C'è polemica sulla decisione di Russia e Cina di non avallare iniziative di ingerenza nelle questioni syriane che, a nostro modo di vedere, rimangono fatti interni e quindi ad esclusiva gestione del governo syriano.
E' chiaro che un aiuto sia doveroso nei confronti dei rifugiati e della persone che scappano dai combattimenti e questo aiuto nessuno lo nega, pur con i soliti metodi insufficienti che la Comunità Internazionale riesce ad adottare.
Perché quelli che scappano dalla Syria sono in prevalenza musulmani moderati e cristiani?
Perché queste due minoranze vengono combattute dai movimenti di rivolta?
C'è una sola risposta a queste domande, ovvero che i movimenti che tutti noi vogliamo assimilare alla "primavera araba", sono in prevalenza gruppi armati integralisti che stanno tentando di eliminare il governo di Bashar Al-Assad per accaparrarsi il potere a loro volta.
Cose già viste, cose già fatte. In Afghanistan ad esempio, dal 1978 in poi, dopo il ritiro delle truppe russe, si è assistito a lotte interne tra i vari gruppi di guerriglieri, a battaglie per il potere che in ultima istanza hanno portato alla ribalta quelli che oggi conosciamo come i talebani.
Che guadagno ne ha tratto la popolazione? Dopo aver vissuto in un paese relativamente libero retto da una monarchia, la gente si è trovata a dover subire la legge della "Sharia" e un'ingerenza internazionale fine a se stessa che dura oramai da anni.
E' forse questo che tutti noi occidentali auspichiamo per la Syria?
A nostro modo di vedere non è sicuramente un risultato invidiabile.
Nonostante tutto sembra che l'occidente, dovendo scegliere tra il vecchio governo di Al-Assad e gruppi combattenti anonimi di fondamentalisti, sia propenso a favorire questi ultimi, fornendo non solo la oramai necessaria copertura mediatica, ma anche addestramento e armamento per i guerriglieri (notizie apparse su più fonti aperte nei giorni scorsi relative a guerriglieri addestrati in occidente).
La demonizzazione dell'attuale governo/regime syriano a cui sistematicamente assistiamo su tutti i principali media mondiali, potrebbe rivelarsi, ad un occhio più critico, esattamente come la rappresaglia di Milosevic nel Kosovo nel 1998 (non la guerra in Bosnia fino al 1995, ma esclusivamente la rappresaglia contro i gruppi paramilitari dell'UCK nel Kosovo), che alla fine ha scatenato l'indole guerresca della NATO.
Potrebbe trattarsi di un atto di antiterrorismo del regime, al fine di ristabilire (o stabilire) la legalità in zone agitate da movimenti fondamentalisti, che come si legge su fonti aperte ma più dirette, come quella che segue, combattono contro il regime legalmente in carica e si scagliano anche contro minoranza inermi come cristiani e musulmani moderati.
Va precisato che quando parliamo di regime legalmente in carica, ci riferiamo alla genesi del regime di Bashar Al-Assad e alle motivazioni per cui la Syria ha il suo modello di governo che, per essere legale e legittimo, non necessariamente deve essere la copia fedele del modello di democrazia occidentale o americana.
In conclusione va detto che in larga maggioranza tutti noi tendiamo a dare per scontato quello che leggiamo sui nostri media, ovvero che il regime di Al-Assad sta massacrando popolazioni civili, senza chiederci come stanno le cose in realtà, o almeno senza che nessuno si metta ad indagare sulle motivazioni del regime in carica per tanta violenza.
Nel frattempo quelli che scappano dal paese sono minoranze religiose che con il governo legittimo vivevano tranquille e ora sono fortemente minacciate dai movimenti dissidenti.
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Beirut (Agenzia Fides) - I cristiani siriani sono un possibile bersaglio della vendetta di gruppi armati e di miliziani islamici sunniti che vogliono vendicare il massacro di Houla. E sono vittime privilegiati di sequestri. Quanto dicono famiglie di profughi siriani fuggite dall'area di Homs è confermato da fonti di Fides nella Chiesa siriana.
Come riferito all'Agenzia Fides dalla Caritas Libano, famiglie impaurite di profughi siriani continuano a varcare il confine. Si tratta di musulmani alawiti e di cristiani, soprattutto coloro che erano impiegati in uffici pubblici. Giungono per la maggior parte da villaggi nell'area di Homs, come Qusayr e altri. I cristiani preferiscono fuggire perché vengono considerati "vicini al regime o protetti dal regime di Bashar al-Assad". Con il prolungarsi della violenza e dopo episodi come il massacro di Houla, attribuito per ora all'esercito siriano - anche se le versioni sono discordanti - aumenta anche il desiderio di vendetta dei miliziani, nelle file dell'opposizione, contro i civili "sostenitori del regime". Se i miliziani sunniti cercano di vendicare i propri cari uccisi, il bersaglio sono gli alawiti (minoranza a cui appartiene Assad) ma anche i cristiani.
Una famiglia greco cattolica siriana, giunta in Libano da Qusayr, racconta a Fides di aver lasciato il villaggio a causa di combattimenti fra esercito e ribelli, ma soprattutto per la piaga dei sequestri: molti cristiani vengono prelevati da uomini mascherati, alcuni con accento locale, altri no. I sequestratori chiedono ingenti riscatti. Uno dei loro parenti cristiani - raccontano i profughi - è stato ucciso, altri rapiti e torturati perchè "non allineati con i rivoluzionari". Anche il padre e il cugino del sacerdote cattolico p. Issam Kassouha sono stati rapiti nei giorni scorsi e poi, fortunatamente, rilasciati. "Non sappiamo se i terroristi erano militanti sunniti in cerca di vendetta o criminali che vogliono approfittare del caos, colpendo i più deboli", spiegano i profughi. "Se avverranno altri massacri come quello di Houla, i cristiani potranno pagare un alto prezzo", concludono. (PA) (Agenzia Fides 30/05/2012)
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