"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

martedì 10 maggio 2011

Giustizia...

Certe volte ci si trova davanti a definizioni che per anni abbiamo date per scontate ma che oggi giorno non corrispondono più al significato che gli abbiamo sempre attribuito.
E' il caso della parola Giustizia, non a caso scritta con la lettera maiuscola.

Il significato di questa parola varia ovviamente da cultura a cultura. Cercando la parola sul vocabolario della lingua italiana si hanno definizioni leggermente diverse ma concordi che la Giustizia sia "virtù per cui si da a ognuno ciò che gli è dovuto". 

Ovviamente non basta limitarsi a questa breve definizione. La Giustizia in Italia è un diritto di tutti i cittadini e viene amministrata in modo che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge e quindi alla Giustizia.
Ovviamente si possono fare delle distinzioni ma il concetto generale rimane e la definizione pure.

E' noto, anche se ci sembrano talvolta realtà troppo lontane, che in alcuni luoghi del mondo la Giustizia viene intesa e applicata diversamente rispetto al nostro paese. Le culture tribali di paesi che noi definiamo arretrati, considerano l'amministrazione della Giustizia come una affermazione del più forte sul più debole o come un fatto privato che non ha bisogno di mediazione da parte di alcuna autorità.

La ragione la prende chi ha i mezzi per affermarla e in certi casi questa affermazioni delle proprie ragioni assume una caratterizzazione religiosa, come se il risultato di una disputa e l'affermazione di un individuo a scapito di un altro rappresentasse l'affermazione del volere incommensurabile divino.

Questo va chiaramente contro il nostro concetto di Giustizia ma può essere accettato una volta compresa la cultura che lo applica e la formazione di quella stessa cultura nel processo evolutivo.

Ci sono poi paesi che definiscono la propria cultura come la più evoluta e come il modello da seguire, da insegnare e da imporre laddove l'insegnamento non attecchisce spontaneamente, anche a costo di guerre e ingerenze di vario tipo. Questi paesi condividono il medesimo modello di Democrazia comunemente accettato come il più evoluto e il concetto di Giustizia e uguaglianza più sviluppato del pianeta. 

Tra questi paesi ci sono i paesi membri della Comunità Europea e gli Stati Uniti. I così detti paesi occidentali, paesi evoluti, paesi democratici........

E' proprio qui, che dopo anni e anni passati nella convinzione di trovarmi dalla parte della ragione ossia... di trovarmi nel gruppo dei giusti, nel gruppo di quelli che realmente amministrano una Giustizia imparziale, per cui con virtù, si da a tutti ciò che gli è dovuto, senza distinzioni o pregiudizi e senza lasciarsi prendere dal troppo entusiasmo o dalla sete di vendetta....... bene..... mi rendo conto che mi devo ricredere. 

La Giustizia oggi assume connotati strani, che non si conciliano con la definizione comunemente accettata o quanto meno presenta grosse discordanze tra teoria e pratica.

Ad esempio: la pena di morte è una sanzione bandita dalla Carta delle Nazioni Unite, istituzione di cui tutti facciamo parte. In alcuni dei nostri paesi "evolutissimi" la pena di morte si applica ancora, significando che ci arroghiamo il diritto di togliere ad una ltro essere umano con dignità e diritti pari ai nostri, l'unica cosa che non può più avere indietro e l'unica cosa.... la vita... che non ha ottenuto dalla società ma dalla natura.

In questi paesi qualcuno assume un rango superiore rispetto al normale essere umano, qualcuno è investito del potere di decidere su cose che esulano dal suo controllo anche riguardo a se stesso... la vita e la morte di un altro essere umano.

Questa attribuzione di poteri divini nelle nostre società avanzate, rassomiglia e molto al concetto di Giustizia persistente in culture, così dette arretrate, dove per credenze religiose o tradizioni tribali, si da il potere di decidere della sorte del prossimo ad uno sciamano, ad una figura carismatica o ad una autorità che concordemente impersona la proiezione di un Dio in mezzo alla tribù.

In società più evolute di quelle tribali, ma considerate meno evolute delle nostre, il potere viene affidato ad un dittatore che con poco spirito religioso, si arroga tutti i diritti sul prossimo non basandosi sul consenso della comunità, bensì sullo sbilanciamento di forze e sulla sottomissione degli altri.

Livello culturale a parte, non mi sembra che a livello pratico ci sia una così grande differenza nell'amministrare la Giustizia tra i le varie culture, alla fine in ognuna di esse, che si tratti di tribù isolate del terzo mondo, di grandi dittature o di moderne e raggianti democrazie, c'è sempre chi decide sulla vita o la morte di qualcun'altro. 

Quello che cambia è il livello di mascheramento applicato alla gestione della Giustizia. 

Nelle tradizioni tribali la decisione sulla vita o la morte di alcuni individui è generalmente accettata come un fatto che "deve essere così" per motivi di credenze o per altre ragioni culturali. Non ci sono scuse e tale atteggiamento non deve essere giustificato se non dall'applicazione delle norme che lo regolano.

Nessun boia, verrà giudicato e nessun boia in queste culture si sentirà in torto per aver tolto la vita al prossimo in base alle proprie leggi tribali.

Allo stesso modo, nessun dittatore si nasconderà dietro false scuse per aver posto fine alla vita di dissidenti del regime.

Nelle democrazie avanzate, al contrario, tutti gli amministratori della Giustizia eletti dal popolo, hanno firmato un accordo che pone l'uomo, il suo benessere e i suoi diritti (tra cui la vita) al centro del mondo. Questo accordo è la Carta delle Nazioni Unite e tutti gli accordi da esso scaturiti, riconosciuti dalla Comunità Europea al completo.

In base a ciò, serve un certo livello di mascheramento, serve di trovare delle scuse e delle giustificazioni, ogni qualvolta si decide deliberatamente di uccidere, terminare, fare la pelle o ammazzare qualcuno. Ogni uccisione deve essere giustificata con scuse ipocrite che vanno declamate a seconda dei casi con sorrisi, espressioni decise o espressioni di rammarico. In altri casi quando si decide sulla vita di molte persone, scatenando guerre e conflitti, le espressioni devono essere convincenti e le motivazioni più tragiche possibile.

Nelle nostre democrazie la figura del boia non sarebbe contemplata, di conseguenza va celata dietro una maschera ipocrita che riesca a convincere la fetta più grande possibile di opinione pubblica. La Giustizia così come la abbiamo pubblicamente definita e riconosciuta, non è sempre applicabile, si mantengono comunque atteggiamenti che si rifanno all'istinto, alle tradizioni tribali e in alcuni casi assumono connotati dittatoriali.

La vera evoluzione delle nostre società è la capacità di mascherare dietro scuse ipocrite ma credibili, queste manifestazioni animalesche in realtà mai abbandonate e mai realmente superate da noi paesi evoluti.
Per questo si fanno le guerre, per questo ci arroghiamo il diritto di giudicare e condannare a morte il prossimo, l'importante è avere una scusa buona, dimostrare una eccezione alla regola in modo da convincere e auto convincersi che siamo nel giusto.

Ovviamente tutto ciò non si riferisce a niente e nessuno ma è semplice teoria che "lascia il tempo che trova".

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