del Paese. Il numero, fornito dall’agenzia per i rifugiati dell’Onu (Unchr), si aggiunge a quello delle organizzazioni non governative – come Oxfam - che da mesi lanciano l’allarme. Complice la minaccia della milizia estremista Al-Shabaab, l’assenza di piogge e la penuria di alimenti che dura da mesi, la popolazione somala è messa a dura prova in una delle peggiori crisi umanitarie nel mondo. 

I NUMERI DELL’ONU. I rifugiati somali all’estero sono un milione e 30mila. Sono sparsi soprattutto tra Kenya, Yemen, Egitto, Etiopia, Eritrea, Gibuti, Tanzania e Uganda. Secondo l’Unchr, invece sono un milione e 360mila quelli interni. Già il Kenya, alcuni giorni fa ha chiesto alle Nazioni Unite una mobilitazione delle sue Agenzie per trasferire parte dei 650mila rifugiati somali che vivono nel campo di Daadab, dove la situazione è ormai diventata insostenibile, nelle aree del Paese del Corno d'Africa di recente liberate dagli Shabab. 

I RIFUGIATI DA MOGADISCIO. La maggior parte dei rifugiati somali è di Mogadiscio e ha abbandonato la capitale tra il 2007 e il 2008, quando infuriava la lotta armata tra governo e miliziani Shabab. "Oltre 120mila - scrive l’Unhcr – vivono in abitazioni di fortuna lungo la strada che collega la capitale ad Afgooye", località distante pochi chilometri. 

LA CRISI UMANITARIA. Circa un terzo della popolazione somala necessita di aiuti e un terzo dei bambini della regione centro-meridionale soffre di malnutrizione. Secondo l’Unhcr, sono circa 3,7 milioni i somali che hanno bisogno urgente di assistenza umanitaria a causa della siccità e dei problemi di sicurezza. 
16 Novembre 2012

- - - -
Governo un corno!

Dopo tanti proclami sulla riuscita della transizione dal governo provvisorio ad un governo eletto (anche se non si sa eletto da chi), ecco le ultime notizie:

Al-Shabaab ancora all'attacco e ancora civili costretti a fuggire dalle battaglie, dalla fame e dalle malattie. 
Come se servisse un'ulteriore conferma, la Somalia rappresenta l'ennesimo "successo" delle Nazioni Unite e la riprova che i nostri soldi sono "spesi bene"...
Anni di supporto militare e anni di risorse buttate per ritrovarsi punto e a capo:
un nuovo governo che non governa il territorio, migliaia di civili in fuga, morti di fame e di guerra, terroristi islamici che imperversano... e non dimentichiamo i pirati...
Ottimo...! Veramente un ottimo operato...!

mercoledì 3 ottobre 2012

GRANDE SUCCESSO PER IL “SAN GALGANO RUN 2012”


GRANDE SUCCESSO PER IL “SAN GALGANO RUN 2012”


"Un vero successo la prima edizione della “SAN GALGANO RUN”, un bel mix tra una mezza maratona e un vero trail. Alla partenza oltre 200 atleti/e provenienti da molte regioni italiane ma anche dall’estero: Germania, Gran Bretagna, Hong Kong Venezuela e Colombia. Il tutto nella magia della Val di Merse.
Buona la prima!"
..(segue).... 

- - - -
Finalmente un evento sportivo interessante per la zona. 
Speriamo che sulla scia del successo di quest'anno l'iniziativa si ripeta negli anni futuri, dal momento che gli elementi per una manifestazione di successo ci sono tutti, dai percorsi più o meno impegnativi, alle bellezze naturali, ai monumenti di inestimabile bellezza.

lunedì 17 settembre 2012

Sul traffico di organi dell'UCK durante la guerra del Kosovo


Questo video che non si vede, ma che si può vedere su youtube, è un'intervista andata in onda in Serbia sul canale serbo RTS. Si tratta del "testimone chiave" che riferisce in merito al traffico di organi. L'intervista è in lingua albanese con sottotitoli in serbo. 
L'oramai famoso testimone degli espianti illegali di organi, venduti sul mercato nero durante gli anni della guerra in Kosovo, conoscerebbe i fatti avendo preso parte agli espianti personalmente.
Nell'intervista in questione, l'uomo avrebbe descritto il modus operandi degli epianti, in particolare avrebbe descritto un espianto di cuore su un prigioniero, senza anestesia.

Benché alcuni media abbiano riportato la notizia senza porsi domande su chi sia in realtà questo testimone chiave e quali siano le sue motivazioni, per parlare (confessare) dopo così tanto tempo, domande che a noi sorgono spontanee e che a nostro modo di vedere meritano una risposta per avvalorare la testimonianza e rendere il testimone attendibile, si tratta sicuramente di un passo avanti verso la verità, dal momento che fino ad ora, quasi tutti gli organi preposti a fare chiarezza e soprattutto a fare giustizia, avevano la tendenza a farci credere che si trattasse solo di storie inventate. Tra questi le autorità "kosovare indipendenti".

Tanto c'è da fare prima che tutta la verità venga portata alla luce.
Processare e punire i colpevoli del traffico è la prima mossa, ma visto che" è ladro sia chi ruba sia chi tiene il sacco" bisogna anche capire a chi erano destinati gli organi espiantati, come facevano ad arrivare a destinazione e dove.

Di seguito alcuni link a siti che hanno riferito sull'argomento:
http://www.blitzquotidiano.it/video/traffico-organi-kosovo-intervista-choc-cuore-anestesia-1340349/
http://www.tio.ch/Estero/News/698268/Kosovo-traffico-organi-a-tv-testimonianza-agghiacciante

sabato 15 settembre 2012

Aushwitz - Birkenau



 










Visita al campo di concentramento di Aushwitz e Aushwitz-Birkenau sulle tracce dell'olocausto.
Solo alcune foto, nessun commento.

lunedì 10 settembre 2012

Ticinonews - Kosovo: traffico organi, giustizia serba annuncia testimone

Da tempo, ovvero da anni si sente puzza di bruciato. Da anni si continua a parlare del traffico di organi organizzato da guerriglieri dell'UCK durante la guerra del Kosovo. Da anni si parla del coinvolgimento nel traffico di organi dell'attuale primo ministro del Kosovo.

Per anni se n'è parlato con poca intenzione di approfondire, addirittura ostacolando le indagini del Procuratore Carla Del Ponte.

Se ne è parlato il meno possibile e in modo da farle sembrare solo invenzioni di qualche pazzo, almeno fino alla pubblicazione del rapporto di Dick Marty, che ha finalmente costretto la Comunità Europea a dover gestire la questione in modo più approfondito rispetto a quanto abbia fatto l'ONU fino a pochi anni fa.

Finalmente, a distanza di anni, spunta fuori un testimone. Addirittura un testimone kosovaro di etnia albanese.

Sarà il solito "pentito" che non avendo ricevuto la propria parte decide di "cantare le malefatte" proprie e altri? Oppure sarà qualcuno a cui finalmente brucia la coscienza?

Aspettiamo... fiduciosi di vedere un tardivo ma dovuto atto di giustizia.
- - - -

Ticinonews
Kosovo: traffico organi, giustizia serba annuncia testimone

Spunta un testimone nell'inchiesta internazionale sulle accuse di traffico illegale di organi umani che sarebbe avvenuto in Kosovo e Albania alla fine degli anni Novanta: la giustizia serba ha annunciato oggi che una persona afferma di avere partecipato al presunto traffico di organi appartenenti a cittadini serbi durante il conflitto.

"Abbiamo una persona che parla di una procedura medica, fatta nel nord dell'Albania, relativa a prelievi di organi su cittadini serbi durante il conflitto del 1998-99 in Kosovo" tra i guerriglieri albanesi del Kosovo e le forze serbe, ha detto il procuratore serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic.

Il procuratore ha precisato che il testimone è "un kosovaro albanese che ha partecipato al conflitto" e che afferma di avere seguito un corso di formazione per il prelievo di organi e di avere preso parte a una di queste operazioni.

Vukcevic ha inoltre sottolineato che il testimone ha "descritto il prelievo del cuore di un prigioniero serbo in un luogo vicino a Kukes (nel nord dell'Albania) alla fine del 1990". In seguito il cuore "è stato venduto sul mercato nero", ha proseguito commentando che la procedura è stata descritta nel dettaglio e che il testimone ha anche riferito del trasporto dell'organo verso l'aeroporto di Tirana.

Il presunto traffico d'organi, già oggetto di indagini condotte alcuni anni fa dalla procuratrice del Tribunale per i crimini di guerra dell'Aja Carla del Ponte e concluse senza alcun risultato, tornò di nuovo a galla alla fine del 2010 dopo un rapporto del relatore del Consiglio d'Europa Dick Marty, approvato nel gennaio del 2011 anche dall'Assemblea di Strasburgo.

Le vittime di questo presunto traffico sarebbero state prigionieri serbi detenuti dagli albanesi dell'UCK (l'ormai disciolto Esercito di Liberazione del Kosovo) presso le loro basi in Kosovo e in Albania.

ATS

lunedì 27 agosto 2012

Verrà un giorno...

Verrà un giorno in cui gli innocenti avranno giustizia e i colpevoli condannati per i loro crimini.

E' però di oggi l'ennesima brutta notizia che arriva dalla Somalia. 
Almeno cinque bambini sono rimasti uccisi nella detonazione di un ordigno inesploso con il quale inconsapevolmente, stavano giocando.

Da quanto si legge negli articoli in inglese di Africa Press News e in italiano su Avvenire.it, il fatto sarebbe avvenuto in una scuola coranica di Balal, località a nord di Mogadiscio.

Il  numero delle vittime non sarebbe ancora chiaro dal momento che nella scuola si trovavano almeno venti bambini e non si sa chi altri.  

Numeri a parte... visto che il numero delle vittime cambia a seconda di chi pubblica la notizia, il fatto tragico è che ancora una volta a fare le spese delle guerre sono bambini.
Bambini innocenti che muoiono a causa dei giochi di potere e delle battaglie religiose.

Pur essendo consapevoli di ribadire fatti ovvi, più che esprimere sconcerto e solidarietà per le vittime, o tanti sentimenti di circostanza, vogliamo puntare il dito contro i responsabili di questo ennesimo, tragico avvenimento.

Su chi ricade la colpa della morte di questi piccoli innocenti? Chi, e in che misura ne è responsabile?

Sicuramente una percentuale della colpa va data a chi ha usato quell'ordigno, una grossa percentuale!
Allo stesso tempo è colpevole chi quell'ordigno lo ha prodotto, dal momento che chi produce armi, sa esattamente quale sarà il loro scopo, ovvero quello di ammazzare qualcuno;
Molta della colpa ricade anche su quelle persone che hanno fatto in modo che quell'ordigno raggiungesse la Somalia, sicuramente lucrandoci sopra, dal momento che la Somalia non produce bombe ma le utilizza solamente, e in quantità.
Colpevoli sono anche i così detti maestri di questa scuola che probabilmente prestano attenzione spasmodica all'insegnamento a memoria del corano, ma non si sono accorti che gli allievi giocavano con qualcosa di molto pericoloso;
Nel mucchio dei colpevoli ci va di diritto anche chi facilità il traffico di armi verso la Somalia, perché senza questi sciacalli non ci sarebbero bombe da far esplodere;
Inoltre, per quanto indirettamente, sono colpevoli anche tutti coloro che da 20 anni fanno finta che in Somalia non ci sia alcuna guerra o "se ne lavano le mani";
Tutti coloro che si intromettono negli affari della Somalia (sia paesi occidentali che paesi islamici) fomentando, ignorando, tollerando o partecipando ad una guerra in atto che non vede la fine, senza una strategia mirata a salvaguardare la popolazione e mirando solamente alla formazione di una qualche istituzione formale, non rappresentativa del popolo. 
Parte della responsabilità per ogni vittima di questa situazione ricade su tutti i politici, rappresentanti di istituzioni civili e militari a livello mondiali, su tutte le persone che rappresentano organi il cui scopo formale è quello di portare la pace e che non hanno fatto abbastanza, in 20 anni, per raggiungere questa pace tanto sospirata.

Ognuno di questi individui, centinaia se non migliaia, dovrebbe sentirsi responsabile per queste ennesime vittime innocenti, ma ognuno ha almeno una frase che lo giustifica, che lo scusa, che lo assolve davanti al mondo.

Verrà un giorno però, prima o poi, in cui oltre che con le chiacchiere, ognuno sarà chiamato a fare i conti con la propria coscienza. 

Per adesso, aggiungiamo "+5" all'infinito elenco di vittime innocenti, provocate da gente senza scrupoli. 

martedì 21 agosto 2012

Virus Stuxnet: India nel "fuoco" incrociato di Usa e Iran


Sembra difficile da credere ma è assolutamente possibile. Il cyber-spazio come campo di battaglia per le nuove guerre tecnologiche. 

Non si tratta più di film di fantascienza ma di cruda realtà. 

L'articolo che segue pubblicato su net1news entra nel merito di un mondo virtuale ma dai risvolti estremamente reali.
- - - -

Virus Stuxnet: India nel "fuoco" incrociato di Usa e Iran

Tra gli esperti di cyber-sicurezza, Stuxnet è ritenuto come il virus informatico più sofisticato e la prima arma virtuale di distruzione di massa. «Stuxnet è come un missile intelligente. Rispetto a esso, la vecchia generazione di virus e di trojan, i programmi pirata, sembrano bombe grezze», dice Shantanu Ghosh, esponente di Symantec, una società di sicurezza informatica. «E’ in grado di provocare enormi danni alle infrastrutture digitali». La ragione che spiega il motivo per cui Stuxnet, catturato dai ricercatori di sicurezza informatica nel 2010, ha acquistato, da almeno un anno, questa temibile reputazione, è che la società di cyber-sicurezza Kaspersky crede che Stuxnet sia il prodotto non di alcuni singoli, ma di centri di ricerca che fanno capo a stati. Offrono motivi plausibili di aver progettato questo virus sia gli Stati Uniti sia Israele, perché il malware sembra essere stato realizzato con l’obiettivo di disabilitare e provocare confusione all’interno del programma nucleare iraniano, prendendo di mira diversi componenti prodotti da Siemens, usati dalle macchine all’interno dei centri di ricerca dove viene portato avanti il programma. Anche se né gli Stati Uniti né Israele non hanno ammesso la propria responsabilità nella progettazione e nella diffusione del virus, i rapporti sostengono che Stuxnet ha colpito al fine di far deragliare il cammino iraniano verso il nucleare. Questo attacco è stato seguito da Duqu, un virus rintracciato l’anno scorso, che era stato progettato per carpire informazioni da computer in Iran e in molti altri paesi del Medio Oriente. Qualche mese fa l’Iran è stato colpito da Flame, che si ritiene, quasi certamente, essere frutto del lavoro di agenzie statali.

Stuxnet, Duqu e Flame hanno agito come, appunto, eccellenti missili guidati. Come è solito in ogni attacco portato con armi "intelligenti", puntuali sono gli “effetti collaterali”: e, infatti, sembra che siano in circolazione altre armi virtuali difficili da controllare e governare. Gli esperti di sicurezza informatica ritengono che ci sono diverse versioni di questi programmi dannosi, e, sfortunatamente, non tutti sono sotto il controllo dei soggetti che li hanno creati. Recentemente, il Pakistan ha respinto le accuse dell’India, che lo accusava, attraverso i suoi funzionari, di aver attuato un attacco informatico contro Mumbai. Senza voler entrare nella questione, che è molto complessa e richiederebbe un altro contesto, qui ci limitiamo a rilevare che il 19 luglio 2011 il Computer Emergency Response Team for India aveva segnalato la prima infezione di Stuxnet in India. Ma era troppo tardi. Kaspersky calcola che a settembre dello stesso anno, Stuxnet avevainfettato più di 80.000 computer in India. Un’altra società di sicurezza informatica, ESET, riporta la notizia che il virus ha infettato anche alcuni computer degli Stati Uniti. «A fine dell’anno, l’India è risultato il terzo paese più infettato da Stuxnet, dopo l’Iran e l’Indonesia. L’India è, anche, l’ottavo paese più colpito da Duqu. Abbiamo anche trovato un server di comando e di controllo per Duqu in Mumbai», afferma Shantanu Ghosh. In estrema sintesi: verosimilmente è in atto una cyber-war tra l’Iran e altri paesi e l’India è stata presa nel fuoco incrociato.

Frase del giorno - Quote of the day

“I giorni indimenticabili della vita d'un uomo 
                          sono cinque o sei in tutto...   
                       Tutto il resto... 
                      fa volume."




Leonardo Pieraccioni
dal film "I Laureati"


lunedì 20 agosto 2012

Scenario geopolitico e questione Mediorientale

Il neo eletto Presidente egiziano Mohammed MORSI si recherà in Iran per una visita ufficiale già fissata per il 30 Agosto in occasione di un meeting dei così detti "paesi non allineati". E' la prima volta che un leader egiziano si reca in visita all'Iran dal 1979 ed è un ulteriore segno di cambiamento in chiave islamica per l'Egitto e un potenziale indicatore di cambiamento della politica egiziana in politica estera. 

I rapporti tra i due paesi sono rimasti tesi sin dal lontano '79, anno della rivoluzione islamica in Iran (paese a maggioranza sciita) e anno in cui l'Egitto (fino ad oggi a maggioranza sunnita) siglò un trattato di pace con Israele. (A riguardo sembra interessante l'articolo del 19(08/2012, pubblicato da www.ilpost.it)

Contemporaneamente è difficile ignorare le dichiarazioni fatte nel giorno che segna la fine del Ramadan, dalla guida spirituale dell'Iran, l'Ayatollah Kamenei, che è tornato a parlare di Israele definendolo il tumore che affligge i popoli islamici (vedasi l'articolo relativo ad un'agenzia ANSA, pubblicato da www.unita.it)

In aggiunta, sembra che l'Iraq, paese in cui gli Stati Uniti hanno speso uomini, mezzi e denaro, in una guerra durata anni per liberare il paese dalla dittatura di Sadam Hussein, stia agevolando l'Iran nell'aggiramento delle sanzioni internazionali, commercializzando petrolio iraniano e favorendo l'ingerenza iraniana nel proprio tessuto economico, in particolare nel controllo di diverse banche, che permetterebbero all'Iran di svolgere operazioni finanziarie internazionali, possibilità che doveva essere interdetta proprio dalle sanzioni internazionali. (vedasi a proposito l'articolo pubblicato sul sito Voce della Russia, che a sua volta cita fonti del New York Times).

In un quadro del genere diventa evidente che la morsa attorno allo stato di Israele diventa sempre più stringente. Situazione che, nonostante la crisi economica, non può essere ignorata ancora a lungo neanche da Stati Uniti & Co. (Arabia Saudita e Turchia comprese da un punto di vista strategico e di alleanze). 

Questa attenzione occidentale alla questione mediorientale fa automaticamente tornare alla memoria i recenti progetti militari occidentali contro l'Iran, minati dalla situazione caotica della Syria, altro paese che potrebbe essere interessato ad un eventuale conflitto, mantenendo buoni rapporti con l'Iran nonostante i disordini interni, e anche dai rapporti tra Iran ed Egitto, da oggi in vai di ridefinizione e probabilmente in via di stabilizzazione. 

Nonostante l'argomento trattato presenti molti ulteriori aspetti e lasci spazio a innumerevoli spunti di approfondimento, è certo che la politica internazionale e la pace in Medioriente, sono ad oggi più che mai legati ad un filo.
Max

Samia, l'atleta somala di Pechino 2008 morta su un barcone per raggiungere l'Italia - Corriere.it

Samia Yusuf Omar nata a Mogadisco (Somalia) il 25 Marzo 1991, morta in un punto imprecisato del Mar Mediterraneo il 18 Agosto 2012, mentre a bordo di un "barcone della speranza", tentava di raggiungere le coste italiane, fuggendo dal caos dei combattimenti e della miseria che distruggono la Somalia, e che già avevano ucciso suo padre, vittima di un proiettile da mortaio.

Samia aveva rappresentato la Somalia alle Olimpiadi di Pechino 2008 partecipando alla gara dei 200 metri piani, ottenendo il proprio primato personale di 32' e 16".

Samia non è riuscita a tagliare il suo ultimo traguardo inseguendo il miraggio della speranza e della salvezza, aveva 21 anni.

- - - - 

Samia, l'atleta somala di Pechino 2008 morta su un barcone per raggiungere l'Italia - Corriere.it

«Sapete che fine ha fatto Samia Yusuf Omar?». La platea riunita per ascoltare i membri del Comitato olimpico nazionale resta in silenzio. Un silenzio spezzato solo dalle parole e dalla commozione di Abdi Bile, che dopo il trionfo di Mo Farah (atleta britannico di origine somale) all'Olimpiade di Londra 2012, chiede di Samia. 

... Samia Yusuf Omar, la più grande di sei figli di una famiglia di Mogadiscio cresciuta, come i suoi fratelli, in povertà. Nel 2008, questa ragazza piccola e gracile, partecipò alle Olimpiadi proprio in rappresentanza della Somalia. Nata nel '91, figlia di una fruttivendola e di un uomo ucciso da un proiettile d'artiglieria, questa ragazza era riuscita con molti sacrifici a partecipare alla gara dei 200 metri femminili di Pechino 2008. Era arrivata ultima, 32 secondi di sforzo a cui nessuno fece caso, ma che la riempirono di gioia e soddisfazione. Tornò a Mogadiscio felice: «È stata un'esperienza bellissima, ho portato la bandiera somala, ho sfilato con i migliori atleti del mondo». Quattro anni dopo, il destino le ha riservato una storia completamente diversa.

... La ragazza è morta… morta per raggiungere l'Occidente. Aveva preso una carretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l’ha fatta. Era un'atleta bravissima. Una splendida ragazza»

Articolo completo pubblicato da: www.corriere.it, il 19 Agosto 2012.

sabato 18 agosto 2012

Democrazia: ancora un miraggio per la Somalia

Quello che segue è uno spezzone di un articolo pubblicato sul sito www.ragionpolitica.it il 16 Agosto 2012.
L?articolo che può essere letto integralmente tramite questo link, mette in evidenza come, nonostante le celebrazioni degli ultimi tempi, la Somalia e in particolare Mogadiscio, sia lontano dall'essere un posto sicuro.
Nonostante la protezione offerta da migliaia di truppe internazionali e i miliardi elargiti (e scomparsi nel nulla) per ridare al paese un assetto democratico e civile.
In Somalia sono ancora molti i problemi irrisolti, o mai affrontati con determinazione ed misure efficaci.
Non solo il periodo di tempo dal 2004 ad oggi non è bastato al governo transitorio per risollevare il paese, ma in Somalia la popolazione muore ancora per mancanza di mezzi di sussistenza oltre che a causa delle battaglie tra fazioni rivali e gruppi terroristici. 
Nonostante tutto la disinformazione fa il suo gioco come spesso accade, e grazie ai maggiori media mondiali, siamo portati a credere che la conclusione del periodo di transizione porterà finalmente alla formazione di uno stato somalo democratico, con soddisfazione delle principali organizzazioni internazionali coinvolte nelle questioni della Somalia.
Fumo negli occhi, dal momento che la democrazia in Somalia sembra essere ancora un miraggio e quanto fatto fino ad oggi, un mero fallimento.
- - - -

Estratto dell'articolo di Anna Bono, tratto da www.ragionpolitica.it, pubblicato il 16 Agosto 2012
.....
Un rapporto redatto a metà luglio dal Gruppo di monitoraggio sulla Somalia delle Nazioni Unite ha rivelato che il 70% del denaro affidato al governo di Mogadiscio negli ultimi anni non è mai arrivato nelle casse dello Stato: «nulla viene fatto dalle istituzioni somale – si legge nel rapporto – senza che qualcuno pronunci la frase ‘che cosa ci guadagno io?» Già a maggio, d’altra parte, un documento della Banca Mondiale denunciava lo smarrimento del 68% degli aiuti internazionali stanziati tra il 2009 e il 2011. Questa è la situazione in cui la Somalia si avvia a dichiarare conclusa la transizione democratica: un passo che qualcuno già definisce storico, da celebrare nel tempo come momento di svolta memorabile. In realtà l’Assemblea costituente, composta da 825 delegati nominati dai capi tradizionali dei clan, si è riunita soltanto a partire dal 25 luglio e ha lavorato su una traccia di costituzione redatta dagli incaricati delle Nazioni Unite e che è stata adottata senza ovviamente poterla sottoporre al giudizio popolare. Ora si attende la nomina – da parte dei capi clan e dunque non tramite elezioni generali – dei membri della nuova Assemblea nazionale che procederà a eleggere il capo dello stato il quale a sua volta sceglierà il prossimo capo del governo. Non soltanto la transizione democratica non è stata ultimata, ma se mai incomincia – se di inizio si può parlare per l’esistenza almeno di una carta costituzionale – e lo fa sotto cattivi auspici, affidata come è agli stessi leader che finora hanno tradito la fiducia dei loro connazionali e del resto del mondo.

giovedì 16 agosto 2012

Palio dell'Assunta 2012 alla Contrada del Montone



In una corsa dove alla prima curva di San Martino sono caduti quasi tutti (6 contrade su 10), 
alla fine dei tre giri di piazza, ha vinto la Contrada del Montone che non vinceva dal 1990. 


martedì 14 agosto 2012

EGITTO: periodo transitorio ancora incerto

Dopo le innumerevoli proteste costate la vita a molti manifestanti, l'Egitto sembrava aver trovato un modo per riprendere la via verso la democrazia con l'elezione del Presidente Mohamed Mursi. Un cammino mediato dalle proteste di piazza, dall'egemonia delle forze armate, eredi di Mubarak e le forze politiche islamiche.

Le recenti scelte dal Presidente Mursi di sostituire contemporaneamente i vertici dell'esercito, rimpastare il governo e di assumere in persona il potere legislativo, pur non avendo apparentemente suscitato grandi proteste, potrebbero far storcere il naso alle minoranze religiose, il cui peso è stato fino ad ora marginale, ma anche a svariate fazioni dell'esercito, che da ora devono considerarsi molto ridimensionate nell'esercizio del potere, rispetto al recente passato. Inoltre va considerata l'ipotesi di una deriva estremista islamica che potrebbe pregiudicare anche i rapporti internazionali dell'Egitto con autorevoli vicini. Per ultima va considerata l'ipotesi di un potere troppo accentrato, ancora una volta, nelle mani di un solo uomo. 

L'Egitto si trova ancora in un periodo transitorio molto sensibile. A nostro avviso la situazione politica dell'Egitto è per adesso, lontano dal trovare una propria stabilità. Il rischio che forme di protesta si possano rinvigorire rimane più che mai attuale.
- - - -

AFRICA/EGITTO - Rimpasto governativo: il Presidente Mursi consolida il suo potere


Il Cairo (Agenzia Fides)- il 12 agosto il presidente egiziano Mohamed Mursi ha ordinato un rimpasto del governo, che ha portato al pensionamento del Ministro della Difesa, il Maresciallo Hussein Tantawi, considerato finora "l'uomo forte" dell'Egitto post Mubarak. 
Il Presidente Mursi ha nominato Abdel Fattah al-Sisi come nuovo Ministro della Difesa e Sidki Sobhi come Capo di Stato Maggiore e il giudice Mahmoud Mekki come Vice-presidente.
Il Capo dello Stato ha anche deciso di assumere il potere legislativo, invertendo il decreto costituzionale formulata dal Consiglio Militare nel mese di giugno (20/6/2012). L'Assemblea legislativa era infatti stata sciolta da una sentenza della Corte Costituzionale (vedi Fides 15/6/2012) e il Consiglio Militare si era assunto il potere legislativo.
Mursi si è infine attribuita la facoltà di formare una nuova Assemblea costituente per riscrivere la Costituzione, se quella in vigore dovesse incontrare ostacoli insormontabili nella sua applicazione.
Una fonte militare, citata dalla tv di Stato ha negato che vi siano state reazioni negative da parte delle forze armate per la decisione del Presidente Mohamed Mursi di dimettere il Maresciallo Tantawi. (L.M.) (Agenzia Fides 13/8/2012)


Source: www.fides.org

domenica 12 agosto 2012

La solita storia che si ripete... "mancano fondi"

Ovviamente per problemi ampiamente previsti, prevedibili e scontati come quello dei rimpatriati sud sudanesi dal Sudan, non ci sono fondi per garantire l'assistenza da parte delle organizzazioni umanitarie. 
Ma certo, ogni stato preferisce usare i "fondi",  per fare le guerre... per quelle i soldi non mancano mai! 

Eppure le guerre costano miliardi... e i miliardi per fare le guerre se trovano sempre.... Se ne trovano per annientare l'Iraq, per distruggere l'Afghanistan, per annichilire la Libya... se ne trovano anche per progettare una nuova guerra all'Iran o alla Syria... 

Ma... Per finanziare la pace non si trova un soldo. 
Oltre a questo va anche detto che se mancano i fondi, almeno in parte c'è dietro una strategia e una pianificazione troppo blanda da parte dell'ONU e delle organizzazioni internazionali preposte. 
Lamentarsi che mancano i fondi in piena crisi non aiuta a risolvere il problema e non giustifica l'inefficienza di pianificazioni sbagliate.
Queste scuse sono già sentite, già usate e inflazionate a sufficienza da essere ridondanti. 
In nessun caso nella storia (a parte poche eccezioni) un intervento umanitario è stato pianificato, finanziato e realizzato in base alle esigenze contingenti. 
Nella quasi totalità delle operazioni umanitarie gli aiuti raggiungono solo una parte dei bisognosi e i fondi stanziati coprono solo una percentuale delle effettive necessità. 
Continuiamo pure così... tanto a morire è solo qualche povero disgraziato.
- - - - 

AFRICA/SUD SUDAN 
16.000 rimpatriati a rischio per mancanza di fondi da parte delle organizzazioni umanitarie

Juba (Agenzia Fides)- Oltre 16.000 rimpatriati sud sudanesi bloccati nello Stato dell'Alto Nilo sono rischio dopo che l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha annunciato la sua intenzione di sospendere le operazioni per i prossimi due mesi, a causa della mancanza di fondi.
Secondo quanto riferisce il sito di Sudan Tribune, IOM, prima dell'annuncio, aveva organizzato un convoglio di chiatte fluviali, partito dalla città di Renk per Juba, la capitale del Sud Sudan. A bordo vi erano più di 2.500 rimpatriati particolarmente vulnerabili, che erano bloccati da mesi nello Stato dell'Alto Nilo. Lo IOM afferma che la maggior parte dei rimpatriati si è diretta a Renk à a causa dell'insicurezza lungo il confine con il Sudan all'inizio di quest'anno e l'inizio della stagione delle piogge. Queste persone, secondo l'organizzazione hanno bisogno di aiuto urgente per tornare alle loro diverse aree di origine.
"Con più di 20.000 rimpatriati in Sud Sudan, la maggioranza dei quali si trovano a Renk, dove tutte le vie di comunicazione, con l'eccezione del fiume Nilo sono bloccate, è fondamentale avviare operazione di trasporto d'emergenza se vogliamo evitare molteplici crisi umanitarie nei punti di transito" afferma Vincent Houver, capo della missione dello OIM in Sud Sudan.
In una dichiarazione al Sudan Tribune, OIM afferma però che il suo appello per raccogliere oltre 45 milioni di dollari per fornire assistenza ai rimpatriati ancora in difficoltà, comprendente la fornitura di trasporti e l'assistenza medica, è stato finanziato solo per una somma pari di 12 % della cifra richiesta: mancano quindi oltre 40 milioni di dollari.
Inoltre, la stagione delle piogge ha gravemente ostacolato il trasporto stradale, lasciando migliaia di rimpatriati bloccati a Renk.
Si stima che circa 116.000 persone, dall'inizio dell'anno, siano tornate in Sud Sudan dal vicino Sudan. Dopo l'indipendenza del Sud Sudan le autorità di Khartoum hanno infatti deciso di espellere i cittadini originari del nuovo Stato.
Nell'ultimo anno l'OIM ha riferito di aver assistito il rimpatrio di 50.000 persone utilizzando chiatte fluviali, barche, autobus, treni e aerei per farle giungere alle loro destinazioni finali. (L.M.) (Agenzia Fides 11/8/2012)


Source: www.fides.org

sabato 11 agosto 2012

Supercoppa Italiana edizione 2012


Si è appena conclusa la partita valevole per l'assegnazione della Supercoppa Italiana tra Juventus, Campione d'Italia e il Napoli, vincitrice della Coppa Italia.
Il match si è disputato a Pechino e alla fine di una combattuta partita, terminata ai supplementari, la Juventus si è aggiudicata il trofeo, primo della stagione, 
con il punteggio per 4 a 2.

Ad averlo saputo ieri potevamo anche scommettere...

venerdì 10 agosto 2012

Il "Fulmine" Bolt ...

Complimenti e congratulazioni a Usain Bolt, il più grande atleta dei nostri tempi. 
Non solo la tecnica e la grande forza fisica, Bolt è un ragazzo che vince e si diverte. 
Molti atleti soffrono la pressione mediatica che precede il compimento di imprese come quelle di Bolt, non solo nell'atletica ma anche nel calcio e in altri sport. 
Per Bolt la corsa sembra ancora avere il significato originale del "gioco" e del divertimento, distante da pressioni esterne o da paure di non soddisfare le aspettative.
Per Bolt, i "Giochi Olimpici" sono quello che sono... "un gioco", che si conclude con le tanto criticate espressioni giocose e di gioia, di un ragazzo che si diverte a fare ciò che spontaneamente gli riesce meglio... "correre come il vento"...

giovedì 9 agosto 2012

La piaga del terrorismo in Nigeria

La Nigeria è uno stato profondamente aperto al dialogo inter-etnico tra tribù e al dialogo inter-religioso. Purtroppo da mesi la Nigeria è devastata da numerosi attacchi terroristici ai danni di musulmani moderati e soprattutto di cristiani. Un situazione che mina l'integrità politica del paese.

Il gruppo terroristico conosciuto come Boko Haram, apparentemente legato ad Al Qaeda e agli Shabaab che devastano la Somalia, semina il panico e la devastazione con attentati indiscriminati nei confronti di cristiani e musulmani, nell'intento di instaurare quel regime fondamentalista islamico già famoso in Afghanistan e che non conosce forme di dialogo e agisce solo con armi e attentati infami, che uccidono decine di innocenti.

Sarebbe il momento di dare una mano alla Nigeria per far si che la stabilità politica trovata per volontà popolare, potesse finalmente contribuire ad una crescita del paese, eliminando i gruppi terroristici con cui non è possibile dialogare.

Dare una mano per risolvere il problema terrorismo, però disinteressatamente, senza pretendere di gestire le risorse nigeriane come avvenuto in Iraq e in Libya, senza pretendere un indiscusso appoggio alle politiche occidentali come in Afghanistan.

La risoluzione del problema terrorismo in Nigeria non dovrebbe significare, come già avvenuto altrove, la definitiva limitazione dell'autodeterminazione di quel popolo e l'inizio di altre decine di battaglie interne per accaparrarsi il potere...
- - - - 

AFRICA/NIGERIA - "Boko Haram minaccia cristiani e musulmani" dice Mons. Onaiyekan

Abuja (Agenzia Fides)- L'attacco alla moschea di Okene dimostra la vera natura di Boko Haram" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. John Olorunfemi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja, commentando l'assalto condotto contro la Moschea centrale di Okene nello Stato di Kogi, 24 ore dopo la sparatoria nella Deeper Life Bible Church at Otite, sempre nello stesso Stato, nella quale sono rimaste uccise almeno 20 persone. Nell'assalto alla moschea 4 persone sono state uccise, inclusi due militari di guardia.
"Boko Haram rappresenta una minaccia per tutti, non solo per noi cristiani" afferma Mons. Onaiyekan. "Non è la prima volta che viene attaccata una moschea, ma gli attacchi precedenti contro le moschee non hanno avuto lo stesso risalto degli attacchi contro le chiese cristiane, forse perché quando gruppi islamici attaccano una moschea non fa notizia" prosegue l'Arcivescovo.
"Dobbiamo metterci in testa che siamo di fronte ad un gruppo di criminali che tutti noi nigeriani, cristiani e musulmani, dobbiamo affrontarlo insieme" sottolinea Mons. Onaiyekan.
L'Arcivescovo nota anche che "Okene è una comunità in grande maggioranza islamica, nella quale vive una forte minoranza cristiana, ed è uno degli esempi dove cristiani e musulmani vivono insieme, a partire dalle stesse famiglie. Quindi non è possibile dividere quella comunità tra cristiani e musulmani". "L'attacco a Okene apre una fase nuova perché vi sarà una risposta da parte della popolazione locale. So per certo che i dirigenti musulmani e cristiani discutono come affrontare la minaccia comune" rivela Mons. Onaiyekan.
Mons. Onaiyekan si mostra prudente nel descrivere il fenomeno di Boko Haram come una persecuzione mirata esclusivamente contro i cristiani. "Non abbiamo statistiche precise ma si può affermare che le vittime musulmane di Boko Haram sono più numerose di quelle cristiane" dice l'Arcivescovo. "Questo perché Boko Haram semina violenza soprattutto nel nord-est, dove la popolazione è in gran parte musulmana: attaccano mercati, uffici statali e comandi della polizia e dell'esercito. La scorsa settimana hanno cercato addirittura di uccidere uno dei più importanti capi tradizionali del nord-est mentre usciva da una moschea". 
"È vero, peraltro, che i terroristi di Boko Haram attaccano le chiese e affermano di volere cacciare i cristiani. Ma questo non toglie che questa gente non rappresenta la comunità islamica nigeriana. È quello che stiamo cercando di far comprendere all'estero. Esistono dei gruppi cristiani che sostengono la tesi della persecuzione dei cristiani. Avranno le loro ragioni ma io dico che bisogna affermare la verità perché la verità è ciò che ti salva" conclude Mons. Onaiyekan. (L.M.) (Agenzia Fides 8/8/2012)

English version: http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=32026&lan=eng

Source: www.fides.org

mercoledì 8 agosto 2012

o fame ... o piombo ... la doppia opzione del destino

Vorrei svegliarmi un giorno e leggere solo buone notizie.
Vorrei poter sentire che le persone morte quel giorno, se ne sono andate per vecchiaia, perché era giunto naturalmente il loro momento.
In certe zone del mondo invece, il tempo passa e si muore solo ammazzati... ammazzati da qualche movimento di ribelli, dissidenti, indipendentisti, movimento dei buoni, movimento dei cattivi, soldati, terroristi.
Dove non si muore sparati da qualcuno che... "ha più ragione di noi", allora si muore di fame...


Khartum (Agenzia Fides) - Oltre 170 mila rifugiati hanno dovuto camminare per settimane per attraversare la frontiera e fuggire dal conflitto e dall'insicurezza alimentare negli stati sudanesi del Blue Nile e Sud Kordofan. Molti sono arrivati nei quattro campi rifugiati di Batil, Doro, Jamam e Yida, in condizioni estremamente vulnerabili e precarie. In due campi, le condizioni di vita sono particolarmente spaventose e hanno conseguenze devastanti sulla salute delle persone. Da giugno, una media di 5 bambini muoiono ogni giorno nel campo di Yida e nel campo di Batil e un bambino su tre è affetto da malnutrizione. I bambini malnutriti sono ulteriormente indeboliti da diarrea, malaria e infezioni respiratorie. Nel campo di Yida, dove è stato appena raddoppiato il numero di posti letto disponibili, vivono oltre 55 mila rifugiati provenienti dallo Stato di Unity. Secondo i nuovi dati epidemiologici, riportati dall'organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere sul tasso di mortalità, da giugno a luglio ogni giorno muoiono 4 bambini sotto i 5 anni, la maggior parte a causa della diarrea e di gravi infezioni. Il tasso di mortalità per la popolazione adulta è di 2 morti al giorno ogni 10 mila persone. Nel campo di Batil, nello Stato dell'Upper Nile, dove vivono oltre 34 mila rifugiati, i risultati preliminari di un'altra nuova indagine epidemiologica condotta da MSF, al 31 luglio mostrano un tasso di malnutrizione globale infantile del 27,7% e un tasso di malnutrizione severa acuta del 10,1%, cinque volte superiore alla soglia di emergenza. La situazione è peggiore per i bambini sotto i due anni di età: il 18% è affetto da malnutrizione severa acuta. Lo studio mostra inoltre un tasso di mortalità per i bambini sotto i cinque anni di 2,1 decessi al giorno ogni 10 mila persone in un periodo di 4 mesi. Ad aggravare la situazione è la stagione delle piogge che ha reso impraticabili le vie d'accesso. (AP) (3/8/2012 Agenzia Fides)


Source: www.fides.org

lunedì 6 agosto 2012

La meravigliosa invenzione della "Macchinetta"

Se vi chiedessero qual'é la più grande invenzione dell'uomo in questo mondo, cosa rispodereste?

Molti direbbero che si tratta sicuramente della lavatrice, un ritrovato della tecnica che ha cambiato per sempre la vita delle donne sin dalla sua prima uscita e che oggi facilita la vita anche di molti uomini.

Altri direbbero sicuramente che la più geniale invenzione dell'uomo è l'aereo, che permette di raggiungere distanze impensabili e unire luoghi estremamente distanti.

Noi diremmo che la più geniale e meravigliosa invenzione dell'uomo è sicuramente... la "macchinetta"...

Quando una persona anziana ti si avvicina con una sigaretta spenta in bocca, per chiederti di accendere, che cosa ti chiede?
"Ce l'hai la macchinetta"? Intendendo l'accendino...

La macchinetta.. questa meraviglia di invenzione così versatile da diventare all'evenienza "macchinetta del caffè", "macchinetta per tagliare i capelli", "macchinetta da barba", "macchinetta del ghiaccio", "macchinetta per i denti" (il terribile apparecchio), la "macchinetta fotografica", la "macchinetta da presa" ma anche... "prendiamoci un caffé alla macchinetta"...

oppure "come si fa a fare questo o quello?", "si fa con la macchinetta" ... la "macchinetta calcolatrice", la "macchinetta per tagliare l'erba", la "macchinetta per fare i buchi", la "macchinetta per cucire" o più recentemente la "macchinetta elettrica" l'auto che si usa in città al posto di veicoli a benzina, oppure la "macchinetta senza targa" che si guida senza patente...

ma anche le terribili "macchinette mangia soldi" dei bar e delle sale giochi... anch'esse macchinette dall'utilità meno nobile... oppure le utilissime "macchinette per il cuore", più tecnicamente pace-maker...

La macchinetta... in tutte le sue versioni e in tutte le sue forme, è sicuramente l'invenzione che tutti noi usiamo di più e che ci sostituisce in tante incombenze altrimenti complicate. 

Quante forme e quanti utilizzi ci sono per "la macchinetta"...  in tutti i momenti della vita quotidiana, c'è almeno una macchinetta, per ogni necessità, quasi sempre c'è una macchinetta che ci può dare una mano.

La macchinetta... è sicuramente la più brillante tra le invenzioni dell'uomo...


Max