"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

venerdì 10 giugno 2011

Casi simili... ma diversamente interessanti

Ancora fa notizia l'arresto del Generale Mladic e l'inizio del processo a suo carico presso il Tribunale dell'Aja mentre sembra che i più siamo disinteressati alle accuse contro Thaqi, il Primo Ministro del Kosovo.

Le accuse a carico di Mladic sono oramai note, il Generale in ottemperanza a degli ordini o d'iniziativa, durante la guerra di Bosnia, avrebbe fatto massacrare svariate migliaia di persone per il conseguimento di obbiettivi strategici o semplicemente per odio etnico...

Le accuse nei confronti di Thaqi, benché discusse in ambito europeo grazie al Rapporto del Senatore svizzero Dick Marty, trovano un risalto mediatico minore e un interesse ancora minore da parte dell'opinione pubblica. Pensare che l'Albania era in procinto di querelare Dick Marty per il suo rapporto, per fortuna che la Corte Suprema albanese ha bocciato tale infelice iniziativa.

Hashim Thaqi, ad oggi capo del governo del Kosovo, ex comandante di un gruppo di paramilitari assimilabili all'UCK e operanti nella Drenica (zona centrale del Kosovo), non solo è stato accusato di essere il mandante di alcune centinaia di omicidi con lo scopo di espiantare e trafficare organi umani, nel periodo durante e dopo la guerra in Kosovo (in proposito esistono decine di fonti aperte), ma in questi giorni, come riferito da altrettante fonti aperte, il Premier kosovaro è stato accusato di essere il mandante di circa 450 omicidi a sfondo politico, avvenuti dopo la guerra del Kosovo, ovvero a partire dalla fine del 1999.

Nel caso del traffico di organi, il rapporto Marty sembra essere un documento circostanziato e ricco di informazioni che necessitano, ovviamente, di riscontri oggettivi e di elementi probatori da presentare ad un eventuale processo. I fatti sembrano comunque circostanziati e non del tutto nuovi all'orecchio di molti addetti ai lavori (molte fonti aperte, per mesi, hanno riferito anche in merito a questo aspetto).

Nel caso dei 450 omicidi politici, l'accusatore è un certo Nezim Bllaca, già noto alla cronaca del Kosovo, e ricomparso oggi su varie fonti giornalistiche. Da quanto dice Bllaca, egli stesso avrebbe fatto parte di un commando dedito all'esecuzione di omicidi per conto di Hashim Thaqi e del PDK (il partito politico di Thaqi). Gli obbiettivi principali sarebbero stati kosovari-albanesi presunti collaboratori della Serbia e membri del principale partito contendente, l'LDK, il principale partito politico del Kosovo alla fine della guerra, fondato dal defunto Presidente Ibrahim Rugova.
Il Bllaca si sarebbe auto accusato di almeno uno di questi omicidi, il che, se corroborato da riscontri oggettivi, lo renderebbe un testimone degno di fede. Un fatto è assolutamente certo, il numero di omicidi in Kosovo dopo la fine della guerra era altissimo e il numero di omicidi senza un colpevole ugualmente molto elevato.


In conclusione, tornando al parallelo iniziale, sembra ovvio che il processo Mladic riceva una attenzione maggiore da parte dell'opinione pubblica, soprattutto perché celebrato davanti al superiore Tribunale dell'Aja e perché l'accusato è un militare di carriera che a tutt'oggi gode di molta stima da parte di alcune minoranze politiche serbe.
Per quanto riguarda  l'ex paramilitare Thaqi, che capeggiava un gruppo di combattenti clandestino, a nostro avviso accusato di crimini altrettanto efferati, ancora non si riesce a capire neppure se verrà iniziata una indagine nei suoi confronti. 

Il fatto evidente è che le accuse sono pesanti in entrambi i casi e mentre Mladic è in prigione, Thaqi è libero (con la possibilità di inquinare ogni sorta di prova a suo carico) e continua ad essere il principale interlocutore della Comunità Europea e degli Stati Uniti.

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