"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

venerdì 5 agosto 2011

KOSOVO: La circolazione al Nord dipende da un nuovo accordo tra NATO e minoranza Serba

Come riferiscono alcune agenzie stampa, sembra che la Missione NATO in Kosovo, la Kfor, sia riuscita ad accordarsi con le autorità parallele del Nord del Kosovo, popolato quasi esclusivamente da kosovari di etnia serba, per ripristinare la libera circolazione e rimuovere i blocchi stradali creati dalla popolazione.

La forza militare NATO ha raggiunto l'accordo mediando con le "autorità di fatto" del Nord, ciò significa che la dogana del Nord non verrà riaperta
.
Questo accordo ha scontentato il governo del Kosovo che, intraprendendo l'infelice azione di forza di qualche giorno fa, voleva stabilire il proprio controllo sui valichi di frontiera e soprattutto sui controlli doganali, rimediando invece solamente feriti e una nuova crisi con la minoranza serba, che poteva e doveva essere evitata. 

I blocchi stradali frutto della crisi, erano stati posti in essere dopo gli scontri tra la popolazione del Nord e le forze speciali della polizia kosovara-albanese, inviate a seguito di una infelice trovata del governo albanese del Kosovo, nella persona del primo ministro Hashim Thaqi, nel tentativo di portare a proprio favore i negoziati tra Belgrado e Pristina mediati dalla Comunità Europea, per risolvere la oramai decennale "questione Kosovo".

I negoziati che oramai si intavolano da anni, prima con la mediazione di ONU, USA, Russia ed EU e adesso solo con la mediazione della Comunità Europea e "l'occhio vigile" degli Stati Uniti, non sembrano destinati a raggiungere alcun punto di svolta e nessun accordo risolutivo. 

Questo perché fondamentalmente le parti si siedono al tavolo delle trattative per discutere due argomenti diversi: per parte della Serbia l'argomento di discussione è l'indipendenza del Kosovo e secondariamente la situazione del Nord Kosovo e il patrimonio religioso, per parte del Kosovo l'argomento da discutere sono i rapporti di vicinato dando per scontata e fuori discussione la propria auto dichiarata indipendenza.

Partendo da argomenti di discussione diversi è ovvio che un accordo non si può trovare.

Tornando alla crisi di qualche giorno fa che ha dimostrato l'impossibilità di Pristina di gestire il Nord, nonostante la presenza di tutte le autorità europee legittimate ad operare in Kosovo tra cui EULEX e soprattutto l'ICO capeggiato dall'EUSR (European Union Special Representative) Peter Feith, l'unica istituzione che ha trovato un accordo per ripristinare la libera circolazione nel Nord del Kosovo ed alleviare la crisi in atto, è quella assolutamente meno legittimata a stipulare accordi del genere: la Kfor.

La Kfor, forza militare della NATO, è ancora in Kosovo dopo anni e anni dalla fine della guerra con l'unico scopo di garantire l'indipendenza del Kosovo albanese. Indipendenza fortemente voluta dagli Stati Uniti come parte della loro politica di ingerenza in territori considerati strategici e in conseguenza della quale  si sono garantiti la base militare più grande al mondo fuori dal loro territorio.  

Nella sua qualità di forza militare, la Kfor non dovrebbe gestire o stipulare accordi politici, demandati appunto ad istituzioni politiche create ad hoc proprio a questo scopo, tanto meno dovrebbe occuparsi di "mettere una pezza" all'imbarazzo politico internazionale che viene creato dal governo del Kosovo ogni volta che prende decisioni avventate e sconsiderate come quella di qualche giorno fa, di inviare truppe speciali presso le frontiere del Nord, senza neppure coordinare tale sconsiderata azione con le autorità internazionali operanti in Kosovo. 

Chiaramente la Kfor si prende tali libertà a causa dell'immobilità di chi dovrebbe mediare la sconsideratezza dei governanti del Kosovo, ovvero l'ICO.

L'ICO, nella persona dell'olandese Peter Feith, è una istituzione che in pratica sostituisce la precedente figura dell'SRSG dell'ONU (Rappresentante Speciale ONU) e che dovrebbe avere l'ultima parola sulle decisioni politiche del Kosovo trattandosi, non dimentichiamolo, in base al "piano Athisaari" di un paese la cui indipendenza è subordinata alla supervisione internazionale. 

Il compito dell'ICO, sarebbe quello di guidare i governanti del Kosovo verso la creazione di istituzioni democratiche ed efficienti in base ai così detti "European Standards", evitando quindi che decisioni malsane come quella di prendere il controllo del Nord con la forza, venissero messe inutilmente in atto al costo di vite umane.

In conclusione siamo difronte all'ennesimo paradosso del Kosovo con le istituzioni politiche internazionali che non implementano il loro mandato e le loro funzioni, rimanendo confinate a meri osservatori passivi, mentre le autorità militari (NATO/Kfor), costose e delegittimate nella loro presenza (essendo la guerra terminata da altre 10 anni), si arrogano il diritto di concludere accordi con le autorità civili (legittime o di fatto) e con le minoranze etniche. 

Come sempre spero di sbagliare e vorrei essere smentito, ma in tutto quanto accade in Kosovo, non riesco proprio a trovare nulla di sensato.

Nessun commento:

Posta un commento