Fanno riflettere le dichiarazioni di seguito riportate, relative alla scarsa volontà di combattere i terroristi islamici da parte delle autorità nigeriane. Fanno riflettere ancora di più se considerate in un ottica di clientelismo ulteriormente allargata. Sembra ovvio che il clientelismo politico e la scarsa attitudine degli amministratori a gestire le risorse pubbliche in modo ottimale rappresentino i principali ostacoli al miglioramento dello standard di vita della popolazione nigeriana, ma consideriamo anche un altro aspetto:
come già avviene in Somalia e in altri paesi afflitti dal fenomeno "terrorismo islamico", o in altre aree dove esiste un fenomeno di odio etnico-religioso come in Kosovo, risolvere il problema significherebbe dire addio ai finanziamenti che arrivano da organizzazioni internazionali e da parte di singoli paesi, da sempre interessati al fenomeno terrorismo come ad esempio i soliti Stati Uniti e Regno Unito.
L'equazione è semplice: niente terrorismo, niente aiuti economici esteri a favore della sicurezza (interna ed esterna) del paese e niente soldi da dirottare su altri interessi da parte degli amministratori locali.
Ciò significa in ultima analisi che da parte degli uomini di potere, accettare un certo livello di insicurezza sociale causato dai terroristi islamici, si riflette in maggiori aiuti economici internazionali.
Per la popolazione significa al contrario limitazioni nella libertà di movimento e insicurezza sociale, oltre alla mancata fruizione di quei fondi internazionali, poiché mal gestiti dai politici o non gestiti affatto a favore della popolazione.
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NIGERIA - "Non si vuole combattere a fondo Boko Haram" denuncia un Vescovo nigeriano
Jos (Agenzia Fides) - "La Nigeria non vuole per il momento la fine della minaccia di Boko Haram. I membri dei servizi di sicurezza hanno rivelato di conoscere chi siano coloro che sono dietro a questa minaccia, ma di non essere in grado di catturali. Questa è una pessima situazione". Lo ha affermato Sua Ecc. Mons. Gabriel Leke Abegunrin, Vescovo di Osogbo, capitale dello Stato di Osun, nel sud-ovest della Nigeria, in una lunga intervista al Nigerian Tribune. Il Vescovo lamenta che, a causa delle condizioni di insicurezza, i nigeriani "non possono muoversi liberamente nel Paese. Al momento i cittadini della Nigeria sono privi di protezione e questa è una cosa triste".
La setta Boko Haram, originaria del nord della Nigeria, da alcuni mesi sta espandendo le sue attività ad altre aree del Paese, colpendo con attentati anche luoghi di culto cristiani.
Mons. Abegunrin lamenta inoltre le divisioni partitiche (che portano pure alla strumentalizzazione della violenza) e le forme di clientelismo legate ai partiti: "Se non hai la tessera di un partito non ottieni un lavoro".
Il Vescovo osserva inoltre che le carenze nelle strutture pubbliche, in particolare quelle sanitarie e scolastiche, derivano più dalla cattiva gestione che dalla mancanza di fondi. "Perché le scuole private guadagnando terreno?" si chiede Mons. Abegunrin riferendosi in particolare alle scuole cattoliche. "Perché reclutiamo il nostro personale e lo controlliamo" risponde, "diciamo loro: se non fate il vostro lavoro, andatevene. Non è che nelle scuole private vi siano insegnanti migliori, ma facciamo in modo che i nostri lavorino sodo e tirino fuori il meglio dagli allievi".
Mons. Abegunrin conclude affermando: "Il governo paga i propri insegnanti meglio di quanto noi paghiamo i nostri. Non abbiamo soldi, ma abbiamo i mezzi per rendere felici i nostri insegnanti nel posto di lavoro. Il governo ha tutto, ma non sa come farne uso". (L.M.) (Agenzia Fides 8/5/2012)
English version: http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=31511&lan=eng
Source: www.fides.org
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