Oramai non fa più tanto scalpore, infatti i telegiornali e i giornali ne parlano molto meno.
La NATO sta ancora bombardando la Libya e non solo Tripoli.
L'articolo che segue parla di un obiettivo colpito dai bombardamenti che "gli alleati" consideravano un obiettivo militare in base a chi sa quali intelligence e chi sa quali studi.
Monsignor Martinelli che è ancora in Libya a guidare la sua comunità e da mesi chiede una soluzione diplomatica al conflitto, quell'obiettivo lo ha visto di persona essendoci stato (al contrario degli "alleati" e non gli è sembrato un comando militare ma una semplice "abitazione normale".
In ogni modo, il risultato è che ci sono state altre 19 vittime vittime delle bombe della NATO.
Ancora a proposito di obbiettivi militari, chi si è chiesto quale sia il criterio di selezione degli obiettivi da colpire per ragioni militari? Come vengono designati gli obiettivi dei bombardamenti?
Il criterio di selezione esiste ed è convenzionalmente accettato in astratto dai membri della NATO, fino al momento di metterlo in pratica. Qui non è più necessariamente condiviso da tutti i membri dell'alleanza:
Il processo così detto di "targeting", della NATO è un processo piuttosto articolato e non né affrontiamo i dettagli in questo semplice post per motivi di spazio. Il "Targeting" NATO si articola in vari passaggi e necessità dell'approvazione di vari organi della NATO stessa, prima di essere tradotto in azioni militari.
Quello che è importante da sapere è che i principi che regolano il "targeting" sono stabiliti dal Diritto Internazionale (nello specifico dal 1° Protocollo del 1977 addizionale alla Convenzione di Ginevra).
A grandi linee, questi principi hanno lo scopo di:
- evitare che le popolazioni civili vengano coinvolte nei bombardamenti,
- che istallazioni civili come ospedali, musei, biblioteche (per fare alcuni esempi) vengano salvaguardate dalla distruzione (salvo casi eccezionali);
- che i bombardamenti si limitino solo agli obbiettivi militari strettamente necessari al raggiungimento dello scopo operativo prefissato;
- tenendo in considerazione alche la necessità di salvaguardare le strutture di vitale importanza per la futura ripresa (post bellica) del paese attaccato.
Bene, se pur non condivisi da tutti i membri della NATO, per esempio gli Stati Uniti sono spesso riluttanti a rinunciare a qualche obiettivo che solo loro ritengono strategico, i principi elencati sono generalmente accettati da tutti.
L'aspetto su cui nutro dei dubbi è:
sulla base di quali informazioni vengono definiti obiettivi come quello colpito il 20/06/2011 a Sorman, a 70 Km da Tripoli (provocando 19 morti), che da testimonianze dirette come quella che segue, non sembrava affatto un obiettivo militare?
Max
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20-06-21
AFRICA/LIBIA - “Sono stato più volte nell’abitazione colpita e non mi è sembrata un centro di comando militare” dice Mons. Martinelli
Tripoli (Agenzia Fides) - “Mi sorprende che sia stata colpita la casa di Khouildi Hamidi, non mi sembra che la sua abitazione fosse un centro militare” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. Secondo fonti ufficiali libiche, ieri, 20 giugno, in un attacco aereo della NATO su Sorman, 70 chilometri a ovest di Tripoli, sarebbero morte 19 persone. Il raid, secondo fonti di Tripoli, ha colpito anche l'abitazione di Khouildi Hamidi, uno dei 12 membri del Consiglio del Comando Rivoluzionario. Fonti dell’Alleanza Atlantica affermano che l’attacco aereo ha colpito un centro di comando militare.“Non sono in grado di giudicare, ma mi sono recato più volte in quella casa e mi è sembrata un’abitazione normale” dice Mons. Martinelli, che descrive Hamidi come “una persona aperta, vicina alla gente, molto affabile. Lo avevo incontrato poco tempo fa”.
“Sono addolorato che buona parte della sua famiglia sia caduta sotto le bombe – prosegue il Vescovo -. Lui e il figlio non sono stati nominati tra le vittime, forse quindi si sono salvati. Secondo la radio libica le vittime sono 19, in buona parte donne” dice il Vicario Apostolico di Tripoli, che conclude confidando: “sono sempre più amareggiato perché non si vede la volontà di trovare una soluzione pacifica alla crisi”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/6/2011)