Anche se la notizia passa in secondo (o anche terso) piano sui media italiani, la situazione della Libya è ancora lontano dal somigliare alla stabilità di un paese "normale".
La tanta pubblicità mediatica fatta durante la guerra, a favore di gruppi di combattenti ignoti ma contrari al regime di Gheddafi, si sta adesso rivelando per quello che era in realtà, ovvero solo una campagna mediatica per non far diminuire il consenso verso quei politici dei paesi occidentali che avevano deciso di distruggere un paese indipendente quale la Libya.
Come al solito tutti i nodi vengono al pettine... e proprio adesso stiamo assistendo ad una lotta interna a questi gruppi, tanto osannati durante la guerra e così ben equipaggiati.
Una lotta interna che continua a causare morti e feriti perché ognuno vuole la propria fetta di potere, ognuno si sente in diritto di rivendicare qualcosa di ciò che apparteneva a Gheddafi.
Si tratta di una corsa all'accaparramento delle risorse per il proprio tornaconto personale, si tratta di una situazione già vista perché successa puntualmente altrove, ovunque ci sia stato un intervento armato come quelli che negli ultimi 20 anni compie la NATO con l'avallo (anche postumo) dell'ONU.
La situazione della Libya è così chiaramente uguale a quella di ogni altro paese destabilizzato da guerre fomentate dall'esterno, da far pensare che il caos sociale post bellico sia l'unico risultato certo e prevedibile, della guerra.
Sembra altrettanto vero che la guerra restituisca un'incertezza assoluta e totale, sull'onestà e le capacità dei nuovi regimi post bellici, anche se la cosa importante per chi la guerra la fomenta, è che questi nuovi regimi appoggino la loro politica e le loro strategie (politiche ed economiche) di ingerenza.
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AFRICA
LIBIA - “Le milizie si contendono i fondi lasciati da Gheddafi” affermano fonti locali
Tripoli (Agenzia Fides) – “Non sono stati i miliziani di Yafran ad assalire la sede del governo, ma quelli di Zeltan” affermano all’Agenzia Fides fonti qualificate da Tripoli, in Libia, dove ieri, 8 maggio, un gruppo di miliziani ha assalito la sede del governo libico chiedendo il pagamento dei compensi a loro dovuti per aver combattuto per otto mesi contro Muammar Gheddafi e il suo regime. I circa 200 miliziani erano giunti a bordo di circa 50 veicoli equipaggiati con armi di diverso calibro, tra cui alcuni cannoni antiaerei: hanno circondato la sede del governo, bloccato tutte la strade circostanti e, dopo aver sparato le prime raffiche di intimidazione e cercato di avviare inutilmente una trattativa, hanno dato l’assalto all’edificio. La reazione delle forze di sicurezza ha permesso di liberare la sede del governo e di ristabilire l’ordine. Nella sparatoria almeno una persona è rimasta uccisa e diverse altre sono rimaste ferite
Le fonti di Fides, che per motivi di sicurezza desiderano l’anonimato, sottolineano che questo episodio va inquadrato nella lotta per mettere le mani sulla “quantità incredibile di denaro lasciato da Gheddafi. Ognuno vuole avere la sua parte. Il problema della stabilizzazione della Libia nasce da qui”. “Nelle banche libiche vi sono ancora numerosi conti intestati a Gheddafi” continuano le fonti di Fides, e “i direttori di banca sono sollecitati a trasferire questi fondi verso altri lidi”. “C’è poi un flusso incredibile di denaro contante e di oro, anche perché ci sono ‘tesori’ del vecchio regime che sono sepolti nel deserto, e tutti cercano di metterci le mani sopra, in un modo o nell’altro” concludono le nostre fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 9/5/2012)
English version: http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=31519&lan=eng
Source: www.fides.org
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