La settimana scorsa il Kosovo era nuovamente all'ordine all'ordine del giorno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Nodo della discussione è stato l'oramai famoso traffico di organi gestito da membri dell'UCK, attualmente politici di spicco nella vita politica del Kosovo.
Il problema principale non è tanto nel decidere se indagare o meno sul traffico di organi, il nodo della questione è su chi si deve far carico delle indagini.
A questa domanda sono state date diverse risposte:
I paesi che hanno riconosciuto il Kosovo vorrebbero che EULEX, la missione europea attualmente in corso in Kosovo, si facesse carico delle indagini. Questa soluzione sarebbe in linea con la poco efficace politica della Comunità Europea in Kosovo. Darebbe comunque nuova linfa alla missione che, tra problemi relativi al mandato poco chiaro sin dagli inizi, mai accettata dalla minoranza serba e sopraffatta da una progressiva perdita di consenso anche tra la popolazione albanese, sta vivendo il suo momento peggiore dal 2008.
Il nodo fondamentale sarebbe comunque l'autorità dei funzionari europei a portare avanti un'indagine che coinvolge oltre che il Kosovo, anche l'Albania e presuppone una stretta collaborazione con la Serbia da cui arrivano buona parte delle informazioni. La missione EULEX non ha autorità in Albania e pur avendo alcuni rapporti ufficiali con la Serbia, non sembra che ci sia la reciproca stima per una collaborazione attiva e duratura.
La proposta più assurda arriva, come al solito dal "rappresentante in veste privata" del Kosovo. Il Ministro degli Esteri kosovaro, che ha parlato in veste di privato cittadino invitato dall'UNMIK, ha proposto di affidare le indagini alle istituzioni kosovare. Tale proposta non avrebbe bisogno di commenti vista la sua assurdità. Ci limitiamo a dire che i vertici delle istituzioni del Kosovo sono gli indiziati principali nel caso del traffico di organi. Dire altro in relazione a tale proposta sarebbe superfluo vista l'assurdità della proposta stessa.
La terza soluzione paventata da paesi europei e non, che non hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo, è quella di affidare le indagini ad un organo creato ad hoc dalle Nazioni Unite. Un organo da istituire e da dotare dell'autorità necessaria ad affrontare le indagini.
Questa proposta potrebbe concretizzarsi con una modifica al mandato UNMIK, integrando la struttura esistente e dotandola di poteri necessari allo scopo o con la creazione di una struttura ex novo e indipendente.
Va ricordato per dovere di chiarezza che la missione delle Nazioni Unite in Kosovo è stata accusata recentemente di essere stata al corrente già da molto tempo, delle accuse per traffico di organi a carico di eminenti kosovari, senza però aprire alcun fascicolo di indagine relativo.
Inoltre gli scarsi risultati investigativi dell'UNMIK in quasi 10 anni di operato, sono già tristemente noti.
In ogni modo tra le varie soluzioni proposte questa sembra quella che potrebbe suscitare i migliori auspici. Infatti quando si tratta di creare qualche cosa di nuovo, lo si fa con tutti i migliori propositi e tanta fiducia.
"La fiducia è l'ultima a morire" anche se, come ci insegna il passato, la fiducia viene tradita quasi subito dai fatti.
Già molto tempo è passato dalla pubblicazione del rapporto di Dick Marty, senatore svizzero che si è fatto carico di portare il caso del traffico di organi kosovaro davanti alla Comunità Europea.
Nonostante tutto questo tempo, ancora non è stato deciso chi debba indagare. Solo una cosa è certa fino a questo momento, ovvero che i familiari di quelle vittime del traffico di organi aspettano una giustizia che stenta ad arrivare.
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